Un partito della democrazia e della creatività, che condividendosi con la società civile e le altre forze politiche divenga il motore di una nuova costituente del centro sinistra. Per farlo però non bastano i nomi ma occorre una discussione vera, partecipata e trasparente
di Mery De Martino, consigliera comunale Pd
Tra poche settimane si terrà il Congresso Provinciale della Federazione Pd di Bologna e a cascata i congressi di Circolo. La nuova classe dirigente che verrà eletta dovrà seguire partite molto importanti e per questo ci sono alcune priorità che, a mio parere, dovranno essere tenute seriamente in conto.
Prima di affrontarle, però, è necessaria una premessa perché qualcuno – giustamente – potrebbe chiedersi la ragione per parlarne sul Cantiere e non nelle sedi di partito deputate.
Il motivo è semplice: data la sua innegabile forza, il Pd ha anche un’innegabile influenza sulle dinamiche sociali ed economiche cittadine e sui rapporti con le forze di coalizione, quelle politiche e quelle civiche. Forza e influenza che non possono non far sentire la necessità di estendere il dibattito anche a chi non ha la tessera in tasca.
Al di là di una Direzione Provinciale che ha stabilito le regole congressuali però, nessuna discussione si è ancora aperta e chi in questi (pochissimi) giorni sta raccogliendo le firme per la candidatura lo sta facendo sostanzialmente e, credo, suo malgrado sulla base di simpatie, antipatie, vecchi trascorsi e aree politico-personali di riferimento.
Per carità, lungi da me rimpiangere il mai dimenticato Congresso del 2017. Quando, ironia della sorte, molti dei protagonisti di oggi invocavano un’ampia partecipazione, talmente ampia che ai Circoli venne (o non venne) a tesserarsi chiunque – spinto da tutte le parti in causa – e si concessero ben due settimane di tempo per permettere a nuovi tesserati di avere diritto di voto. Ma lungi da me anche far finta che in politica, proprio come nella vita, non esistano delle giuste, sane e opportune vie di mezzo. Basterebbe riflettere con sincero spirito democratico e attenzione rivolta alla sola comunità di base del Partito, quella in cerca di nuovi rappresentanti.
Il mio sarà sicuramente un ragionamento un po’ naïf (si dice così quando fuori dai posizionamenti si resta solo nel merito, no?) ma comunque coerente con il modo in cui ho sempre inteso la politica e la responsabilità della rappresentanza.
Ma per capirci fino in fondo non c’è niente di meglio da fare che buttarsi a capofitto su proposte e contenuti, dato che il Congresso che vorrei probabilmente nascerà solo in un Partito futuro. Un Partito che, per esistere, non credo potrà fare a meno di alcune parole chiave.
Democrazia
In un tempo in cui si discute dei limiti della democrazia rappresentativa e di nuove possibili e necessarie forme di rappresentanza, al Partito che porta nel suo nome la parola Democratico è chiesto di essere il Partito della Democrazia, capace di offrire esempi innovativi e costanti di partecipazione popolare, anche digitale.
Un Partito che non tentenna di fronte all’uso degli strumenti previsti dallo Statuto come Primarie, Congressi e Referendum tematici. Che non perde tempo a creare o immaginare nuovi luoghi di discussione interna ma si preoccupa che quei numerosi luoghi già esistenti lavorino con coerenza, costanza, trasparenza e piena legittimità.
Un partito che coltivi un dialogo con i suoi elettori, con strumenti e azioni concrete come la verbalizzazione sistemica delle riunioni di iscritti ed elettori e un delegato della segreteria che si occupi di raccogliere, elaborare e riferire di quanto ricevuto dai Circoli.
Creatività
La Federazione e i Circoli devono saper navigare nel mare aperto dell’attivismo civico della nostra città. I Circoli devono essere aiutati quando si occupano di temi e battaglie legate al territorio in cui operano, anche se non sempre affini all’attività dell’amministrazione.
Il confronto, quando rappresentativo, non dovrebbe essere vissuto come uno scontro ma come un’opportunità di crescita collettiva utile a migliorare le decisioni e quindi le ricadute sulle comunità locali. Rifuggendo qualsiasi tipo di strumentalizzazione, soprattutto da chi riveste ruoli di vertice.
Il Partito della creatività è un’Agorà permanente che organizza presidi e manifestazioni per aumentare la sensibilità e la cultura su certi temi, attività di raccolta di beni primari per chi ne ha bisogno, sondaggi e questionari per rilevare opinioni e aspettative di chi vive sui territori, attività concrete e innovative sulle quali impegnarsi. Un partito che si apre alle ambizioni dei giovani, che ne accoglie con convinzione le istanze di cambiamento e trasparenza.
Un partito che riveda le proprie forme di finanziamento, rendendole più leggere e collaborative con altre realtà territoriali, politiche e civiche. Prima di valutarne la chiusura per mancanza di fondi, pensiamo ai circoli come alle Case di Quartiere: spazi condivisi da poter gestire insieme ad altre associazioni ma anche ad altre forze politiche di coalizione. Non una sede del Pd prestata o subaffittata in maniera estemporanea ma vere e proprie sedi condivise da più realtà civiche e politiche.
