A furia di farsi dettare l’agenda dai cosiddetti sovranisti, il Paese si ritrova in uno stallo che era prevedibile ma nient’affatto auspicabile. I disagi di questi giorni stanno mettendo in evidenza la necessità di evitare a tutti i costi che la paura di una presunta e del tutto indimostrata rinuncia a una quota di sovranità sia da preferire a una evidente e conclamata difficoltà che opprimerà sempre di più il sistema sanitario nazionale
di Andrea Femia, digital strategist cB
Se c’è una cosa che proprio non si può rimproverare a Stefano Bonaccini è che in ogni occasione – quanto meno quelle pubbliche di cui abbiamo evidenza – ha sempre provato a ribadire il concetto che rinunciare al MES non era la scelta migliore. Alla luce delle ultime vicende, la cosa che si potrebbe suggerire al governatore è di farne una battaglia irrinunciabile, di provare a rompere i maroni quanto più possibile ai piani alti. Uno dei suoi pregi è quello di essere visto benissimo a sinistra ma anche a destra, e la sua capacità di smuovere l’opinione pubblica su un argomento del genere potrebbe essere importantissima.
Sarebbe infatti giusto dire le cose come stanno e ammettere che rinunciare al MES non solo non è una scelta furba, ma è proprio un’idiozia di quelle inenarrabili.
Viviamo in un periodo storico nel quale non è possibile non notare una propensione sempre maggiore al fasciarsi la testa quando a rompersi è il piede. La propensione sociale diventa poi dettame politico, perché la politica, rigorosamente con la p minuscola, non riesce a non pensare principalmente al consenso prima che alla gestione delle cose secondo sensatezza. In questo caso, la propensione sociale è chiara ed evidente: il MES non va usato perché è un prestito e i prestiti indeboliscono e sfiancano, fino a farti rinunciare alla sovranità.
Porsi questo dubbio potrebbe anche avere un senso, per carità. Così come ha ancora più senso immaginare che i mercati possano reagire male al famoso “stigma” del debito pubblico. Ma per quanto legittimi siano questi dubbi, nessuno di noi ha la certezza che poi, nei fatti, andrebbe a finire così. Del resto, quando ci chiudiamo nelle urne a votare, lo facciamo perché i politici servano anche a questo: mantenere alta la fiducia degli interlocutori quando questi si palesano in momenti di difficoltà, e non semplicemente per presenziare a dei vertici da status quo di cui il giorno dopo il mondo intero si è dimenticato.
Il problema, come sempre, è l’alternativa. Sarebbe comprensibile, infatti, se questi discorsi anti MES finissero per prevalere laddove l’alternativa prevedesse uno scenario sereno, fatto di prati floreali ed arcobaleni sotto i quali abbracciarsi felici. Invece l’unico fiore che è dato vedere nello scenario alternativo è quello stampato sui padiglioni per vaccini così come immaginati dall’architetto Boeri, che resteranno nella storia per essere diventati immediatamente delle ottime basi per meme.
Basti pensare alla situazione che sta vivendo attualmente la sanità in Emilia-Romagna. Una delle eccellenze di questo Paese, per usare una formula stantia ma veritiera. Il ritardo di questi giorni sulle vaccinazioni ci consegna immediatamente la fotografia dello scenario futuro. E se la spia d’allarme arriva da regioni avanzatissime, come quelle del produttivo nord Italia, si immagini cosa potrà succedere nelle altre zone del Paese.
L’inadeguatezza delle strutture, la carenza di personale qualificato e il dominio incontrastato dei privati potrebbero diventare i tre elementi che, sommati, scatenerebbero la rabbia delle stesse persone che oggi temono di mettere a repentaglio la nostra sovranità accedendo ai fondi del MES.
Il sovraccarico enorme sul sistema sanitario potrebbe portare lo stesso a vivere momenti di collasso, e tutto ciò che oggi siamo portati a tollerare (sempre meno) a causa dell’emergenza, potrebbe diventare intollerabile quando arriveremo a renderci conto di aver accettato che solo il 4,6% dei fondi derivanti dal Recovery Fund venga usato per migliorare il rapporto tra cittadini e l’accesso alle cure, rinunciando – nello stesso tempo – a un pacchetto di fondi come il MES che avremmo potuto usare esclusivamente per coprire le spese sanitarie.
Insomma, farsi dettare l’agenda e il sentimento dai sovranisti è una stupidaggine senza limiti.
Photo credits: Stefano Boeri Architetti