Maria Brizzi Giorgi fu una straordinaria pianista e compositrice bolognese, ma del suo nome non c’è traccia nella toponomastica cittadina. Incredibile, verrebbe da dire. Ma poi si spulcia lo stradario e si scopre che su 2.300 luoghi della città appena 116 hanno nomi femminili, solo dieci nel centro storico e sei di queste sono sante. Oltre 1.250 sono maschili: un rapporto di meno di uno a dieci. Matteo Lepore immagina una città femminista? Cominci riducendo questo gender gap nei nomi dei luoghi
di Michele Pompei, cittadino
Reduce dalla lettura del libro Il tocco di Polimnia. Maria Brizzi Giorgi, musicista, musa e mentore del giovane Rossini, scritto da Loris Rabiti, titolare della prestigiosa e storica libreria antiquaria “Docet”, mi sono assai sorpreso di non aver mai sentito nominare prima questa donna straordinaria.
Una figura apicale della cultura bolognese di inizio ottocento, fenomenale virtuosa del pianoforte, compositrice e animatrice della scena musicale cittadina che, come una calamita, attirava nella sua Accademia Polimniaca i migliori talenti del Paese.
Non avevo nessuna familiarità col suo nome, nemmeno quella che si crea leggendolo sulla targa di una strada o nell’indirizzo di un luogo che dobbiamo raggiungere. Di lei, di Maria Brizzi Giorgi, non c’è nessuna traccia nella toponomastica cittadina.
E mi sarebbe venuto da dire, incredibilmente. Se non che, superato lo stupore, ho deciso di provare a figurarmi quante altre figure di donne degne di essere ricordate sono state invece tenute fuori dal nostro stradario. E per farlo o provare a immaginarlo, è bastato prendere l’elenco di tutti i toponimi della nostra città e verificare quanti di essi fossero dedicati a figure femminili. In mio aiuto, e ringrazio le curatrici per il lavoro svolto, è venuto dalla pagina ‘’Toponimi femminili’’, curata da Elena Ferrari, Antonietta Di Salvo e Susanna Scagliarini (per la parte informatica), su un’idea dell’Ufficio Comunicazione e Stampa del Comune di Bologna.
In sintesi scopriamo che i toponimi femminili (comprensivi anche delle aree verdi) sono complessivamente 116, suddivisi nelle categorie Artiste, Donne di spettacolo, Benefattrici, Donne storiche e politiche, Erudite, Sante e Sportive. Di queste 116, solo una decina è presente all’interno del centro storico e la maggior parte di queste sono sante.
E gli uomini? Qui il conto è un po’ più complesso e in mancanza di informazioni più precise posso solo affidarmi a un conteggio sommario. Ma l’esattezza del dato è ininfluente, basta affidarsi alle proporzioni che possiamo desumere dal conteggio e dal successivo confronto, per farci un’idea.
A Bologna ci sono vie, viali, strade, piazze, piazzette, rotonde, ponti, larghi, gallerie, rampe, piazzali e sottopassi, ma anche parchi, giardini e finanche aiuole. Ognuno di questi luoghi ha la sua brava targa che ne ricorda il nome. Complessivamente possiamo contarne all’incirca 2.300.
Di questi, come abbiamo detto, 116 sono toponimi femminili. Alla cifra sottraiamo poi quelli dedicati a luoghi, mestieri, battaglie, fiori, frutti etc.. e tolta una corposa tara che riguarda i vicoli e le strade intitolate alle grandi famiglie bolognesi, ci ritroviamo con la considerevole cifra (espressa comunque per difetto) di circa 1.250 toponimi maschili.
Non ci vuole una medaglia Fields per constatare che il rapporto tra toponimi femminili e maschili è meno di uno a dieci. La sproporzione salterebbe anche all’occhio più pigro.
Il neo sindaco Matteo Lepore, in campagna elettorale, si augurava di fare di Bologna, tra le altre cose, anche una delle città più femministe d’Italia. Bene, se siamo d’accordo che in molti casi la forma sia pure sostanza, la sua amministrazione potrebbe partire da lì, da questo clamoroso (e poco femminista) gender gap toponomastico e operare affinché il divario possa essere quantomeno ridotto a proporzioni più accettabili.
Magari si potrebbe cominciare proprio da Maria Brizzi Giorgi e rimediare alla damnatio memoriae alla quale le donne sono condannate in virtù del loro genere. In una città che ha dedicato una piazzetta agli umarells, siamo assolutamente convinti che un piccolo sforzo per celebrare figure straordinarie come quella della compositrice e strumentista bolognese (e non solo la sua) si potrebbe pur cominciare a farlo.
Giustissimo
Grazie per la bella riflessione e per i suggerimenti! Molto azzeccata la teoria del “topuomini”. Il tema è sempre
quello: l’invisibilita’ delle donne!