Sassolini

Non conosco Isabella Conti, così come non posso dire di conoscere Matteo Lepore. Dunque non mi permetto di giudicare le persone. Ma una cosa dal profondo del cuore su queste Primarie la voglio confessare: sono contento che siano finite. Ovviamente si scherza, ma anche no

di Pier Francesco Di Biase, caporedattore cB


Una delle cose belle di lavorare (non ridete) in un ambiente informale come quello del Cantiere è che, quando un argomento non ti appassiona, puoi semplicemente farti di nebbia e smettere di occupartene. Una tecnica banale ma efficace, che nelle ultime settimane di campagna elettorale mi ha aiutato a mantenere un briciolo di sanità mentale. Ammesso che l’abbia mai avuta.

Ancora più soddisfacente vedere come nessuno in redazione abbia battuto ciglio su questo mio disimpegno, ma le ragioni sono essenzialmente due: come analista politico faccio pena, e a parte il mio barbiere praticamente tutti/e/u/ə/* hanno espresso pubblicamente la loro opinione sulle Primarie in questi lunghi e terribili mesi. Per dare un’idea, basti dire che la cara Beghelli ha finito l’elenco delle “personalità” femminili da intervistare sul tema e ha iniziato a cercare in quello non-binary...

Battute pessime a parte che Dio li benedica, mi hanno tolto un grosso impiccio: non avrei saputo cosa scrivere. Passare dai paragoni con Brooklyn e Barcellona ai Green Park (qualunque cosa siano) era troppo anche per un amante del nonsense come me.

Ma al netto di karaoke e mediateche, se c’è una cosa che proprio non si può perdonare a queste Primarie è quella di essersi trasformate da momento di partecipazione e immaginazione collettiva a reality show personalistico, massacrando quel minimo di dibattito pubblico che si era faticosamente riusciti a mettere in piedi intorno al futuro di Bologna.

Perché è del futuro della città che si sarebbe dovuto parlare, non certo di quello dei singoli individui, né tantomeno del loro passato. Eppure per mesi siamo stati a commentare vicende giudiziarie personali e a manipolare discriminazioni vere per denunciare ingiustizie presunte, mentre tra un bisticcio e l’altro al mercato rionale i candidati si accusavano reciprocamente di essere il vitello dai piedi di balsa, inventore di una storia falsa. Persino Romano Prodi, noto agitatore di piazze, è finito nel tritacarne della polemica politica. Sempre che il termine “politica” si possa usare senza ferire nessuno: in tal caso perdonatemi, ma non mi scuso.

Le responsabilità di questa deriva sono chiare anche a chi le nega, ma questo è il tempo del fair play e dunque va bene così. Naturalmente non mi sfilo a priori le mutande per festeggiare il risultato: la campagna elettorale è ancora lunga, c’è la Destra da battere e quello del sindaco è un mestiere difficile. Ma avere evitato che ronde di No Tag mettessero a ferro e fuoco le mesticherie della città inneggiando al “decoro” è comunque un gran sollievo, di cui penso dovremmo essere tutti partecipi.

Ora da più parti si chiede reciproco sostegno e leale collaborazione fra i due candidati e le rispettive fazioni. Legittimo e sacrosanto, per carità, ma da elettori del centrosinistra credo siamo tutti consapevoli che la cosa potrebbe più facilmente degenerare in una faida albanese. Ciò nonostante, sbagliare è la cosa che mi riesce meglio, dunque spero di aver fatto un buon lavoro anche stavolta.

Un pensiero commosso va poi a tutti quelli che in questi mesi sono andati in giro accusandoci di essere al soldo del candidato sindaco, compreso qualche “collega” ospitato in passato su queste pagine. Quello del giornalista è il mestiere più bello del mondo, ma a volte qualcuno si sputa sui piedi da solo. Speriamo che almeno gli porti lavoro. A Matteo Lepore invece, se mi sta leggendo, vorrei dire soltanto una cosa: le ho girato il mio IBAN, quindi se volesse farmi un bonifico la prego, che ho già prenotato le ferie. Grazie.

Parlando seriamente, non conosco Isabella Conti, così come non posso dire di conoscere Matteo Lepore. Dunque non mi permetto di giudicare le persone. Ma una cosa dal profondo del cuore su queste Primarie, con gentilezza, la voglio confessare: sono contento che siano finite.

So che molti amici del Cantiere non saranno d’accordo con me. E forse molti troveranno tutto questo esagerato. Sia quel che sia, mi auguro che nessuno si dispiaccia se rimango della mia idea. Ogni tanto levarsi qualche sassolino dalle scarpe è salutare.

Che poi diciamocelo, in fondo che male c’è? Il bello di essere uno sconosciuto come me è proprio questo: si può dire sempre quel che davvero si pensa. Tanto nessuno se ne accorgerà.


Un pensiero riguardo “Sassolini

  1. Ma quanto si può essere d’accordo? Io tantissimo. Finale “tongue in cheek”, che ci sta perfetto

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