Amorevole: i candidati si concentrino sui contenuti

Alla presidente del Santo Stefano piacerebbe far il bis “perché cinque anni per completare alcune opere in atto sono pochi”. Pensa però che sia da rivedere il ruolo dei quartieri

di Barbara Beghelli, giornalista


Le piazze più belle sono tutte sue, della presidente del quartiere Santo Stefano, anche se a onor del vero qualcuna è sotto la diretta giurisdizione del Comune: Piazza Maggiore, piazza Santo Stefano e piazza Verdi. Peccato però che siano anche le più problematiche. La presidente Rosa Maria Amorevole ci scherza su, eppure le reginette capricciose, a cui si aggiunge piazza Aldrovandi, sono davvero tanto ambite quanto problematiche. 

Facciamo il caso di piazza Verdi. Ogni sera centinaia di persone senza mascherina si ritrovano a far baldoria, con musica ad alto volume e lasciando in ricordo tappeti di mozziconi e bottiglie, tra via Zamboni, via delle Belle Arti e via delle Moline. Passiamo ai Giardini Margherita: non più tardi di una settimana fa c’è stato l’assembramento di centinaia di negazionisti, tutti adulti e ovviamente senza maschera né distanziamento. 

Da lustri, ormai, i problemi sono concentrati in questo lussuoso perimetro cittadino, eppure per lei questo è il quartiere più bello che esista e che gira apposta a piedi, perché vuole sapere tutto e rendersi conto di persona di ogni cosa, perfino del prezzo degli arancini dei negozi più disparati. 

Esperta di mercato del lavoro, analisi delle organizzazioni e diritto antidiscriminatorio, ha lavorato per AECA, ECAP e con il Centro Ricerca della Cgil. Laureata in Agraria, è una donna tutta d’un pezzo che non si perde d’animo, anche perché di anime ne ha 64.000 da tutelare, al Santo Stefano.

Ma lei cosa ha fatto per meritarsi tutto questo scompiglio di piazze? 

“Cosa dice, vincerò una medaglia, alla fine? Scherzi a parte, sono luoghi storici bellissimi ma a volte anche maltrattati ingiustamente e io di questo sono molto dispiaciuta e cerco soluzioni, naturalmente non da sola. C’è un comitato sulla sicurezza che affronta tutta questa complicata situazione. È coordinato dal Prefetto e la Questura ha il mandato in capo. Quindi anche i nostri vigili non possono agire autonomamente. I residenti di piazza Verdi mi contattano molto spesso, già sono preoccupati per la pandemia, figuriamoci: ma a dire il vero io penso che bisognerebbe prevenire”. 

Altro luogo sensibile, la Montagnola: qualcosa è cambiato?

“In questo mandato è stato fatto un buon lavoro, prima la faccenda era molto più problematica. Certo il problema dello spaccio esiste e lo combattiamo”.

Il quartiere S.Stefano rimane comunque il più chic della città.

“È bellissimo, molto verde e comunque bisogna distinguere: negli ultimi anni c’è stato un ‘rimescolamento’ di età e anche tante giovani coppie sono venute ad abitare qui: non ci sono solo ville e palazzi nobiliari ereditati ma anche alloggi popolari e normali condomini: la situazione è abbastanza variegata e lo spirito di vicinanza esiste, l’ho toccato con mano durante il lungo periodo di lockdown, quindi è un quartiere che non può essere etichettato solo come ricco”.

Lei è presidente dal 2016, le piacerebbe continuare l’esperienza?

“Molto, anche perché cinque anni per completare alcune opere in atto sono pochi. Penso però che sia da rivedere il ruolo dei quartieri, devono acquisire una maggiore autonomia perché sono fondamentali per il lavoro di comunità”.

Sulla campagna elettorale in atto che giudizio dà? 

“Io credo si stia facendo troppa politica annunciata fuori dai luoghi deputati prima ancora di sapere chi sarà sindaco. È troppo mediatica e si parla poco di contenuti. L’ importante è definire una coalizione larga che riesca poi a governare la città, si sta troppo allungando questo brodo, serve sintesi. Aspetto il tavolo di coalizione, per sapere finalmente ‘a che ora decidiamo’”. 

E sulla parità di genere?

“Non la si raggiunge solo con la giunta paritaria che, lo ricordo, esiste grazie a Graziano Delrio (legge 56/2014) che da noi funziona sicuramente bene e molto meglio che in Calabria, tanto per fare un esempio. Bisogna lavorare anche su altro: le commissioni, le partecipate e soprattutto sulle competenze: per raggiungere un mix di saper essere e saper fare”.


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