Portici Unesco: braccia cristiane verso San Luca e gli Alemanni

«Chi amministrerà Bologna deve essere all’altezza del grandioso riconoscimento ricevuto: il simbolo architettonico della città è patrimonio universale. Per farlo occorrerebbe – negli ultimi lustri non lo è stato – avere consapevolezza, coscienza e rispetto della nostra storia urbana. Per esempio le grandi braccia (il portico di San Luca e altro) che collegarono il centro antico con la campagna e la collina furono voluti dalla pietà cristiana. Di questi bracci esterni della città voglio a tutti ricordare le motivazioni della fede e del cuore che portarono alla loro edificazione»

di Angelo Rambaldi, “Bologna al Centro – L’Officina delle idee”


Il portico di San Luca costò 170.000 scudi romani e tutta Bologna – aristocratici, borghesi, artigiani, professori, studenti e pure i poveri – diedero chi poco, chi molto, per l’edificazione di questo cammino coperto di pietra.

L’immagine della Madonna di San Luca era giunta in città nel 1160 e Azzolina e Bice furono le suore eremite che la custodirono, edificando una chiesetta sul monte della Guardia. Si tratta di una odighitria o meglio odegetria, dal greco “colei che conduce mostrando la direzione”: immagini di scuola bizantina che si diffusero in Europa come la Madonna polacca a cui era devoto Papa Woytila. La leggenda vuole che queste Madonne fossero di artisti che copiavano un’immagine della chiesa bizantina di Santa Sofia a Costantinopoli, attribuita all’Evangelista Luca. La devozione aumentò dopo il 1433 quando, dopo piogge ininterrotte che minacciavano i raccolti, si decise di portare in processione la Madonna per chiedere la grazia della cessazione del flagello. Quando la Sacra immagine arrivò a Porta Saragozza la pioggia cessò.

L’idea arditissima del portico fino alla chiesa sulla Guardia fu immediata. Vi furono vari progetti. Alla fine venne abbandonato il tracciato pedonale che fino alla metà del ‘600 saliva a San Luca dal lato della piccola valle del rio Meloncello. I lavori iniziarono nel 1674 e si conclusero nel 1715. Forte impulso fu dato dal Marchese Girolamo Albergati. Restavano alcuni problemi: il principale era l’attacco al colle dal percorso di pianura. Fu risolto brillantemente da Francesco Dotti col suo mirabile arco del Meloncello. Lo stesso Dotti, fra il 1723 e il 1757, eresse la nuova Basilica. La Chiesa di San Luca si innalzò lasciando fino alla fine dei lavori intatta la precedente chiesa e le fu costruita sopra. Il portico è lungo tre km e mezzo. Un chilometro e mezzo in pianura, due verso la sommità. Il dislivello medio in collina è del 12%, con tratti che arrivano al 19%. Sono 660 archi di portico. Una meraviglia.

Il primo braccio della città verso la campagna fu però il portico verso la chiesa degli Alemanni (ora in via Mazzini), da porta Maggiore. Fu eretto nel 1631, è lungo poco meno di 800 metri. La chiesa degli Alemanni custodisce una immagine della Madonna originariamente posta su un muro e protagonista agli inizi del’500 di eventi miracolosi. La chiesa fu eretta nel 1538 e più volte rimaneggiata fino alla prima metà dell’800.

In questa area si trova pure un altro tratto di portico antico: era un braccio che partendo dal portico degli Alemanni raggiungeva l’Opera dei Mendicanti, pubblica Istituzione che si occupava degli ultimi e degli abbandonati di ogni età, nata fra ‘500 e ‘600. In questa aerea vi fu per lungo tempo il “Ricovero di mendicità”. Purtroppo nel secolo scorso una serie di edifici interruppero irrimediabilmente il tracciato antico del portico. 

La scelta di creare cimiteri pubblici che superassero la consuetudine di seppellire i morti in aree contigue o dentro alle chiese, anche dentro le mura, fu della fine del’700 e realizzata in periodo napoleonico, individuando l’area del soppresso Convento dei Certosini per il nuovo cimitero pubblico. Sin dal 1811 fu deciso di erigere un portico che, dal portico di San Luca al Meloncello, giungesse all’ingresso della Certosa. L’opera fu compiuta nella prima metà dell’800. Viene spontaneo un raffronto. Mentre il portico di San Luca, eretto fra ‘600 e ‘700, a me pare aereo e leggero, direi leggiadro, quello ottocentesco ha uno stile neoclassico rigido e freddo.

Vi è chi ha definito il ‘700 il Sabato del Mondo. Condivido questa definizione. L’800 fu la Domenica ma gli esiti finali, soprattutto i prezzi pagati, non furono i migliori. Il portico verso la Certosa non è come quello di San Luca. Il cimitero, al di là delle bellissime opere d’arte che custodisce, ha un ingresso lugubre, tetro. Forse perché, eretto dalla borghesia laicissima ottocentesca, è privo della speranza cristiana della Resurrezione.

Occorre capire e rispettare i vari cerchi che fecero di Bologna una meraviglia. Essere capaci di leggere la città con rispetto e piantarla di volerle infilare le brache della modernità: si indossino per riscattare gli spazi spesso anonimi e squallidi delle periferie.

Photo credits: Francesco Luca Labianca


Rispondi