Una nuova Costituente
Se riusciremo a seguire questi principi, avremo finalmente un Partito sinceramente democratico e rappresentativo della società, incapace di prevedere per i suoi dirigenti e amministratori un futuro politico che non sia quello che loro stessi si saranno guadagnati sul campo.
Solo così questo Partito sarà capace di aprire una nuova fase di confronto costituente con tutte le forze del centro sinistra per dare sempre più forza ad una proposta politica chiara e definita, nell’organizzazione e nella condivisione di valori e contenuti.
Un Partito che, dando a tutti la stessa dignità di partecipazione e promozione, crea le condizioni ottimali perché il dibattito e il confronto fra militanti dia vita ad un movimento dal basso, generativo di idee e vitalità e rappresentativo di tutte e di tutti coloro che si riconoscono nel centro sinistra.
Ecco di questi punti mi piacerebbe si discutesse. Anche se non saremo d’accordo sarà comunque un passo in avanti verso il Partito futuro e il Congresso che (ancora) non c’è.
Bei sogni. Ma oggi il Pd è realta’ familistica e burocratica
Concreto e (secondo me 🤣) efficace! Brava!
Un sogno? Certo, ma delinea direzione e strumenti. Condivido il percorso tracciato da Mery, perciò direi di partire. Per dove è chiaro, da dove…ciascuno si trova, adottando tutti i metodi suggeriti
Si avvicina la stagione dei congressi del Pd. Se ne parla anche sui giornali. Si parla di ‘congressi’ regionali e provinciali. E poi ci sarebbero le assemblee di ‘circolo’. Desidero dire, perché si sappia, che il congresso non è né citato né previsto dallo Statuto vigente. Si elegge segretario con Primarie ai vari livelli. Sul piano nazionale l’assemblea, eletta contestualmente alle Primarie elegge il segretario.
Come scrisse ripetutamente, sempre inascoltato, Emanuele Macaluso, il Pd fu concepito come ‘non partito’ senza fare distinzione tra iscritti ed elettori. Ci si accodò alla deriva iconoclasta che tendeva, e ci riuscì, a cancellare ‘il partito’ come simbolo della ‘burocrazia politica’. Queste precisazioni sono indispensabili per capire in quale acqua nuotiamo.
Non nego che rispetto ai partiti ‘personali’ il Pd sia diverso (anche se agglomerato di correnti e sub correnti). È comunque un riferimento nonostante il deserto degli elettori e le auspicate ‘coalizioni larghe’ che comprendono tutto e il contrario di tutto.
Ma è questo lo scenario nel quale si terranno i congressi non congressi di un partito non partito.
È in libreria un saggio, a mio avviso molto acuto, dal titolo ‘L’era del singolo’, scritto dalla filosofa Francesca Righetti. Si legge: “essere individui non basta più. Ognuno è singolo alla ricerca di una felicità su misura, personalizzata e non personale”. Da ciò deriva una inedita democrazia: demos senza popolo, eletti senza elettori. Qui è Rodi, qui bisogna saltare. Anche nei congressi non congressi di questo Pd.
La proposta di una organizzazione politica strutturata come una AGORA’ PERMANENTE è senza dubbio affascinante e il fatto che venga proposta da una neo consigliera comunale nonchè segretaria del Circolo Pratello (qualcuno rammenterà la fucina di idee, iniziativa, personaggi, ecc. del Pratello negli anni 70 e 80) fa bene sperare nella nascita di una nuova formazione politica della sinistra e che sia nuova, aperta, europeista, riformista ma radicale nelle soluzioni e che riavvicini gli elettori alle istituzioni non solo nel momento del voto.
E’ stato illuminante a questo proposito quanto detto alla Sala Farnese sabato 13 dalla ex parlamentare e ex ministra Livia Turco all’inaugurazione della mostra ” PARTECIPARE LA DEMOCRAZIA – Storia del PCI dell’Emilia Romagna” preparata dalla Fondazione Duemila.
Ricordando la sua giovanile militanza nel torinese ha detto all’uditorio: “Pur con i nostri limiti nessun cittadino ci ha mai detto : Vi fate vedere solo quando avete bisogno dei nostri voti! (grandi applausi dalla sala). Tutti hanno capito il riferimento alla situazione attuale che, in assenza di partiti organizzati capillarmente anche in osservanza del dettato costituzionale, la partecipazione al voto – anche per il sindaco della propria città – risulta in grave caduta.
Se non provvede la sinistra unendo tutte le sue legittime sfumature, nell’ottica di un nuovo centro sinistra, chi puo’ avere interesse a farlo? Non certo i cosiddetti leader dei partiti personali.
Ci sono comunque anche molte proposte alle quali rifarsi, ne cito una che fu presentata in preparazione del congresso del 2013 e cioè l’ampio e articolato documento di Fabrizio Barca che fu propagandato anche dal sottoscritto. Le sue proposte non passarono ma Barca le porto’ comunque in giro per i circoli PD di tutta Italia nel corso del 2014. La storia del PD prese un’altra strada, ma se le minoranze risultate tali in una occasione, hanno costanza , passione e buone idee, ascoltando i cittadini tutti i giorni nei quartieri,nei negozi,negli uffici, organizzando incontri aperti ma con potere decisionale, si troveranno a costruire una strada collettiva che unisca tutte le generazioni nel progetto di un paese sempre piu’ democratico perche’ piu’ giusto.