Gli intrecci tra l’affossamento del Ddl Zan e la proposta di Pier Ferdinando Casini al Quirinale, passando per l’ingombrante interventismo nel complicato rapporto Conti – Lepore. Il cavallo di Renzi sembra più che altro un asinello malconcio
di Andrea Femia, digital strategist cB
Vi dovrebbe essere giunta notizia del fatto che il Ddl Zan ha fatto i conti con la realtà di un Paese che, più che al progresso futuro guarda, quando va bene, a quello delle prossime ore. L’arma del delitto è stata il voto segreto in Senato. 154 senatori favorevoli alla tagliola contro i 131 che avevano votato affinché il Ddl Zan andasse avanti spedito nel suo cammino. Italia viva, in quell’aula, contava 12 senatori presenti al momento del voto.
Non è immediato, perché uno può pensare “vabbè ma la differenza è di 23, con 12 non facevi nulla”. A una lettura più attenta del dato, se a 131 aggiungete 12, fa 143 e se a 154 togliete 12 fa 142, il dato avrebbe invertito l’ordine della maggioranza seppur di una sola unità.
È importante questa cosa perché nelle ultime ore diversi esponenti di Italia Viva stanno dando la colpa della fine del percorso del Ddl Zan alla “cocciutagine” del Pd nel non cedere alla richiesta di modifiche del Ddl stesso. Richiesta che, guarda caso, veniva con forza da Italia Viva. Così che Renzi possa parlare di suicidio politico di Letta (che, nel frattempo, ha riportato il Pd al primo posto tra i partiti secondo un recente sondaggio riferibile alle intenzioni di voto, per la prima volta da quando Renzi ha iniziato la sua caduta funesta da segretario).
C’è un filo molto sottile che collega la sciagurata sfortuna di questa norma affossata a quell’esigenza di Italia Viva di contare qualcosa. Sulla mossa del cavallo, Renzi ci ha scritto un libro. Se avete giocato a scacchi saprete che il cavallo è l’unico pezzo che si muove in un modo tutto suo. Sembra irregolare, non si muove seguendo rette o diagonali, no. Si muove a formare una L molto strana, spesso illeggibile. È un pezzo che vale poco, molto meno della torre, enormemente meno della regina, eppure ha la capacità di spezzare la partita in due proprio per l’illeggibilità del suo sviluppo.
Prendete Renzi, che secondo quello stesso sondaggio di cui sopra vale per la prima volta meno del 2%, e capirete perché a quel cavallo si ispira così tanto.
Peccato però che, quando il suo partito si muove, ultimamente sembra più un ciuccio. Pare abbastanza evidente che l’obiettivo dietro il boicottaggio del Ddl Zan sia l’intenzione di rendere palese ai potenziali nuovi alleati destrorsi che una maggioranza volendo c’è e che potrebbe eleggere il nuovo Presidente della Repubblica, dando un peso enorme al centrodestra che dunque può compattarsi sapendo che Renzi, volendo, è con loro.
Ed è qui che arriva Pier Ferdinando Casini, l’uomo nell’ombra se ce n’è uno. Dopo il suo splendore politico di inizio 2000 ha scelto la via del “dove mi mettono sto, purché mi mettano”, fino a essere eletto nelle fila del Pd, in quella che ancora oggi molti vedono come una delle mosse da 18%.
Se puoi consentire a uno dei tuoi rivali storici di entrare nel seggio bloccato di Bologna è evidente che la tua ambizione umana è quella di sgretolare un mondo politico. La mossa di Casini al Quirinale potrebbe reggere, e chi siamo noi per dire di no, ma tutto sommato qualcosa suggerisce che dentro Fratelli d’Italia e dentro la Lega qualcuno farebbe di tutto pur di evitarlo.
Anche a Bologna sta succedendo qualcosa di ciuccesco. Nella complicata ma rispettosa trattativa Lepore – Conti su chi far entrare in giunta dalla lista dell’ex candidata alle Primarie, Italia Viva se ne esce con un raglio fuori dalla grazia di Dio, pretendendo di avere voce in capitolo lì dove hanno chiaramente rappresentato un handicap piuttosto che un valore aggiunto. Ancora oggi, a elezioni finite da un pezzo, appare chiaro che senza la zavorra di Italia Viva Isabella Conti avrebbe potuto, da sola, addirittura migliorare l’ottimo risultato che ha avuto.
Ciò nonostante Italia Viva insiste a inseguire l’ossessione di contare qualcosa. Riuscendo a farlo solo ed esclusivamente a costo di fungere da stampella della peggiore politica dell’odio (vedi caso Zan). Sapendo solo ragliare in tutti gli altri casi.
Ottimista Renzi conta ancora! Anche a Bologna
i presunti nemici sanno solo mentire e ragliare. Sono impressionato (ma poco) dalla sua pretesa di giudicare, leggere i voti segreti e capire la verità. Ma non ne sarei così sicuro e trovo un po’ patetico e inelegante che Lei pretenda di affermare una presunta verità con un ragionamento così debole.