«Troppo diffuso è il malcostume di gettare per terra i rifiuti. La città è ferita e degradata dai nostri comportamenti deplorevoli ma a molti sembra non importare. Forse è più importante mangiare mortadella agli aperitivi che cercare di rendere accettabile il luogo in cui si vive. La zona universitaria, via Oberdan e il Pratello sono ridotte a una groviera di graffiti: piange il cuore a camminarci. Se noi siamo la prima città in Italia per qualità della vita non oso immaginare la situazione in altri luoghi»
di Stefano Cavallini, cittadino
«Caro Sindaco, Bologna è stata fino ad ora anche troppo tollerante verso i cittadini maleducati». Cominciava così la lettera di Marta Forlai, storica dell’arte, indirizzata al sindaco Merola e pubblicata nel 2017 su Repubblica.
«Più la città si arricchisce – proseguiva – di nuovi marciapiedi, piste ciclabili, pavé posati a regola d’arte, isole ecologiche, alberi, arredo urbano, e più sembra aumentare la totale noncuranza per la pulizia e il decoro di queste costose dotazioni. Ma chi sono i maleducati urbani? Praticamente tutti! Sono quelli che buttano in terra cartacce o mozziconi di sigaretta; quelli che abbandonano bottiglie e lattine lungo strade, marciapiedi e nei cestini delle bici parcheggiate; quelli che non raccolgono la cacca del cane; quelli che inondano le colonne di pipì (non solo del cane); quelli che sgasano con lo scooter per il centro storico; quelli che mollano quintali di spazzatura in ordine sparso sotto i portici; quelli che continuano a sbagliare la differenziata; quelli che lordano panchine, fittoni, sedute. Non ci sono quasi più eccezioni, tutte le strade e le piazze del centro sono assediate dal maleducato urbano. Da via Petroni a via Saragozza, da via Marconi a via Galliera. Si salvano il Pavaglione e d’Azeglio perché ci sono le boutique. Non è servito neanche il miracoloso passaggio del Papa a prolungare l’incanto di una Bologna finalmente pulita. Tre giorni dopo era peggio di prima. A questo punto non rimane che rieducare a forza di multe e sanzioni, ma a tappeto e sistematiche. Tipo quelle per divieto di sosta. O ci sono altre idee? Cosa aspettiamo?»:
Marta Forlai aveva, anzi ha ragione. Dal 2017 la situazione non è cambiata, semmai è peggiorata. La città è sporca, molto: a parte alcune zone – Piazza Maggiore, via Santo Stefano e il portico del Pavaglione – è impossibile fare più di dieci metri senza venire aggrediti da tag e scritte sui muri (ringraziamo poetoidi, anarchici e le sinistre antagoniste alla Wolf Bukowsky). La zona universitaria, via Oberdan e il Pratello sono ridotte a una groviera di graffiti: piange il cuore a camminarci. Qualcuno ha avuto il coraggio di scrivere persino sulle colonne in marmo del portico dei Servi: da quale mostruosa insensibilità bisogna essere animati per deturpare un portico del 1300?
Certo, il problema del centro storico non si limita solo ai graffiti. Basta andare in via Mascarella e vedere i basamenti neri di alcune colonne, letteralmente corrosi da urina umana e animale, oppure ascendere a San Luca, schivando escrementi di cane e bottiglie abbandonate, o ancora in Piazza Santo Stefano, che adesso è stata ripulita, ma di solito è una distesa di cicche tra i ciottoli.
Se il centro soffre, la periferia non sta meglio: attorno ai cassonetti giacciono spesso rifiuti ingombranti abbandonati. Troppo faticoso portarli in discarica. Nei fossi delle cavedagne e nei campi non è raro incontrare bottiglie di plastica e pacchetti di sigarette. Nei vecchi casolari di campagna sbocciano piccole ma diffusissime discariche abusive, frutto di attività illecite, di sacchi del rusco, pneumatici, calcinacci, mobili sfasciati, rottami vetrosi. Ai rami lungo il Reno si impigliano ovunque sportine di plastica. Dal Navile, in questi giorni di ripulitura, è emersa una crestomazia di rifiuti. Le strade di campagna sono punteggiate da sacchi del rusco che gli automobilisti gettano dai finestrini. Le piazzole di sosta per camionisti sono disseminate di cartoni di pizza, lattine, fazzoletti.
La colpa è purtroppo di tutti noi, giovani e adulti. Gli unici innocenti sono i bambini, non responsabili dello smaltimento dei rifiuti, e gli anziani che, avendo vissuto il dopoguerra, hanno conservato un minimo di etica.
Troppo diffuso è il malcostume di gettare per terra i rifiuti. La città è ferita e degradata dai nostri comportamenti deplorevoli ma a molti sembra non importare. È come se la cittadinanza si fosse abbrutita e abituata al degrado. Forse è più importante mangiare mortadella agli aperitivi che cercare di rendere accettabile il luogo in cui si vive.
Siamo l’unica specie che adotta l’atteggiamento incomprensibile di rovinare volontariamente il luogo in cui vive. Bologna sarebbe una città meravigliosa, ma noi (non tutti) abbiamo scelto, per indifferenza o scientemente, di rovinarla.
Siamo un popolo strano, impazziamo per una cicca in auto, ma non ci facciamo scrupoli a gettare rifiuti a terra. Tanto qualcun altro pulirà. Non so quale terrificante mutamento antropologico si sia abbattuto sui bolognesi (e sull’Italia tutta), passati da fieri difensori della “civicness” emiliana a beceri “maleducati urbani”.
Se noi siamo la prima città in Italia per qualità della vita non oso immaginare la situazione in altri luoghi. Duole ammetterlo, ma probabilmente la situazione non migliorerà, perché la gente non cambia quasi mai, e meno che mai migliora.
E’ vero, e faccio anch’io ammenda per il mio comportamento deplorevole. Perchè, cercando di gettare i miei rifiuti indifferenziati negli appositi cassonetti, munito di Carta smeraldo, al terzo tentativo, al terzo cassonetto che non si apriva, ho buttato il mio sacchetto nel cassonetto dell’organico. Allora, vogliamo dire che anche Comune ed Hera non aiutano a modificare questo comportamenti che deplora l’autore?
Ci sono molte città più pulite, in Italia. Bologna è prima solo per ricchezza e consumi (dati che hanno a che fare con i rifiuti) e prima nella media.
E’ abbastanza desolante parlare di pulizia, anno dopo anno, come se fosse un problema irrisolvibile. Oppure ammettiamolo: i bolognesi, smettiamola di raccontarci delle favole, stanno peggiornado a vista d’occhio e, come dice Stefano Cavallini, la gente è destinata a peggiorare. Dopo 10 anni di sindacatura Merola i dati non sono confortanti. I dati, non le chiacchiere. La percentuale di differenziata è aumentata di poco, e la città e sporca. Se gli studenti non studiano (in maggioranza) qualcosa dipende anche dall’insegnante, lo abbiamo vissuto tutti.
Quanto è stato fatto finora non è stato efficace: non ci vuole un genio per capire che se interri e rendi inaccessibili i cassonetti, qualche problema te lo ritrovi. Inesorabilmente. Possibile che non si riesce a convincere ristoratori e commercianti a fare la differenziata?
E’ ridicolo vedere quanti sistemi di raccolta siano stati sviluppati a distanza di pochi chilomenti. Questa non è creatività italica. Bolzano è pulita. Anche AnconaNon dipende dal DNA, dalla lingua, dal clima.