Ecco chi è e cosa farà la nuova assessora metropolitana con tre deleghe: promozione economica e attrattività internazionale, industrie creative e culturali, impatto del Tecnopolo
di Barbara Beghelli, giornalista
Parla veloce e senza pause, Rosa Grimaldi, normale che mentre chiacchieriamo si sposti da un ufficio all’altro, la chiamino (e non solo per i saluti) la cerchino ripetutamente ma comunque lei sta sul pezzo e non si perde, soprattutto tiene insieme tutti i pezzi. Nativa di Pagani (Salerno) come anche il suo consorte, va dritta per la sua strada, che più o meno per mezzora è in linea anche con la “nostra”, e meno male.
“Sono meridionale” esordisce, la sua bella e romantica terra però l’ha lasciata dopo la maturità, decisa ad intraprendere gli studi su, al nord. Al politecnico di Torino, per l’esattezza.
Questa gentile signora dai riccioli castani, eletta in Comune all’indomani di San Petronio (lista civica di Lepore) è a tutti gli effetti una scienziata, competente e appassionata della sua materia, la gestione dell’innovazione e dell’imprenditorialità; all’università di Bologna.
Mercoledì compirà 49 anni, li festeggerà molto probabilmente con la sua numerosa famiglia: marito ingegnere e tre figlie (Giulia, Anna, Isabella) più i due inseparabili gatti (maschio e femmina).
Laureatasi nel ’96, è poi volata a Brighton per un anno alla SPRU per un master in gestione dell’innovazione e infine è approdata a Bologna nel 1999. Finito il dottorato in ingegneria economico-gestionale nel 2001, è andata in America a studiare ancora, alla Michigan University Business School. Nel 2002 è diventata ricercatrice, nel 2004 ha fatto il concorso per il ruolo di prof associata e nel 2015 è diventata professoressa ordinaria.
Fino a ieri l’altro pro-rettrice e responsabile dei rapporti con le imprese e l’imprenditorialità, oggi è assessora metropolitana con tre deleghe: promozione economica e attrattività internazionale, industrie creative e culturali, impatto del Tecnopolo. E quando le chiedi di spiegare cosa insegna esattamente agli studenti lei risponde: “Lo sviluppo di idee imprenditoriali che portino anche ad avere un valore commerciale”, siano cioè spendibili sul mercato.
Ha già iniziato a lavorare ai nuovi progetti?
“Abbiamo fatto tre giunte, siamo partiti. In realtà saranno giunte ‘allargate’ (a quelle metropolitane) e comunque fino a dicembre continuerò anche a insegnare”.
Lei è l’unica professoressa ordinaria a ingegneria gestionale.
“Eh sì, e le donne sono il 15% di tutti i docenti: ancora poche”.
Come si è sviluppata la sua esperienza in Unibo?
Era il 2015, il rettore Ubertini mi chiamò per far parte della sua governance (Rapporti con le imprese e imprenditorialità). Ho lavorato senza soste, nel 2019 lo stesso Matteo Lepore mi ha conosciuta in questa veste: mi occupavo di start up innovative su progetti tipo lo start-up day dall’università di Bologna, evento che racchiude una serie di iniziative di formazione e accompagnamento verso la creazione d’impresa rivolte ai giovani per cui chiedevamo il patrocinio al Comune, oppure di iniziative di progettazione di spazi di co-working come l’ex scalo Ravone, il nuovo distretto delle neo-imprenditorialità e creatività (Dumbo): luoghi di rigenerazione urbana in cui imprese, associazioni, istituzioni e cittadini convivono, collaborano e si contaminano. E dove vige la condivisione con altre persone di un ambiente di lavoro mantenendo un’attività indipendente, aree aperte destinate a cultura, arte, innovazione sociale, lavoro, musica e sport. Un modello che privilegia la dimensione di relazione, comunitaria e di luogo che era anche nel programma elettorale di Lepore.
Creatività, public urban art, smart technology. Idee futuristiche per Bologna.
“Ecco, per spiegare meglio il concetto direi che vorremmo generare un forte impatto sulla città per mettere a servizio grandi competenze. Un obiettivo che peraltro può essere raggiunto solo lavorando in sinergia, per esempio con la Regione.
Il Tecnopolo, per esempio.
“Sì, il progetto esiste già, com’è noto, ma si deve tradurre concretamente: tradotto, bisogna coinvolgere le imprese e sostenere le capacità innovative favorendo così la transizione digitale. E io lavorerò perché questo si materializzi”.
Che ammirazione! E, da donna a donna, tanta soddisfazione perché è dalla parte della innovazione, dello studio e dello sviluppo democratico.