Una firma storica bolognese ci manda un cazzeggio affettuoso e paragona alla nostra testata una squadra che arruolava senatori come Sivori, Altafini, Barison e Juliano per integrare una rosa giovane e far sognare senza troppa spesa. Lo pubblichiamo con la stessa ironia. I collegamenti tra quei fenomeni a fine carriera e i nostri seniores li lasciamo all’autore, ma ci piace pensare come lui che tra i nostri giovani possa spuntare un Diego Armando e magari vincere un qualche tipo di scudetto
di Fulvio De Nigris, giornalista
Mio padre simpatizzava per la Juve ma io sono sempre stato tifoso del Napoli. Parlo, data l’età, di quell’essere tifosi della domenica alla fine degli anni ’60, stando sdraiati per terra e ascoltando la radio. Quelle passioni, quell’ansia e quelle emozioni, sono rimaste dentro, irripetibili e cristallizzate. Sempre nel Napoli.
Era un tifo che aveva avuto origine prima di me. Mio padre mi raccontava le gesta di Jeppson, mitico centravanti degli anni cinquanta, mister 100 milioni, che quando cadeva in campo veniva appellato: «È caduto o banco ‘e napule».
Ma se qualcuno può pensare che poi la mia affezione sia dovuta al Napoli di Maradona, quello che vinse lo scudetto e lo appuntò sulla maglia, si sbaglia. Il mio Napoli seguiva direttamente le gesta di Juan Carlos Tacchi, l’unico allora che facesse gol da calcio d’angolo. Quello di Dino Zoff «sicuro nelle uscite e sobrio negli interventi», di Canè calciatore di colore di cui i giornali parlavano titolando: «Canè secondo Pelè» (ma alcuni detrattori erano sicuri che la frase non era completa e in realtà diceva: «Canè secondo Pelè… fa schifo»).
Il Napoli pre Maradona, quello che ogni anno voleva vincere e non ci riusciva, ma ci sperava sempre, si infiammò veramente quando arrivarono calciatori blasonati e impensabili sul campo di Fuorigrotta: Sivori, Altafini e Barison. Erano i senatori, persone autorevoli da integrare in una rosa più giovane che potesse finalmente imbarcare i sogni e proiettarli a tutta velocità sull’autostrada del campo.
Perché dico tutto questo? Perché quel periodo ad ascoltare la radio, a immaginare i calzettoni corti arrotolati del fantasista Omar Sivori, genio assoluto con i suoi dribbling e tunnel irriverenti, a seguire il bomber Sergio Altafini e la discesa della prateria sulla sinistra del “bisonte” Paolo Barison, Antonio Juliano scugnizzo partenopeo capitano e bandiera storica (poi nell’ultima stagione anche al Bologna dove contribuì alla salvezza della squadra), mi ha fatto pensare al Cantiere di Bologna e ai suoi protagonisti.
Gente titolare (e titolata) dell’informazione e della cultura in generale. Ora non fatemi fare paragoni. Ma il fantasista potrebbe essere Massimo Gagliardi, il centravanti indomabile Gianni De Plato, le scorrerie sulla prateria potrebbero essere quelle di Giampiero Moscato, il regista tessitore sicuramente Aldo Balzanelli.

Però il punto è che, come allora al Napoli, i senatori coltivano le speranze di giovani, avviati al professionismo, nuovi talenti da scoprire che trovano comunque il loro spazio e gli strumenti per progredire.
“Cantiere” è la parola giusta. Si costruisce perché c’è un super gruppo di eccellenze, come nella formazione MilanInter United creata per beneficenza (partite curiose e memorabili, con giocatori di ambo le squadre, 1965 e anni dopo, chi se le ricorda?). Oppure componenti di una band, il Supergruppo anni 70 (con Ricky Gianco Equipe 84 e i più famosi esuli delle band Giganti e Ribelli) o per ricordi più recenti “Pavarotti e Friends”. Un gran lavoro di squadra che procede sotto guide sicure.
E chissà tra un po’ magari arriverà anche un nuovo Maradona per un altro scudetto sulla maglia.
Tutti e solo uomini? Io aspetto anche unA MaradonA!
Fanno tutti orecchi da mercante! E ci si trova sempre tutti uomini. O una donna che ha alle spalle un uomo ben noto!