In meno di un anno in città 500 mamme si sono dimesse perché non riescono a conciliare lavoro e figli. In Emilia in sei mesi si sono persi 52 mila posti occupati da donne
di Simona Lembi, consigliera comunale
Nei primi 11 mesi del 2020, a Bologna, si sono dimessi dal proprio lavoro retribuito 1.055 genitori, di cui 763 mamme e 292 papà. Si tratta dei dati resi noti dall’Ispettorato del Lavoro che riguardano genitori nei primi tre anni di vita dei figli. Perché, in un’epoca in cui avere un lavoro è oro, lo fanno? Otto uomini su 10 semplicemente cambiano lavoro. Sei donne su 10 vi rinunciano. Da gennaio a novembre, sotto alle due torri, 489 mamme si sono dimesse perché impossibilitate a conciliare il lavoro con la cura dei figli; nella stessa condizione 12 papà.
Si tratta di dati che si aggiungono a quelli già noti pubblicati dall’Istat qualche tempo fa: nei primi sei mesi del 2020 in Emilia Romagna sono andati perduti 68.000 posti di lavoro; di questi, 52.000 erano occupati da donne, il 75% del totale.
Che la crisi economica e sociale seguita a quella sanitaria Covid picchi prevalentemente sulle donne è noto. Lo ha affermato anche il Cardinale Zuppi: “Nella crisi economica soffrono di più le donne – ha detto – non c’è ancora equiparazione di stipendi, a me stupisce che le donne mediamente guadagno meno degli uomini” e ha aggiunto “credo sia una importante aspirazione della donna avere un figlio e avere un lavoro, se le due cose sono in alternativa non è una cosa che ha molto futuro”. Parole sante quelle del Cardinale Zuppi, sempre attento a difendere gli ultimi così come rischiano di diventare ora, le donne.
Bologna, fin dal 2006 è stata sul podio delle città per l’indice di occupazione femminile. Oggi siamo primi in Italia. Non si tratta di qualcosa che ha a che fare (solo) con la vita quotidiana delle donne; è, questo, un tratto identitario di Bologna. Proprio per questa ragione, per evitare che la crisi si trasformi in tragedia, è necessario farvi fronte, rapidamente sia sul piano locale che su quello europeo.
In questi giorni i leader europei hanno trovato quell’intesa capace di dare il via libera a fondi come Next Generation e il Recovery Fund. All’Italia arriveranno 209 miliardi di euro nei prossimi sette anni. “Una grande occasione per ricostruire le nostre economie”, è stato detto. Una occasione preziosa, aggiungo, per fare fronte alle crescenti disuguaglianze che dalla crisi emergono ogni giorno.
Da Bologna è pronto l’appello che ha appena discusso (e approvato) il Consiglio comunale nella più recente sessione di bilancio: è rivolto al Governo e chiede un piano per l’occupazione femminile tra le priorità nell’assegnazione delle risorse, invita ad indicare una valutazione di impatto di genere sul Piano Italiano per il Recovery; chiede inoltre di indicare criteri sulle risorse del Recovery rivolte ad aziende che hanno come specifico obiettivo l’occupazione femminile.
A Bologna, quindi, è tempo di un Piano per l’Uguaglianza e per l’Equità, capace di trasformare quelle risorse in qualcosa di concreto e mantenere la nostra una città giusta ed equa in cui si vive bene, anche grazie al fatto di essere così ricca di donne e mamme lavoratrici.
Photo credits: Ketut Subiyanto