Anche quest’anno nella bellissima Arena Orfeonica di via Broccaindosso si terrà la rassegna cinematografica curata dagli attivisti dello storico centro sociale. L’ennesima dimostrazione di quanto possa essere importante il servizio culturale svolto dalle realtà indipendenti nei confronti dell’intera cittadinanza
di Andrea Femia, digital strategist cB
Una persona deve sempre pensare che, prima di tutto, vengono i pregiudizi. Per quanto possa emanciparsi, per quanto possa arrivare ad essere libero da quella schiavitù perversa che domina la mente, una base di pregiudizio sedimenta perennemente, finché morte non separi la persona dal luogo che abita.
Che siano fondati su antipatie totalmente innate o, molto più spesso, da logiche di branco, ciò che detta il ritmo dei pensieri delle persone è molto spesso lontano dal proprio percepito reale. Molto di frequente accade che, pur senza aver mai avuto a che fare con una data, specifica, realtà, si presuppone comunque di conoscerla non solo in maniera superficiale, bensì in un modo molto approfondito. Come se con quella specifica realtà ci si fosse interfacciati non solo una volta, bensì così tante da avere un pensiero delineato.
Non vi risulterà così difficile fare lo sforzo di realizzare con me che ciò che spesso accade è che quel pensiero delineato risulti essere profondamente negativo.
Capiamoci, non è che non accada di avere pregiudizi completamente positivi, ma se vi concedete di pensarci un attimo, non succede quasi mai. Moltissime volte, tra l’altro, capita che basti un piccolo dato fattuale, contrastante con il nostro ideale, per stravolgere un pregiudizio positivo e trasformarlo in negativo.
Deve succedere un miracolo, invece, perché accada il contrario. Una cosa che valutiamo negativamente in modo aprioristico, ai nostri occhi rimane coperta da un velo di negatività anche laddove i fatti si susseguissero con forza per farci cambiare idea.
Bene, finito questo trattato sul pregiudizio di cui probabilmente non avevate bisogno ma che serviva a me stesso per ricordarmi come funzioniamo, vi chiedo l’ultimo sforzo di ragionare con me su questa domanda: quante volte succede di avere a che fare con persone che abbiano pregiudizi negativi sui centri sociali e quante volte succede di non riuscire a trovare il modo per far cambiare idea all’interlocutore?
Ecco, tutto questo preambolo per dire che nessuna argomentazione è più forte del far conoscere le attività che avvengono dentro un’organizzazione così articolata e spesso sottovalutata, proprio a causa di quel pregiudizio che slega un centro sociale come il Làbas dalla realtà effettiva delle cose.
La rassegna cinematografica che Làbas organizzerà nella bellissima cornice dell’Arena Orfeonica di via Broccaindosso ci regala un quadro preciso di quanto possa essere importante il servizio culturale che viene svolto nei confronti dell’intera cittadinanza. Una selezione di film stupendi, basata su una spinta relativa a temi sociali fortissimi. Temi che, a loro vota, fanno leva su valori attorno ai quali un popolo progressista si unisce. Tutto, senza distinzioni. Si parte con Le quattro giornate di Napoli, il capolavoro di Nanni Loi che racconta la liberazione che i partenopei raggiunsero nel settembre del ’43. E poi, tra gli altri, spicca per gusto personale il bellissimo Ancora un giorno, che riprende i reportage di Ryszard Kapuściński.
Tra tutti, però, nulla è più intrigante – sempre a parere personale – dell’avventura che concederà il finale della rassegna: circa 5 ore di visione consecutiva, una maratona dedicata ai due capitoli che compongono il ritratto epico che Steven Soderbergh ha dedicato alla figura di Ernesto Guevara, interpretato da un Benicio del Toro così tanto capace di far rivivere il “Che” da lasciare invaghiti per tutta la durata del film.
Sì, insomma, l’invito finale è per tutti coloro che si ritrovano descritti nel ritratto del lunghissimo prologo: prendete tutti i pregiudizi e trasformateli in voglia di vedere dei film stupendi in compagnia di altra gente molto più simile a voi di quanto pensiate. Migliora la vita.