Valter Giovannini: «Perché lascio la toga» (VIDEO)

Il sostituto procuratore generale si dimette a 65 anni, con quattro anni abbondanti di anticipo, il 31 gennaio. Passato alla storia come il Pm che mandò all’ergastolo i fratelli Savi della banda della Uno bianca, racconta a Cantiere Bologna la sua sofferta decisione di lasciare una «magistratura che non è più la stessa: dopo lo scandalo delle chat serviranno decenni perché si riprenda». Il magistrato parla anche del suicidio della farmacista Vera Guidetti che, dopo avere ucciso anche la madre, lasciò un biglietto in cui lo accusava di averla trattata come una “criminale”. Per averla sentita come teste e non da indagata nell’inchiesta da un furto in via Saragozza Giovannini subì un procedimento disciplinare e una censura che fermò la sua possibilità di diventare Procuratore della Repubblica ma soprattutto lo segnò profondamente. Sui delitti della Uno bianca dice: «Dietro di loro non c’è nessuno, non c’è più nulla da indagare. È materia da storici: con la digitalizzazione degli atti, quando ci sarà, tutti avranno la possibilità di verificarlo».

di Giampiero Moscato e Aldo Balzanelli, giornalisti


Photo credits: Archivio Paolo Ferrari – Genus Bononiae. Musei della Città


Un pensiero riguardo “Valter Giovannini: «Perché lascio la toga» (VIDEO)

  1. Grazie ai bravissimi giornalisti ma soprattutto al dott. Giovannini per questa intervista così generosa. La dignità con la quale racconta alcuni dei momenti più dolorosi della sua vita professionale è straordinaria. L’estrema severità e il rigore che rivolge a se stesso, gli impediscono di riconoscersi per ciò che è: non un modesto magistrato che in una certa stagione della sua vita professionale ha accettato di occuparsi della vicenda “uno bianca” ma uno straordinario servitore dello stato che ha messo a rischio la sua stessa vita per restituire a una città troppe volte martoriata, la sua “normalità”. Tante cose avrebbe potuto dire, per risarcire la propria immagine, ingiustamente segnata da un accanimento chirurgico senza precedenti, ma come nel suo stile, non lo ha fatto nemmeno ora, dopo aver scelto di lasciare la toga, scelta evidentemente e comprensibilmente sofferta. Viene spontaneo pensare, alla luce di tutto ciò che in seguito è emerso, che l’aver subito una censura basata sulle motivazioni scritte dal dott. Palamara, oggi potrebbe essere considerata quasi una “medaglia”. Ma ciò che rimarrà nella memoria dei bolognesi, sarà l’impegno e la passione civile con cui, per quasi 30 anni, ha esercitato il suo importante incarico al servizio della nostra comunità. Certamente ha dato molto più di quel che ha ricevuto e la sua carriera meritava una conclusione ben diversa, ma le motivazioni per le quali ciò non è accaduto sono chiare a tutti e nulla hanno a che fare con il suo valore, umano e professionale, che è indiscutibile. Mi auguro che continuerà a impegnarsi per la città, ma soprattutto per i giovani, anche se in modi e luoghi differenti. I giovani hanno bisogno di esempi nei quali potersi riconoscere e di persone che, come lui, abbiano a cuore il loro futuro… Con immensa gratitudine e profonda stima. Simonetta Menichetti

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