Serve un approccio che valuti l’impatto complessivo sugli equilibri ecosistemici del territorio regionale. In altre parole, ci vuole una regìa, da porre in capo alla Regione Emilia-Romagna. Chiediamo a tutti coloro che si candidano a guidare Bologna e la Città Metropolitana di prendere una posizione chiara: siete favorevoli o contrari, come lo siamo noi Verdi, a realizzare il polo logistico di Altedo?
di Sivia Zamboni, Capogruppo Europa Verde in Regione
Da mesi si rincorrono annunci di progetti che porterebbero ad un autentico boom di nuovi hub logistici in tutta l’Emilia-Romagna: da Caorso a Fiorenzuola, da Parma a Sassuolo, Spilamberto, Monticelli, Pontenure, Calderara di Reno, Castel San Pietro Terme, passando per Malalbergo e Altedo.
Quest’ultimo progetto, di cui si discute a Bologna, prevede la cementificazione di 73 ettari di suolo agricolo, comprese le ultime storiche risaie della provincia bolognese. Una superficie, per di più, limitrofa al tracciato della ciclovia turistica Bologna-Ferrara, a pochi metri da un territorio posto sotto tutela, e lontana da ogni collegamento ferroviario, per cui, inevitabilmente, nel già trafficato nodo bolognese si registrerà l’incremento del trasporto pesante su gomma.
Tutte queste proposte di nuovi poli logistici con ogni evidenza contrastano con lo sbandierato obiettivo del consumo zero di suolo. Non solo: la progettazione e localizzazione di ciascun singolo polo logistico non dovrebbero essere lasciate alla trattativa tra ente locale e impresa. Serve invece un approccio che valuti l’impatto complessivo sugli equilibri ecosistemici del territorio regionale. In altre parole, ci vuole una regìa, da porre in capo alla Regione Emilia-Romagna, che abbia presente l’intero mosaico dei nuovi poli logistici.
In sede di valutazione integrata dei progetti andrebbero considerati gli obiettivi regionali di non consumo di suolo, di qualità dell’aria, di riduzione del traffico su gomma e il recupero di aree già edificate per non consumare suolo vergine.
A chi, ancora oggi, in piena emergenza climatica e ambientale, contrappone la creazione di posti di lavoro al rispetto degli ecosistemi che svolgono per noi, gratuitamente, vitali servizi, rispondiamo che il cruciale e sacrosanto tema dei posti di lavoro va ovviamente affrontato con decisione, tanto più oggi, in piena crisi economica causata dalla pandemia. Gli strumenti per affrontare questo problema non sono, però, la deregulation e l’ennesimo assalto all’ambiente, bensì politiche per l’occupazione e interventi che siano coerenti con tutti gli obiettivi, quindi anche quelli ambientali, del nuovo Patto per il Lavoro e il Clima siglato di recente dalla Regione, e sottoscritto da sindacati e rappresentanti del mondo dell’economia. Il Patto nasce per superare la vecchia contrapposizione tra lavoro e ambiente, non foss’altro per il fatto che studi e analisi ci dicono che il futuro dell’occupazione stabile sta nei green jobs e nella sostenibilità.
C’è, infine, un punto politico che riguarda la vicenda a noi più vicina di Altedo. Assistiamo ad un fiorire di proposte sulla sostenibilità, la neutralità carbonica, la transizione ecologica. Come distinguere le idee concrete dagli slogan di sapore elettoralistico? Nel caso di Altedo è facile: il sindaco di Bologna è anche sindaco della Città Metropolitana. Per questo chiediamo a tutti coloro che si candidano a guidare Bologna e la Città Metropolitana di prendere una posizione chiara: siete favorevoli o contrari, come lo siamo noi Verdi, a realizzare il polo logistico di Altedo?
I dibattiti teorici li abbiamo già fatti. Ora occorre passare con urgenza dalle parole ai fatti, abbandonando i vecchi schemi e le vecchie dicotomie non più compatibili con le necessità e gli obiettivi degli anni Duemila.