Quale verde per Bologna?

La crisi climatica globale e gli alti livelli di inquinamento ormai consueti in città, ci spingono a ribadire ancora una volta come investire sul verde oggi possa e debba rappresentare, oltre ad un valore in sé, anche un messaggio chiaro e tangibile verso la cittadinanza

di Angela Iacopetta e Claudio Dellucca, Legambiente Bologna


Le problematiche relative al verde urbano sono frequentemente alla ribalta del confronto pubblico cittadino, che registra legittimamente una crescita dell’attenzione e della sensibilità della popolazione.

Ciò soprattutto in relazione a potature eccessive, ad abbattimenti in serie di grandi alberi su strade o nel quadro di interventi costruttivi di rigenerazione urbana che, pur prevedendo ripiantumazioni compensative, portano ad un saldo a tutti gli effetti negativo dell’incidenza ambientale delle alberature in quanto, come è noto, i giovani esemplari tardano anni a compensare l’importante funzione svolta da quelli sostituiti.

Vanno d’altro canto rilevati i limiti di applicazione del progetto regionale Mettiamo radici per il futuro, a causa della difficoltà nell’individuazione di spazi idonei e della carenza di strumenti in grado di consentire su suolo pubblico la piantumazione in considerevoli quantità di nuove alberature.

Alla luce della crisi climatica e dei livelli di inquinamento dell’aria sottolineiamo ancora una volta come i boschi periurbani, i parchi cittadini e i giardini, fungendo da accumulatori di CO2, svolgano un ruolo fondamentale nel combattere i livelli crescenti di anidride carbonica atmosferica, di mitigazione climatica, di contributo alla permeabilizzazione del terreno.

Crediamo conseguentemente che investire sul verde oggi possa e debba rappresentare, oltre ad un valore in sé, anche un messaggio chiaro e tangibile verso la cittadinanza per dare corso con evidenza a quella svolta annunciata in diversi piani previsionali, in primis il nuovo PUG, ma che ritarda ad affermarsi quando non viene in più casi nei fatti contraddetta.

Richiamiamo più in generale a livello cittadino la necessità:

1 – Di limitare al massimo la previsione di interventi costruttivi su nuovo suolo (interventi oggi ampiamente in corso soprattutto nella zona nord della città), che finiscono per depotenziare l’incidenza del verde, investendo in alternativa sul recupero e la rigenerazione di vecchi edifici.

2 – Di preservare aree boschive ad evoluzione spontanea, come il grande bosco dei Prati di Caprara, scelta che s’impone ancor di più alla luce della decadenza formale delle previsioni contenute nel POC 2016; valutiamo positivamente anche la recente espressione favorevole del Consiglio comunale per la conservazione dell’area boschiva di via Felsina, in zona Fossolo.

3 – Di dare finalmente sostanza operativa, attraverso interventi massicci di piantumazione, alla promessa fatta nel 2016 “Un bosco per la città di Bologna: 4.000 alberi su un’area di 13 ettari al Parco Nord”(ciò svincolandola rispetto al progetto del Passante di Bologna su cui confermiamo la nostra opposizione), tassello del ben più vasto progetto denominato “Fascia boscata di pianura”, inserito nel Piano regolatore del 1985 e di un programma deliberato nel febbraio del 1989 dal Consiglio comunale “per il potenziamento delle difese naturali del territorio in rapporto all’inquinamento derivante dal sistema tangenziale-autostradale, comprendente anche un progetto di massima dell’intera “fascia boscata”.

4 – Di ultimare il parco fluviale Lungo Reno, restituendo ai cittadini la possibilità di fruire dei sentieri demaniali, in particolare sulla sponda destra del fiume, collegando senza discontinuità Casalecchio di Reno, i quartieri Borgo e Navile con il Sito di interesse comunitario Golena San Vitale, al confine dei Comuni di Bologna, Castel Maggiore e Calderara di Reno.

5 – Di valorizzare o ripristinare le fasce verdi lungo il canale Navile, il canale Savena e più in generale il sistema dei canali bolognesi, incentivando la Bonifica Renana a seguire le “Linee guida per la riqualificazione ambientale dei canali di bonifica in Emilia-Romagna (2012)” nei tratti dedicati ad aree verdi comunali o allo svago nonché le “Linee guida regionali per la riqualificazione integrata dei corsi d’acqua naturali dell’Emilia-Romagna (2019)” e le “Linee guida regionali per la programmazione e la realizzazione degli interventi di manutenzione e gestione della vegetazione e dei boschi ripariali a fini idraulici (2015)” per i fiumi Reno e Savena;  ricordiamo la nostra proposta di Patto di collaborazione “Cave, cantieri e risorse ambientali, Tutela e valorizzazione del Verde esistente” per il comparto Lazzaretto e, in particolare, per i sentieri lungo le canalette Lame e Ghisiliera.

6 – Di adottare strumenti di stima monetaria per conoscere il valore in euro di un albero per la collettività; un esempio lo troviamo in Francia con il VIE, la valeur intégrale évaluée de l’arbre. Tale strumento potrebbe essere adattato alla specificità della nostra città con indicatori per funzioni come mitigazione isole di calore e protezione dalle ondate di calore, abbattimento delle concentrazioni degli inquinanti e captazione di CO2, miglioramento della biodiversità urbana ecc. La sua adozione consentirebbe che in tutti gli interventi manutentivi edili o verde, ordinari e non, che prevedono tagli di alberature, il Comune possa valutare l’insieme dell’intervento avendo a bilancio il valore reale del suo capitale naturale e possa circoscrivere l’azione delle imprese “boschive”, per le quali il valore è quello della materia legno o “cippato” sul mercato.

Da parte nostra vigileremo perciò sulla messa in pratica coerente degli impegni espressi nel Piano Verde del Comune recentemente approvato, che prevedono l’incremento del verde pubblico di almeno il 6% nell’urbanizzato e del 10% sull’intero territorio comunale, oltre all’incremento del numero di alberature pubbliche di circa 1300 alberi l’anno e la crescita significativa delle fasce arboree di mitigazione (fino a 120 ettari).


Un pensiero riguardo “Quale verde per Bologna?

  1. Tutto questo non porterà beneficio a quei cittadini residenti che si vedranno allargare il passante fino al ridosso delle loro case ..se non si cambierà progetto ….Allargare le strade significa aumentare il traffico

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