Passano gli anni, cambiano le situazioni, ma il repertorio non si aggiorna. A sentire i discorsi dei leghisti spesso si fa fatica a capire se veramente frequentano i luoghi di cui parlano o se sono come quei cittadini che qualche anno fa parlavano male di alcune zone periferiche senza mai esserci nemmeno passati una volta nella vita
di Cristian Tracà, consigliere di quartiere
La sfida, lo scandalo, la novità, la rivoluzione. I giornali salutano con stupore e attesa l’ipotesi della destra di sbarcare con una festa popolare nel centro della rossa Bologna. Una sorta di controcanto della Festa dell’Unità in salsa verdastra, nel parco che ha visto in varie occasioni kermesse di segno molto diverso.
Difficile pensare a una rete di volontari così numerosa da reggere una macchina organizzativa così imponente, ma i rinforzi potrebbero arrivare da tutta la Padania. Facile pensare invece ai giorni di Expo e della Buona scuola, quando il Pd, con Renzi segretario, viveva una delle fasi più difficili della sua storia proprio tra gli stand dinanzi a Piazza VIII Agosto. Se c’è davvero questa corrispondenza d’amorosi sensi tra i due Mattei, forse il leader di Italia Viva farebbe bene a consigliare una location diversa.
Perché proprio il Pincio e le aree verdi circostanti? I giornali parlano di un’iniziale idea Pilastro, poi forse sarà subentrata la scaramanzia e il ricordo della citofonata più famigerata della storia politica. Alla fine pare che abbia preso quota la suggestione del parco nel centro storico, cavalcato a lungo come segno di incuria e di fallimento per le politiche delle sinistre. Area simbolo, direte, però proprio nel senso opposto a quello che intendono i seguaci del Capitano, che qualche passaggio devono esserselo perso.
Se c’è uno scippo relativo alla Montagnola ormai è quello che è stato compiuto alla narrazione del luogo infrequentabile e pericoloso. Sarebbe bastato parlare meglio coi residenti di quelle zone, con chi si dichiara oggi più tranquillo nel frequentarlo per fare sport o per portare a passeggio il cane. Sarebbe servito togliersi i paraocchi e andare a sentire un po’ di musica in una delle tante serate estive in cui il Parco pullulava di gente. Invece si continua a solleticare il passaparola, il titolone.
Problema risolto per sempre e archiviato? Probabilmente no, sarebbe da ingenui solo pensarlo. Portare però gli stand, brandendo l’ascia dell’Apocalisse, in un’area che da più parti è considerata come luogo in cui si sono visti meglio i progressi grazie all’azione congiunta dell’Amministrazione, delle associazioni, dei cittadini e delle forze dell’Ordine, sa di grande autogol.
Sul tema del degrado e sulla parola stessa in città si combatte da tempo una battaglia senza esclusioni di colpi, che si ravviva quasi sempre poco prima delle tornate elettorali e che non pochi pensieri desta anche all’interno della variegata compagine delle ali progressiste. La Destra però sembra prigioniera della fortezza su cui si è arroccata senza grande capacità di guardare al presente e di progettare per il futuro alternative vere, con uno sguardo meno stereotipato.
La Montagnola, il Pilastro, il Pratello, la Bolognina, Piazza Verdi. I cavalli di battaglia sono sempre più o meno gli stessi: passano gli anni, cambiano le situazioni, ma il repertorio non si aggiorna. A sentire i discorsi dei leghisti spesso si fa fatica a capire se veramente frequentano i luoghi di cui parlano o se sono come quei cittadini che qualche anno fa parlavano male di alcune zone periferiche senza mai esserci nemmeno passati una volta nella vita.
I programmi elettorali recitano sempre più o meno lo stesso mantra: più telecamere per controllare i movimenti delle persone, meno telecamere per controllare la velocità delle macchine. Il misunderstanding sulla Montagnola è solo uno dei tanti esempi. Quando a Bologna interviene un esponente del centrodestra è possibile prevedere ampiamente che cosa lamenterà e quale sarà la soluzione.
Non si spiegherebbero altrimenti anche alcuni toni indignati contro il limite dei 10 km orari proposto per via del Pratello, altro esempio abbastanza eloquente. Chi ha passato anche solo una sera della sua vita in quella parte della città sa benissimo che è impossibile non andare a passo d’uomo ma le destre non possono venire meno rispetto alla vulgata del Comune che rende complicata la vita ai cittadini e a quell’associazione di memoria futurista tra libertà, potenza e velocità.
Sarà forse perché le candidature pescano sempre in un gruppo ristretto di nomi che poi si sposta con grande disinvoltura tra Comune, Regione e Parlamento, ma la capacità di stare sul territorio e seguirne l’evoluzione sembra davvero fuori dalla portata di questo gruppo dirigente, fermo a un’idea di mobilità e vivibilità degli spazi totalmente inadeguata alle sfide contemporanee delle città europee.
Cantiere Bologna si abbandona per qualche ora, se non per qualche giorno, alle torride piacevolezze delle ferie di Augusto. La redazione augura a tutte le lettrici e a tutti i lettori un felice Ferragosto!
Photo credits: Irene Sarmenghi (CC BY-SA 4.0)
Commento in parte condivisibile: la famigerata citofonata ha portato poi all’arresto degli inquilini per possesso e spaccio di droga, modo sbagliato ma obiettivo colto in pieno. Non vedo poi cosa ci sia di strano nel fare la festa della Lega in Montagnola, se non che qualunque iniziativa della Lega a Bologna fa venire l’orticaria alla sinistra, democratica a parole molto meno nei fatti