È decisivo per l’efficienza energetica degli edifici esistenti. Se si abolisce come faranno Regioni e Comuni a raggiungere gli obiettivi Ue? E come faranno le famiglie a ridurre i consumi energetici e le emissioni di CO2? Perché non ne parla il Presidente Bonaccini? Spero che all’insediamento del Consiglio ne parli il nuovo Sindaco, Matteo Lepore
di Ugo Mazza, già dirigente politico
Superbonus 110%. Stiamo parlando della riqualificazione edilizia, pubblica e privata: soldi pubblici dati a famiglie e imprese per risanare edifici costruiti senza la cultura dell’efficienza energetica e della sicurezza antisismica. Il Superbonus poteva essere fatto meglio? Certo, allora discutiamo di questo.
Un giornale locale ha dedicato due pagine al 110% intervistando progettisti, costruttori e banche: le richieste vanno oltre la potenzialità delle imprese; le banche, per quel 10% di interessi, sostengono famiglie e imprese; la domanda ha fatto aumentare i prezzi delle materie prime; “è il mercato, bellezza”, ma c’è anche chi specula o aumenta i prezzi del lavoro (non dei salari) “tanto paga lo stato”.
NO, COSÌ NON VA; è danaro pubblico, controlliamo e miglioriamo gli obiettivi di qualità. Quali sono i dati? Di quanto si riducono le emissioni? Basta un “salto di due classi” o si deve fare di più?
La Regione e i Comuni sembrano solo infastiditi dalle beghe a cui sono costretti, Cila (Comunicazione inizio lavori asseverata), Asseverazioni ecc.? Perché questo disinteresse? Un ex sindaco mi ha risposto: «Prendono soldi tutti, fuori che i Comuni».
L’edilizia, abitazioni, commercio e terziario, è uno dei settori più climalteranti: il superbonus e il lavoro sono gli strumenti per ridurre l’inquinamento urbano e globale: parliamo di questo.
Gli obiettivi europei sono chiari: 2030 emissioni CO2 meno 55%; 2050 zero emissioni. Se si abolirà il 110% come si farà a raggiungere gli obiettivi Ue? Quanti edifici dovranno essere ristrutturati dal punto di vista energetico a Bologna e in Regione? Quanti soldi serviranno? Le famiglie potranno farvi fronte senza “aiuti di stato”? Il Regolamento edilizio di Bologna è ancora più severo del 110%, come farà ad attuarlo?
Che fare? Alcune “modifiche” necessarie.
Migliorare la norma:
– allungare i termini, almeno fino al 2030, per assestare il sistema, programmare e ridurre la speculazione sui materiali, sui ponteggi e favorire la formazione dei lavoratori;
– lasciare la possibilità di utilizzo del bonus ai condomini alle case singole con la possibilità di una riduzione del bonus per edifici e ville di lusso;
– riservare il bonus facciate solo per gli edifici tutelati se non è possibile la riqualificazione energetica;
Focalizzare l’attenzione sugli obiettivi di qualità energetica:
– spingere al massimo l’efficienza energetica ottenibile, edificio per edificio, per ottenere il Bonus;
– superare in pochi anni il finanziamento a materiali per coibentazione di origine fossile
– favorire l’uso di pompe di calore e superare in breve tempo l’incentivo per il cambio di caldaie a metano.
– spingere all’uso dell’energia rinnovabile rendendo possibile l’utilizzo comune dell’energia in surplus
Attribuire un ruolo preciso a Regioni e Comuni:
– definire un “Piano di riqualificazione edilizia, riduzione consumi energetici ed emissioni CO2” e avere risorse statali per un ufficio per l’attuazione del Piano UE, 2030 e 2050;
– attivare un Osservatorio Regionale, Comune per Comune, degli attestati Ape e dei controlli per la qualità dei lavori e dell’attuazione norme energetiche e di scurezza correlate ai bonus
– incentivare corsi speciali di formazione per progettisti, operatori vari e lavoratori di cantiere.
Mi meraviglia il silenzio di Regioni e Comuni mentre in Parlamento si discute del “superbonus”. Penso che dovrebbero essere protagoniste nell’attuazione di uno strumento fondamentale per ristrutturare l’edilizia esistente; parte indispensabile per attuare i programmi di “Riqualificazione urbana”, ben più complessi e necessari per ottenere città meno climalteranti, obiettivo di Progetti Ue.
Mi auguro che la nuova Giunta di Bologna sappia essere all’altezza della situazione e attivi i lavori per un “Piano di riduzione del CO2 al 2030 e al 2050”, con le riduzioni anno per anno e settore per settore.
Serve questa conoscenza per una consapevolezza pubblica e privata per portare Bologna in Europa. Diventiamo una delle città europee più avanzate contro il cambiamento climatico. Nei fatti.
Sono molto d’accordio. Visto che il programma di Lepore prevede per Bologna un’anticipazione addirittura al 2030 della neutralità carbonica (il PAESC, comunque in anticipo con gli obiettivi della conferenza di Parigi prevede il 2040) è indispensabile coinvolgere/stimolare attivamente tutti i cittadini con un manuale di buone pratiche e con incentivi alla installazione di pannelli fotovoltaici dove si può (ad esempio sui tetti degli edifici che hanno le caratteristiche necessarie).