Alma Mater: è Gatta il terzo candidato Rettore

Il professore e ricercatore romagnolo ha annunciato con una lettera e un video la sua corsa

di Matilde Gravili, giornalista


Bologna ha il nome del terzo candidato al Rettorato dell’Alma Mater. Pier Paolo Gatta, docente di Veterinaria, ha rotto il silenzio, annunciando ciò che si vociferava da tempo: è in lizza per essere il successore di Francesco Ubertini. Questa mattina, Gatta ha infatti inviato una lettera alla comunità accademica dell’Alma Mater, ufficializzando de facto la sua candidatura. Il professore ha anche realizzato un video, condiviso sul suo sito web e su Youtube, per dare voce alle sue idee in merito al futuro della comunità universitaria.

Classe 1964, ricercatore dal 1995 e ordinario dal 2010, Gatta ha iniziato la sua carriera a Cesenatico e col tempo ha ricoperto ruoli istituzionali all’interno del suo dipartimento e negli organi accademici. È stato intervistato dai microfoni di InCronaca per conoscere la idea di Unibo del futuro.

Perché ha deciso di candidarsi e perché ha promosso la sua iniziativa su Youtube?

«Ho deciso di candidarmi perché ho 57 anni e sono in Unibo da 40. In questo lungo percorso, ho avuto molte occasioni di responsabilità, non solo nella didattica e nella ricerca ma anche assumendo cariche istituzionali. Non mi candido per il numero dei ruoli o per le specificità di questi incarichi, ma per l’esperienza che ho maturato e che credo mi abbia fatto conoscere Unibo in tutte le sue componenti e sfaccettature. Un’altra ragione per cui mi candido è per la mia voglia di dare un contributo e il mio desiderio di far crescere Unibo con questa nuova responsabilità.
Non concorrerò da solo, perché concepisco la responsabilità di vertice combinata con una squadra, capace di far fiorire le realtà infinite di crescita che ci sono in all’Alma Mater. Ho deciso di annunciarlo su Youtube perché in questo momento storico c’è bisogno di farsi vedere. Ho pensato che questa fosse la modalità più semplice e più adatta per promuovere l’iniziativa a chi non mi conosce».

Può delineare brevemente il programma della sua candidatura?

«Il mio programma uscirà alla fine di aprile, perché da oggi all’inizio della campagna elettorale devo prendermi il tempo di incontrare le realtà nei dipartimenti, i gruppi di ricerca, le colleghe e i colleghi e quindi tracciare punti di lavoro trasversali alla sostenibilità della ricerca, alla rivisitazione dell’organizzazione, al diritto allo studio, che considero anche in accezione completa di diritto allo studio e diritto al futuro, tenendo conto anche del momento storico. Ci saranno differenze con i programmi delle candidate e professoresse Finocchiaro e Benvenuti, anche perché le provenienze culturali sono diverse. In ogni caso, non voglio cercare le differenze sui programmi. Credo che le differenze si evidenzieranno col tempo ma che saranno un grande valore in questo momento. Aver a che fare con candidati che sono difficilmente sovrapponibili è un arricchimento perché poi l’elettore avrà maggior facilità nello scegliere».

Che rapporto ha con il professor Maurizio Sobrero, in vista della sua vociferata candidatura a Rettore?

«Ho una grande stima del professor Sobrero e l’ho visto all’opera: ha una personalità indiscutibilmente di valore.  La cosa che prevedo, da qui alla prima votazione, è un arricchimento reciproco. Non abbiamo gli stessi punti di partenza e non credo nemmeno di arrivo, per cui non penso di costruire un percorso da qui a giugno per le alleanze, ma di lavorare per cercare chiarezza nelle posizioni, nelle proposte e nel programma. Io non devo persuadere in modo improprio l’elettorato: per chi eleggerà il prossimo rettore, ci deve essere una scelta sulla situazione più adatta al nostro ateneo in questo momento».

Dal suo curriculum emergono tantissimi anni dedicati alla ricerca: vorrebbe valorizzarla di più e garantire più fondi?

«Per garantire i fondi per la nostra ricerca universitaria dobbiamo supportare i giovani che entrano nel percorso. Non penso a Unibo assistenziale, ma a un’Unibo che lancia i giovani affinché siano competitivi. Non è tanto mettere direttamente risorse, ma fare in modo che siano capaci di attrarre risorse. Questo ateneo brilla per competenza e preparazione, dobbiamo far crescere il contesto di supporto. Rispetto al momento attuale, la forza delle interazioni sinergiche tra servizi di supporto (prevalentemente uffici dell’area della ricerca) e dipartimenti siano potenziate. Non riconosco delle criticità al momento, penso però che si debba lavorare sul potenziamento di tali servizi».

L’internazionalizzazione della nostra università è un tema che sta molto a cuore a tutti: come si pone a riguardo?

«Considero virtuose le politiche di internazionalizzazione fin qui perseguite.  In questi anni è stata lanciata e promossa un’offerta formativa internazionale. C’è poi un movimento di Unibo verso altri contesti: è coinvolta in grossi progetti che vanno nella direzione dell’estremo oriente. A questi attribuisco di fondo una grandissima importanza. Sono convinto che l’arricchimento che proviene da questi scambi che l’università sostiene sia irrinunciabile. Quando ero direttore di dipartimento ho stimolato fortemente gli studenti ad aderire a circuiti internazionali delle associazioni studentesche in ambito veterinario. Questi studenti si sono collegati all’International Veterinary Students’ association e hanno promosso una gara tra dottorandi sulla ricerca. È un’iniziativa che considero straordinaria per la quale ci sono voluti molti anni».

In questi mesi si è discusso tanto del problema degli alloggi universitari e della richiesta, da parte degli studenti, di abbassare le tasse. Cosa ne pensa di questi temi caldi?

«Il diritto allo studio comprende una pluralità di misure. Ritengo che concentrarsi su una di queste, escludendo le altre, non faccia ottenere agli studenti il miglior risultato. Per quanto riguarda i posti alloggio c’è necessità che l’Ateneo faccia un’azione congiunta al territorio. Si può rispondere ai problemi mettendo insieme le energie: lo prevedo sia per i Campus della Romagna e che per un potenziamento delle risorse a Bologna. La prima cosa necessaria, secondo me, è che Unibo favorisca e stimoli una sensibilità territoriale. Da qui credo che nasceranno risposte più complete. L’università ha già adottato una politica per il diritto allo studio che deborda rispetto a quelli che sono i vincoli ministeriali per l’esonero dalle tasse totale o parziale. Se la misura che riguarda le tasse andrà ridiscussa, lo faremo. È un lavoro per il quale – volendo raggiungere obiettivi concreti – serve una solida unione tra università, studenti e territorio».

L’articolo di Matilde Gravili è stato realizzato per InCronaca, rivista del Master in Giornalismo dell’Università di Bologna


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