Conosce a fondo Palazzo d’Accursio, dove ha lavorato per decenni. “Il futuro sindaco deve investire nel rapporto di fiducia con i cittadini”
di Barbara Beghelli, giornalista
Il Comune è un po’ la sua seconda casa e forse tante volte è stata anche la prima, a sentire i racconti. Una cosa è certa: Francesca Bruni, 67 anni, non è solo un’esperta di norme e burocrazia bensì una profonda conoscitrice della macchina amministrativa e della città.
“Ho lavorato con tanti sindaci e ho dei bellissimi ricordi” dice la voce narrante, che in questo caso equivale alla narratrice e così, rivangando esperienze ed episodi dagli anni ’80 a oggi, questa interessante signora delle istituzioni si racconta,e quasi ci perdiamo in mezzo a tanta bella storia di Bologna.
In gioventù politicamente impegnata (fu sia rappresentante degli studenti di Giurisprudenza che nel cda dell’università), si laureò con il prof. Fabio Roversi Monaco con una tesi su “La riorganizzazione del Comune nella riforma delle autonomie locali”, seguì un dottorato di ricerca in diritto amministrativo in Francia e tanta voglia di sfidare se stessa. Assunta in Comune come dirigente a soli 30 anni, dopo un corso-concorso, nel 1997 è stata anche la prima Segretaria Generale donna di un Comune, il nostro, che già allora proprio piccolo non era.
Ha una figlia restauratrice, Adele, e un nipotino di 8 anni, Pietro; è del segno dell’Ariete quindi “abbastanza combattiva”, come ammette lei stessa. Dal maggio 2018 ha ricoperto le funzioni di capo area Economia e Lavoro poi, una volta andata in pensione, in piena pandemia, ha accettato di rimanere un altro anno su incarico a titolo gratuito. “Mi sono sentita in dovere di farlo”, dice, il momento era molto problematico e c’era bisogno di dare un aiuto”.
La norma relativa agli incarichi a titolo gratuito per il personale in pensione è la L.114/2014 (art 6): “Misure urgenti per l’efficienza della PA”, l’incarico che fu suo è passato al DG Valerio Montalto e lei si è resa disponibile a supportarlo nel coordinamento delle attività dell’area Economia e Lavoro, assessorati rispettivamente di competenza di Alberto Aitini e Marco Lombardo, per completare determinati progetti come “Insieme per il lavoro” il Tecnopolo fino alla candidatura Unesco dei portici di Bologna.
A che punto siamo con l’Unesco?
“Siamo molto ben messi, a fine ottobre è venuto l’ispettore da Parigi, ora c’è un’istruttoria autonoma e a luglio si riunirà la commissione Unesco, forse in Cina e pandemia permettendo. Siamo in dirittura, attendiamo”.
Lei ha avuto un maestro? Una figura di riferimento, nel suo mestiere?
“Assolutamente sì: Fulvio Alberto Medini, l’allora segretario generale del Comune di Bologna. Persona carismatica che mi ha aiutata a crescere professionalmente. Il mio primo incarico fu al settore Decentramento, dopo qualche anno sono passata alla Cultura per ben 12 anni, poi agli Affari istituzionali e infine all’Economia. Lui mi ha sempre dato buoni consigli”.
Ha mai avuto ripensamenti sul suo percorso?
“No. Il mio primo incarico fu in Regione, un contratto all’ufficio legislativo. Poi nell’82 ho cambiato per il Comune, ma non mi sono mai pentita di aver cambiato perché la mia scelta mi ha permesso di essere più a contatto con la realtà locale”.
Aveva già le idee molto chiare fin da ragazza.
“La pubblica amministrazione era un tema molto discusso sul finire degli anni ‘70, faceva molto parte della riforma politica di quel periodo e io me ne innamorai. Era un dibattito molto vicino alla politica, poi ci fu la riforma della PA nel 1990 e da allora molte cose sono cambiate”.
Lei ha visto passare tanti sindaci…
“Eh, sì, in quasi 40 anni! Vitali è stato il sindaco che ha lasciato un’eredità culturale molto importante e a Guazzaloca devo tanto, avevo un rapporto personale molto trasparente con lui e fu sempre correttissimo, anche nei momenti più difficili. Con la Cancellieri l’esperienza è stata positiva e con Merola ci lavoro da 10 anni, sono state fatte tante cose, tante, tante…”.
Come dovrà essere il sindaco del futuro?
“Un sindaco deve innanzitutto investire nel rapporto di fiducia coi cittadini e oggigiorno sfruttare le competenze tecnologiche, ovviamente per rendere la vita più semplice. Come Comune abbiamo investito molto su questo, ma bisogna fare il salto a livello tecnologico, per migliorare l’accesso ai nostri sevizi. E cercare di lavorare sulle norme per semplificarle: solo così aiuteremo davvero il cittadino”.
…e imbeni?