Maria Caterina Manca fa parte sia della segreteria cittadina del Pd con delega all’associazionismo sia della direzione, che si è riunita giovedì sera per capire la strada da intraprendere di qui alle Comunali, percorso per ora tortuoso
di Barbara Beghelli, giornalista
Dirigente medico della Asl di Bologna dal 1997, responsabile della unità operativa commissioni invalidi civili e collocamento disabili, Maria Caterina Manca è anche coordinatrice interaziendale e interistituzionale sulla violenza e le discriminazioni di genere dell’Azienda Sanitaria Metropolitana Bolognese.
Ma non finisce qui: consigliera nazionale dell’associazione italiana donne medico per la promozione della medicina di genere e la valorizzazione del lavoro nel rispetto delle differenze e della multiprofessionalità, è stata eletta per il Pd al Comune di Bologna nel 2016, dove presiede la 5^ commissione (sanità, sport, politiche sociali e abitative…tante cose): la sua prima esperienza politica l’ha maturata alle Regionali del 2014, con una lista civica in appoggio a Bonaccini.
Va da sé che la consigliera Manca, 59 anni, ha una vita piuttosto intensa: un lavoro da dirigente che continua a fare in parallelo all’attività politica e una famiglia molto unita: un marito medico e un figlio, Luca, che studia medicina ed è iscritto al primo anno (a Cagliari). Il suo paesino d’origine è in provincia di Sassari, nell’entroterra sardo: Nule, 1340 abitanti, “ma ho fatto le scuole a Nuoro e al liceo mi è venuta l’idea di viaggiare e lasciare l’isola, dove però torno sempre ogni volta che posso”.
A proposito, la sua famiglia d’origine è molto numerosa: tre sorelle, un’altra dottoressa, una commercialista e un’ingegnera, e tre fratelli. E, pensa un po’, se le femmine hanno lasciato l’isola per gli studi e il lavoro, gli uomini invece hanno fatto famiglia là, sull’isola.
Maria Caterina Manca fa parte sia della segreteria cittadina del Pd con delega all’associazionismo sia della direzione, che si è riunita giovedì sera per capire la strada da intraprendere di qui alle Comunali, percorso per ora tortuoso, in attesa delle decisioni di aprile, come ha chiesto il neo segretario Letta, e non solo.
Domanda di rito: com’è andata in direzione, giovedì sera?
Io non giudico nessuno e non so perché è avvenuto questo sfogo (del sindaco, ndr), sono dinamiche complesse. Il confronto, al di là di tutto, in direzione c’è stato. Adesso però occorre ricucire come ha detto il segretario Tosiani ma sono ottimista: io penso che si possa sempre cambiare e speriamo abbiano fine le lotte tra correnti. Anche perché l’importante è che ci siano delle proposte, non dei concorrenti.
E sui candidati cosa pensa?
Matteo Lepore ha la voglia di fare il sindaco, gli anni di esperienza alle spalle e le sue proposte mi sembrano buone. Alberto Aitini è un bravissimo amministratore: insomma, confido nel fatto che entro il mese vada a buon fine il tentativo di arrivare a un candidato unitario. Se così non dovesse essere coinvolgeremo i cittadini con delle belle primarie, che mettano al centro la città e le sue prospettive.
Le piacerebbe essere ricandidata in Comune?
Molto, sì. Sono entusiasta dell’attività che svolgo, continuerei volentieri. E sono contenta che il nuovo segretario nazionale sia Enrico Letta, uomo molto colto e rispettoso di tutti.
La politica è ancora un mestiere difficile, per le donne?
Non credo proprio. Però è sempre meglio essere prima di tutto autonome e competenti, specializzate in qualche ambito professionale: che in politica, unitamente alle competenze politiche, può aiutare molto. È questo il mio consiglio e il mio percorso.
Ad esempio, io volevo fare il medico legale e lavorare nel pubblico e l’ho fatto, ho realizzato il mio sogno, magari con dei sacrifici, ma questo era il mio obiettivo. E non è che non noti come ancora oggi rimane il gap tra gli emolumenti degli uomini e quelli delle donne con le stesse competenze e nello stesso ruolo, eh. Facciamo ancora fatica ma dobbiamo andare avanti, possibilmente unite.
Una curiosità: ha mai nostalgia del suo luogo natio? Della Sardegna, ma non perché adesso è Covid-free.
Amo molto la mia terra, e ci torno tutte le estati, quando posso. Ma Bologna è la città più bella del mondo, cosa vuole che le dica… Di lei mi sono innamorata subito, appena iscritta all’università. Poi a Bologna ho anche conosciuto mio marito, medico e felsineo doc e qui abbiamo fatto famiglia. Un altro sogno coronato.