Banche: il risiko può fare di Bologna il terzo polo italiano

Carlo Cimbri, il risanatore di Unipol, irrompe nel rimescolamento del settore dove ha già comprato banche, impresa non riuscita al predecessore Gianni Consorte. Il gruppo assicurativo che ha costruito un grattacielo nella città delle Torri punta ad allargare la penetrazione. Imprese e lavoratori ne avranno vantaggi. La variabile è la clientela, che di solito apprezza poco i servizi offerti da questo mondo: potrebbe nascere una via bolognese alla finanza che metta le persone davvero al centro

di Maurizio Morini, consulente strategico e Ambassador MISE


La discussione e il confronto in atto sul sistema bancario (non solo italiano, ma a livello globale) diventa sempre più rilevante anche in termini di geopolitica finanziaria.

Il tavolo da gioco resta apparecchiato per logiche di potere e di rilevanza finanziaria, sicuramente, ma anche i territori hanno un loro peso: assumere un ruolo di riferimento partendo da ciò che si può significare a livello finanziario appare uno dei principali interessi contemporanei. Possiamo discutere a lungo su quanto ciò sia significativo rispetto all’economia “reale” della produzione e dei servizi primari, ma oggi vogliamo concentrarci su altro argomento.

Bologna infatti si appresta a divenire, dopo Torino e Milano, uno dei centri di rilevanza finanziaria quantomeno a livello nazionale. Una prova evidente è data dal risiko delle opzioni bancarie possibili scatenatosi nelle scorse settimane attorno alle presunte intenzioni di UnipolSai di allargare i propri interessi nei confronti del mondo bancario.

Sulla stampa e online si legge che Cimbri, amministratore delegato di UnipolSai, si è detto assolutamente soddisfatto dell’investimento effettuato sulla Banca Popolare di Sondrio, anche in termini di quota. «È una banca ben gestita – ha detto – e noi siamo interessati a presidiare una partnership che dura da più da 10 anni». Tanto più alla luce dei potenziali spazi di crescita nel canale bancario (dove, va ricordato, è incasellata anche la quota di UnipolSai del 20% in Bper). A tal proposito, il manager ha sottolineato che Unipol «è molto soddisfatta» anche «dei volumi prodotti» dalle ex filiali di Ubi Banca: «Non possiamo che esser felici come azionisti ma soprattutto come partner distributivi». «Anche su Sondrio – ha concluso – ci applicheremo nell’immediato futuro per rendere questo canale ancor più robusto e profittevole nell’interesse reciproco». Quindi a conferma che l’interesse di UnipolSai è per l’estensione del proprio peso nell’ambito della rilevanza finanziaria sul mercato nazionale, con una conseguente forte significatività bolognese.

Del resto, anche la stampa apparentemente fuori contesto territoriale, come Il Messaggero, vede Bper come il principale candidato per un’integrazione di breve/medio termine con Popolare di Sondrio, considerando la presenza di Unipol come azionista di maggioranza di entrambi gli istituti e il fatto che a fine anno la Popolare di Sondrio dovrà procedere con la trasformazione societaria.

È quindi sempre più tangibile la possibilità di un terzo polo nel settore bancario in Italia con una potenziale aggregazione tra Banco Bpm, Bper e Banca Popolare di Sondrio, uno scenario in cui UnipolSai (e quindi Bologna) gioca un ruolo chiave.

Ma quali benefici ne avrebbero le imprese, i cittadini/utenti, e forse anche i lavoratori? Le imprese del nostro territorio potranno agevolarsi di un peso nazionale più rilevante della concentrazione finanziaria su UnipolSai, per esempio avendo servizi di insight relativamente a zone commercialmente meno conosciute, e potendo utilizzare strutture collegate presenti sui vari territori. I lavoratori del sistema potranno avere opportunità professionali interessanti, e Bologna potrebbe attrarre competenze e talenti normalmente destinati ad altre piazze commerciali; in tal senso, come ben hanno dimostrato vari studi, si potrebbe generare un beneficio per alcuni settori connessi dei servizi, sia alle imprese sia alle persone.

Di tutto ciò è facile prevedere che non sarà particolarmente sostanziale il beneficio che arriverà ai cittadini/clienti, anche se una valutazione integrata dei servizi offerti potrebbe permettere di scegliere tra più opportunità. 

Ci auguriamo che le scelte effettuate, una volta tanto, tengano conto delle esigenze dei cittadini stessi che, ricordiamolo, normalmente hanno una pessima valutazione del settore bancario/assicurativo (l’ultima rilevazione sulla soddisfazione dei servizi bancari porta a un angosciante 2,2 su 10…). C’è molto spazio per lavorare, e ci auguriamo che UnipolSai intenda occuparsene. Altrimenti resteremo costretti a scegliere servizi bancari e assicurativi perché necessari, con la logica del “meno peggio”.

Complessivamente, una “via bolognese” alla finanza potrebbe tentare di fare quello che nessuno finora è riuscito veramente a realizzare: mettere le persone davvero al centro, avendo il coraggio di “guardare avanti” in maniera differente dal solito, e davvero sostenibile. Ce lo auguriamo proprio!

Photo credits: Kalel77 (CC BY-SA 3.0)


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