Lo “spiegone” delle Primarie bolognesi

A furia di tirare la fune per più di un anno era quanto meno infantile immaginare che non si arrivasse a una lacerazione dolorosa. Il recap per chi si è perso tutti i passaggi e vuole capirci qualcosa

di Andrea Femiadigital strategist cB


Il candidato unitario è Alberto Aitini. È il capitolo decisivo della vicenda. Ci sono state le consultazioni dei circoli del Pd e, quale che sia il valore delle stesse e quale che sia il principio logico che lega il risultato della consultazione alla definizione di “candidato sindaco della coalizione di centrosinistra”, a un certo punto sembrava davvero fatta. Aitini, attuale assessore alla sicurezza, è il candidato unitario.

No, il candidato unitario è Matteo Lepore. Sì, è vero, se uno prende i risultati delle consultazioni Aitini è avanti, però ci sono dei però. In prima analisi, le consultazioni danno un quadro generale e non delineano nulla di ufficiale, altrimenti si sarebbero chiamate elezioni. In secondo luogo, a meno di non vivere in una repubblica guidata da uno e un solo partito, va considerato il principio per il quale nella città più progressista d’Italia sarebbe folle ridurre la complessità del popolo della sinistra unicamente a ciò che accade nei circoli. 

Intanto Merola prova a farlo capire, più o meno esplicitamente: in futuro la sua poltrona spetta a Lepore.

Un attimo, però, Andrea De Maria vuole fare il sindaco. Lepore non è d’accordo, il sindaco vuole farlo lui, non sa più come dirlo; possono dunque concedersi serenamente di essere quanto meno ambigui Aitini e Lombardo, continuando a predicare l’esigenza di un candidato unitario pur non sussistendone neppure lontanamente i presupposti. 

Anche Marco Lombardo, tra l’altro, ha avanzato la possibilità di candidarsi; non è stato mai chiarissimo, a onor del vero. A un certo punto sembrava certo che ci sarebbe stato per le Primarie. Il tempo avrebbe dimostrato di no. 

Le ambizioni personali e la complessità del reale sono due fenomeni che faticano spesso a trovare la sintesi.

Dicevamo, De Maria vorrebbe fare il sindaco. Non appena si profila questa probabilità, le sardine risalgono il mare per dire molto semplicemente: “Non sia mai”. La cosa crea un certo scompiglio nel mondo della sinistra e aiuta chi non riusciva a trovare il coraggio di urlare ai giornali cose come: “Guardi, non me ne importa, può candidarsi pure il Papa ma io voglio concedermi di ambire a fare il sindaco”. A un certo punto sembrava volessero gridarlo tutti. Sembrava solo una guerra di nervi.

Non avrebbero accettato di farsi da parte per il Papa, figuriamoci per Elisabetta Gualmini. La sua potenziale candidatura ha avuto vita lunga. È la classica candidatura che vive del me lo hanno chiesto in tanti”; si è giocata soprattutto sulla possibilità di diventare la prima sindaca di Bologna ma non ha trovato la forza di tramutarsi in una candidatura effettiva. 

Alla fine arriva Isabella Conti, è già primavera, questi scontri fratricidi all’interno del partito vanno avanti da almeno un anno, da ciò che sappiamo noi. La sua non è la prima candidatura che nasce fuori dal Pd. Nel frattempo, infatti, abbiamo perso dei potenziali protagonisti che sembravano lanciati nella competizione, per poi defilarsi totalmente (due nomi su tutti Cathy La Torre e l’ex ministro Gian Luca Galletti).

Arriva Conti e il problema diventa un altro. Un problema enorme per alcuni e minuscolo per altri. Un problema che d’altronde ha già dimostrato di poter valere tanto il 40% quanto l’1,6%. Questo ingresso diventa l’occasione definitiva di ridurre tutto a due blocchi, che dovrebbero contare anche su Coalizione Civica (con Lepore) e Bologna Civica (Conti). In entrambi i casi non è chiaro se alle “Secondarie” verrà confermato il sostegno alla coalizione a prescindere dal risultato di giugno.

Era facilmente sospettabile. A furia di tirare la fune per più di un anno era quanto meno infantile immaginare che non si arrivasse a una lacerazione dolorosa. È pur vero che le Primarie sono un’occasione d’oro per non fingere di volersi bene.

Dei protagonisti già citati, Aitini, Lombardo e Gualmini sostengono Conti. De Maria, Merola e La Torre sostengono Lepore.

In questi casi, la prima lettura per interpretare la realtà è che la realtà la fanno gli esseri umani. E gli esseri umani, spesso, non si amano.

La politica, successivamente, farà il miracolo di unire ciò che aveva diviso.

Forse.


Un pensiero riguardo “Lo “spiegone” delle Primarie bolognesi

  1. con tutto il rispetto mi sfugge il ruolo attribuito a Cathy La Torre in questa vicenda: è un soggetto politico? Che ruolo ha esercitato in questi anni? Chi rappresenterebbe? Che senso ha metterla al fianco di Merola e De Maria nel sostegno a Lepore? La mia è una domanda squisitamente tecnica

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