In memoria di un vero interprete della storia del Novecento

Alessandro Rovinetti (1942-2021) – Il 27 agosto ci ha lasciati un protagonista della scena istituzionale; che fu capace di innovare, al fianco di Zangheri, Imbeni, Vitali, Bonaga e Pellicanò, la voce dell’Amministrazione, ripensando la comunicazione pubblica come base per una Repubblica di cittadini informati, consapevoli e partecipativi. Ora che, con il tornado Internet e l’infodemia, questa voce fa fatica a farsi ascoltare, avremmo ancor più bisogno della sua sintonia con il sentire popolare

di Pieraugusto Pozzi, ingegnere autore di ricerche e saggi sul digitale


Caro Cantiere, caro direttore, è passata qualche settimana da quando ci ha lasciato Alessandro Rovinetti, protagonista della stagione della comunicazione pubblica e istituzionale tra gli ultimi decenni del Novecento e gli anni Duemila e, per me, compagno di iniziative associative e di ricerca.

Alessandro, vero interprete della storia del Novecento, era stato capace di percepire il nuovo orizzonte tecnologico e culturale che si profilava. Formatosi nella stagione politica delle convinzioni e delle appartenenze forti, era diventato, in età molto giovane per quei tempi, Capo di Gabinetto del Sindaco di Bologna Renato Zangheri.  Ma sapeva dialogare con chi era dislocato su posizioni diverse a vantaggio della cosa pubblica e, quasi certamente, proprio questa capacità dialogica, dialettica e di comunicazione, lo aveva indirizzato poi alla comunicazione pubblica.

Tra la fine degli Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, nuove norme istituirono in ogni amministrazione pubblica gli Uffici per le relazioni con il pubblico (Urp) e il ruolo dei comunicatori pubblici. A Bologna le intuizioni di amministratori come Renzo Imbeni, Walter Vitali, Stefano Bonaga, Domenico Pellicanò trovarono in Alessandro Rovinetti il dirigente capace di innovare operativamente la comunicazione dell’Amministrazione.

Sempre impegnato ad affrontare la questione della comunicazione pubblica innovativa in prospettiva nazionale, assumendo incarichi direttivi nell’Associazione della comunicazione pubblica e nel Forum per la tecnologia dell’informazione, ed europea nella Federazione Feacp e nel Com-pa, il salone europeo della comunicazione pubblica che si svolgeva alla Fiera di Bologna. 

Negli uffici del Comune Rovinetti aveva una squadra affiatata e concretamente operosa: ricordo in particolare Leda Guidi, ancora oggi presidente dell’Associazione della comunicazione pubblica, Catia Merighi e Viviana Dozza. Nel mondo associativo trovò sintonia con innovatori di alto profilo come Gerardo Mombelli, Stefano Rolando, Giorgio Pacifici.

Alessandro era in definitiva il prototipo di quell’intellettuale-professionista novecentesco di lungo corso e di grande esperienza, realmente in grado di mediare tra la funzione di indirizzo politico e le esigenze dei cittadini. Ascoltando le loro richieste e comunicando ciò che l’amministrazione faceva. E costantemente disponibile a offrire l’inestimabile know-how maturato sul campo ai colleghi comunicatori e al mondo dell’Università, assumendo incarichi di docenza in diversi atenei. 

In questo mondo in divenire ma ancora abbastanza stabile, nel quale gli sforzi politico-professionali cercavano di adempiere, in fondo, al mandato costituzionale di formare una Repubblica di cittadini informati, consapevoli e partecipativi, la funzione pubblica aveva ancora la sua centralità e la nozione di servizio pubblico era chiaramente rintracciabile.

Ma incombevano il tornado Internet e il diluvio digitale. Una sfida tecnologica che Rovinetti e il Comune di Bologna cercarono subito di accettare e di indirizzare in senso democratico e partecipativo, attivando la rete civica Iperbole e i suoi servizi a vantaggio dei cittadini: dalla posta elettronica ai primi servizi online, ovviamente limitati nelle prestazioni dalle infrastrutture tecniche disponibili a quel tempo. 

Oggi, in un mondo pervaso dalla comunicazione digitale, nella quale la moltiplicazione delle sorgenti informative crea tendenze e scie digitali talvolta opache, sciami digitali e infodemia, la valenza e la potenza della comunicazione pubblica e istituzionale sembrano quasi inibite e non facilmente distinguibili. E quindi devono essere ripensate.

Ecco perché avremmo bisogno della sintonia istintiva con il sentire popolare, dei ragionamenti e delle battute taglienti di Alessandro, uomo spigoloso e di carattere, sempre orientato all’innovazione e all’azione.

In copertina: Alessandro Rovinetti (a destra) insieme al sindaco Renato Zangheri. Photo credits: Angelo Tonelli


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