NEU Radio: contaminarsi per sviluppare anticorpi culturali

Intervista a Caterina De Feo, vicepresidente dell’Associazione culturale Humus e voce della emittente, nate nel 2018 per non disperdere quelle energie che negli anni precedenti si erano unite con l’intento di preservare un grande patrimonio umano, di connessioni del settore culturale e delle radio indipendenti

di Sarah Abdel-Qader, operatrice culturale


Ci racconti come sono nate l’associazione Humus e NEU Radio?

Eravamo un gruppo di radiofonici accomunati dall’esperienza su Radio Città del Capo, e abbiamo chiamato l’associazione “Humus” in omaggio al programma di Piero Santi, personaggio storico della radiofonia bolognese. Con NEU Radio volevamo esplorare l’idea di una web radio indipendente e fruibile in qualunque momento.

Essendo pochi, abbiamo iniziato con un audio magazine di limitati contenuti a cadenza mensile. Reduci da un palinsesto a flusso quotidiano, abbiamo presto sentito l’esigenza e la voglia di aumentare la quantità dei contenuti, e una campagna di crowdfunding ci ha permesso di acquistare la strumentazione necessaria per passare allo streaming e allestire uno studio negli spazi di Baumhaus. Grazie a questo, abbiamo consolidato una serie di relazioni che coltivavamo da tempo con realtà a noi affini e che ci permettono di realizzare collaborazioni preziosissime, partendo da una comunanza di intenti e di valori.

A proposito di questo, a Luglio 2020 avete iniziato una partnership con il MAMbo per il progetto Nuovo Forno del Pane. Com’è nata questa collaborazione e che vantaggi pensi vi abbia portato?

È stata una crescita in conoscenza reciproca e riflessioni comuni nate proprio perché il Direttore Lorenzo Balbi desiderava da tempo avere una radio negli spazi del museo. Una nuova concezione di spazio museale, che permetta di conoscere ciò che accade nel museo con modalità differenti, e al tempo stesso consenta al museo di esprimersi con mezzi nuovi. In questo la radio ha una capacità speciale di rendere presente l’assente, di farlo diventare fisico perché legato all’ascolto.

Con Breaking Bread raccontiamo il museo, intervistiamo gli artisti residenti, e offriamo approfondimenti trasversali sul mondo dell’arte. Abbiamo cercato di rendere i contenuti accessibili a tutti, anche ai non esperti. Lasciamo l’interlocutore libero di parlare, così si rivelano dettagli davvero interessanti! Inoltre, abbiamo offerto agli artisti lo strumento radio per arricchire i loro progetti creativi. La nostra idea infatti era proprio quella di contaminare con la radio ciò accade nel museo, e nonostante la chiusura degli ultimi mesi, posso dire che sono emersi contenuti molto vivaci e stimolanti.

Per quanto riguarda i vantaggi, sicuramente ci ha aperto a nuovi potenziali interlocutori e a uno spazio tangibile che in questi mesi non avremmo immaginato e che ci ha fatto fare dei piccoli salti in avanti anche rispetto alla qualità dei contenuti, permettendoci di mantenere vivo il nostro ruolo di connettore tra chi ascolta e chi condivide.

Durante il primo lockdown avete ideato Anticorpi Culturali, grazie al quale vi siete aggiudicati il bando di Incredibol. Di cosa si trattava?

In collaborazione con Zero Bologna, abbiamo lanciato 5 tavoli di discussione su ciò che stava accadendo nel mondo della cultura in conseguenza alla chiusura. Abbiamo invitato attori, rappresentanti istituzionali e operatori della cultura per discutere di alcune tematiche inerenti al momento, inclusi i problemi legati ai lavoratori dello spettacolo e alla mancanza di spazi pubblici.

Da questo confronto sono emersi temi e problematiche condivisi e la nostra rete di conoscenze e collaborazioni ne ha giovato ulteriormente. Questo mi riporta ancora una volta all’importanza di quelle sinergie d’intenti di cui abbiamo già parlato per il Nuovo Forno del Pane: soprattutto ora ci piace l’idea di metterci ‘a servizio’ di chi ha bisogno di un supporto di comunicazione in più. Posso infatti citare collaborazioni con Gender Bender, Outer Festival, gallerie private e molti altri!

Sogni e progetti per il futuro?

Sicuramente vogliamo portare avanti l’idea di radio diffusa, già avviata con le diverse sedi che occupiamo, per poter coprire in maniera estensiva ciò che accade in città e oltre, diventando un punto di riferimento. Un altro sogno è quello di implementare le collaborazioni per gli eventi dal vivo!

Ultimissima domanda: quali  sono stati per te i momenti più belli di NEU Radio?

Forse la prima diretta streaming da Baumhaus: è stato molto emozionante vedere il progetto diventare realtà. Ma anche la soddisfazione per la campagna di crowdfunding. Non da ultimo, la mia crescita dietro il microfono, le risate, i feedback positivi, quelle puntate in cui sembra che magicamente ci sia un fil rouge che unisce inconsapevolmente tutti gli interventi, quasi fosse uno storyboard già definito. Infine, l’allargamento del progetto: siamo partiti in 12 con appuntamenti mensili, e ora siamo molti di più con una sessantina di trasmissioni!

In copertina, da destra a sinistra: Carlotta Chiodi (station manager), Caterina De Feo e Moreno Mari (coordinatori artistici) nello studio di NEU Radio al MAMbo. (Photo credits: Salvatore Bruno)


Rispondi