Ossi di pollo

Il consiglio (non richiesto) che do a tutti è quello di guardarsi intorno, piuttosto che fissarsi sull’imminente Congresso Pd come se fosse la panacea di tutti i mali. A meno di meravigliosi imprevisti, andrà tutto come di consueto. E l’abitudine, si sa, è la morte del sentimento

di Pier Francesco Di Biase, caporedattore cB


Spesso il male di vivere ho incontrato. Eran Congressi Pd, corse al tesseramento, riunioni liturgiche e molto spesso letargiche. Un tempo, vi dirò, tutto questo mi sembrava anche interessante. Osservare i meccanismi interni al più grande partito progressista italiano è come fare un tuffo a piedi pari nel passato e io, che ho sempre avuto un debole per la Storia, mi ci trovavo bene. Ognuno si annoia poi come meglio crede.

Anche questa volta ci sarebbe da rassegnarsi alla consueta litania, condita di possibili candidature uniche e unitarie. Se non fosse che tra astensionismo e percentuali, dalle ultime elezioni comunali sono uscite un paio di forze fresche e un Pd alquanto malconcio. E sebbene Tosiani vada in giro ripetendo – a se stesso più che agli altri – che quello ottenuto dal suo partito è un grande risultato, la balena rossa è finita in secca ed è molto difficile che possa uscirne da sola.

Pur da versanti opposti, tanto la Lista Conti quanto Coalizione Civica hanno lo stesso problema: tirare questo vecchio cetaceo in andropausa ciascuna dalla propria parte, convincendosi di amarlo più della rivale. E come nel popolare gioco dell’osso di pollo, chi tirando riceverà la metà più grossa avrà le migliori chance di realizzare i propri sogni.

Ora io, che se permettete di amori non corrisposti ho una discreta esperienza, vorrei dire a entrambe le suddette di approfittare del momento “colonscopia” del Pd per tentare invece di brillare quanto più possibile tra l’elettorato bolognese. Perché, a parte gli 8.000 highlander che ancora si ostinano a farsi del male, ci sono tantissime persone in questa città disposte a innamorarsi di nuovo della politica, compreso lo scrivente. Perciò vi prego, rapiteci il cuore, che quello della balena ormai non batte quasi più.

Un amico, qualche giorno fa, mi ha chiesto se avessi idea delle intenzioni congressuali di Alberto Aitini. Gli ho risposto che non ne sapevo nulla, ma che avendo intravisto l’ex assessore gustarsi un caffè in Piazza Santo Stefano, la mattina prima, mi era sembrato tutto sommato sereno. E c’è da augurarglielo di cuore, perché se la vita è troppo breve per fare quello che non ci interessa, figuriamoci per fare quello che non ci rende felici. L’importante è non rassegnarsi mai.

Dunque il consiglio (non richiesto) che do a tutti è quello di guardarsi intorno, piuttosto che fissarsi sull’imminente Congresso come se fosse la panacea di tutti i mali. A meno di meravigliosi imprevisti, andrà tutto come di consueto. E l’abitudine, si sa, è la morte del sentimento.

Leggendolo, mi auguro che nessuno si senta offeso da questo mio flusso di coscienza travestito da articolessa. Ogni tanto bisogna anche ridersi addosso. Quanto a me, penso e spero che questa sarà l’ultima volta che mi sentirete parlare del Congresso Pd. Col tempo ho imparato a volermi bene e ho anch’io il mio cammino da fare. Credo che per un po’ andrò a giocare a tennis in Perù. Se mi cercate, sapete dove trovarmi.


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