Gli effetti sulla casa avranno lunghi strascichi, attenuati per ora dal rinvio degli sfratti per morosità e delle procedure esecutive che celano la reale portata della crisi. Ma ci sono 400 nuclei familiari a rischio nel sistema di edilizia residenziale pubblica e le domande di sostegno all’affitto sono cresciute del 228% nel 2019 e del 390% nel 2020. Anche sui mutui i dati sono attenuati dal blocco dei pignoramenti, ma furono 1.000 dopo la crisi del 2008: sfide ardue per chi amministrerà
di Gianluigi Chiaro, fondatore di Area Proxima e consulente di Caritas Italiana, e Francesco Capobianco, project manager di Nomisma, candidato al Comune di Bologna per Coalizione Civica
Quali saranno gli effetti della pandemia sul sistema abitativo a Bologna? Non è ancora possibile dare una risposta definitiva a questa domanda poiché, come per la crisi del 2008, dovremo aspettarci un lungo strascico nel tempo. Allora, infatti, il picco degli sfratti giunse nel quadriennio 2012-2015 con circa 1.200 sfratti l’anno e un totale di oltre 5.000.
Anche l’aggiornamento al 2020 del numero di sfratti pubblicato dal Ministero dell’Interno è rappresentativo di tale incertezza: il prolungarsi della pandemia nel corso del 2021 e il rinvio degli sfratti per morosità e delle procedure esecutive hanno contribuito a diluire gli effetti dell’emergenza abitativa.
Rispetto agli sfratti, dal primo luglio 2021 è ripresa la possibilità di eseguirli, anche se il Decreto Sostegni 41/2021 ha introdotto un’ulteriore dilazione fino alla fine di settembre per provvedimenti adottati dal 28 febbraio al 30 settembre 2020 e fino alla fine dell’anno per i provvedimenti avviati dal 1° ottobre 2020 fino al 30 giugno ‘21.
Gli effetti di tali blocchi a oggi non hanno permesso il rivelarsi della reale portata della crisi. Per “vedere avanti” si può far riferimento alle parole del presidente Acer, Alessandro Alberani, che indica in circa 400 i nuclei a rischio all’interno del sistema di Erp (Edilizia residenziale pubblica), e alle graduatorie del Bando Affitto degli ultimi anni. L’ultima graduatoria relativa al sostegno dell’affitto si è conclusa con 8.097 domande valide: nel corso del 2019 e del 2020 le domande valide erano state rispettivamente 1.653 e 2.466: parliamo quindi di aumenti pari, rispettivamente, al 228% e al 390%.
Quanto ai mutui, è bene ricordare che le esecuzioni immobiliari legate ai pignoramenti sono state sospese fino al 30 giugno ‘21 nonostante una recente sentenza della Corte Costituzionale sulla legittimità della proroga. Anche in questo caso i dati non restituiscono la gravità della situazione, ma sappiamo che nella precedente crisi sono state raggiunte circa 1.000 esecuzioni immobiliari l’anno, da sommare agli “affitti precari”.
A prescindere dalla pandemia, come riportato dall’Istituto De Gasperi in La Bologna che vorremmo, l’istruttoria pubblica sulla casa del 2019 aveva evidenziato come la situazione fosse migliore di quella di molte altre città, ma presentasse alcuni aspetti su cui era necessario intervenire con urgenza:
“Bologna vive una carenza strutturale di alloggi in affitto a prezzi accessibili. La quantità di famiglie in affitto (circa 30%) è pari alla media europea e superiore a quella italiana (…) nel 2019 a fronte di 400.000 residenti avevamo in città circa 70.000 studenti, di cui la metà fuori sede. Questi due tipi di domanda hanno tenuto a lungo il mercato degli affitti in un relativo equilibrio, che ha contribuito ad arginare lo spopolamento del centro storico, ma prima della pandemia questo equilibrio stava andando in crisi per la grande diffusione degli alloggi a uso turistico promossi su piattaforme digitali”
Senza i dovuti accorgimenti un ritorno al “cattivo equilibrio” pre-pandemico appare ineluttabile, quindi le sfide per la prossima Amministrazione comunale risultano ardue. Esistono provvedimenti da vagliare, oltre a quelli già messi in campo anche a livello regionale, che potrebbero dare risposte efficaci ovvero:
- Conoscere il fabbisogno abitativo anche in relazione alle politiche di welfare, in modo tale da offrire una conoscenza delle condizioni reali delle persone, proponendo interventi integrati e non a compartimenti stagni.
- Rilanciare l’“agenzia sociale per l’affitto” che garantisca l’incontro tra domanda fragile e affitti sostenibili grazie a fondi di garanzia pubblici o integrazioni economiche ai proprietari, per rendere il canone adeguato rispetto ai redditi delle famiglie.
- Includere le persone “vulnerabili” con reddito Isee appena superiore alla soglia per l’accesso all’Erp (17.154 €) ma in difficoltà a intercettare il mercato privato degli affitti, definendo un programma di recupero di alloggi in affitto a canone di circa 250/300 € al mese.
- Riprendere il tema degli alloggi turistici, specie nel centro storico, con forme di limitazione, anche grazie a una maggiore integrazione del sistema turistico cittadino con quello metropolitano.
Photo credits: Aalap Pathak