Una vera Città Metropolitana per una vera partecipazione democratica

Il nuovo sindaco Matteo Lepore si faccia spiegare da Walter Vitali, che su questo fu molto bravo, la strada da percorrere verso una vera Città Metropolitana, con Quartieri fuori dall’intombamento in cui sono stati ficcati in questi ultimi lustri

di Angelo Rambaldi, Bologna al Centro – L’Officina delle Idee


Attendo ancora l’atto finale del neo sindaco sulla Giunta, così come qualche informazione in più a proposito di cosa si voglia fare della Città Metropolitana bolognese. Ma dai boatos, che spero vengano almeno in parte smentiti, sono un po’ dubbioso .

Sulla Bologna città  metropolitana del futuro ci sono grossi equivoci. In parte per colpa della Legge nazionale che le istituì, ma pure, nel caso di Bologna, per colpa delle pesantissime responsabilità locali.

Qualche tempo fa l’allora sindaco Merola, richiamandosi proprio alla legge, dichiarò che era impossibile, e non si doveva, sciogliere il Comune di Bologna che aveva, disse lui, mille anni di vita. Non ho mai capito il suo allarmismo. Nel progetto “teorico” delle città metropolitane (grosso modo tutte quelle capoluogo di  regione) c’è scritto  infatti che  i Quartieri divengono veri e propri Municipi, come gli altri comuni della città metropolitana, e il Comune non è che viene soppresso, ma si trasforma istituzionalmente in “Città Metropolitana”.

Walter Vitali con la sua associazione questo reale paradigma lo spiegò più volte, invano, a Palazzo d’Accursio. Nessuno lo stette ad ascoltare. Tuttavia, questa giusta visione della Città Metropolitana si scontra con un errore di origine della legge, che prevede che i confini delle città metropolitane siano quelli delle ex Provincie, il che è profondamente sbagliato. Una comunità politica deve essere infatti anche una comunità geografica: occorre un legame storico e identitario. La media ed alta montagna non c’entrano nulla con l’area metropolitana bolognese, per non parlare di Imola.

Il recupero culturale e politico di una vera città metropolitana passa attraverso la rinascita e la fine dell’”intombamento” dei Quartieri, avvenuto a Bologna in questi ultimi lustri. Ovvero ci devono essere veri quartieri – a Bologna il numero giusto è 10 – con veri poteri e non subalterni al Comune centrale: vere realtà di partecipazione.

Dunque una città metropolitana formata dai Quartieri e dai comuni della prima cintura e da alcuni, non tutti, della seconda cintura. Una rinata Provincia di Bologna. Altrimenti, è un dato fisiologico più che politico, senza una vera Provincia l’area metropolitana bolognese drena tutte le risorse su di sé a discapito del restante territorio.

Ma come dicevo all’inizio, dalle voci che arrivano e da qualche decisone già presa dal Sindaco, sono un po’ pessimista. Ad esempio questo gruppo di personaggi , già ex consiglieri comunali o attori del Pd bolognese, infilati dal sindaco a Palazzo Malvezzi non si capisce bene a quale titolo. Personaggi inseriti ai vertici dell’organizzazione funzionale della Città metropolitana che danno la netta impressione di un’organizzazione “bolognacentrica”. 

Aggiungerei pure che sento un po’ un po’ di odore, sgradevole, di “premi di consolazione”. Sempre secondo le voci, sapere che s’ipotizza come Assessore ai Quartieri della giunta comunale un ex Presidente di Quartiere che ha assistito silente, insieme ai suoi colleghi, al processo di annientamento del Quartieri, mi dà una sensazione di sincero disagio.

L’ho già detto in altre occasioni ma lo ripeto: che questa involuzione negativa dei Quartieri sia avvenuta proprio nella città dove furono creati, è un’offesa al lascito e alla memoria di Dossetti e Ardigò. Staremo a vedere se il nuovo sindaco intende davvero cambiare le cose.


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