La nostra città è viva, curiosa, affamata di sapere. Ma allora perché questa separazione, questo iato tra impegno politico e inesausta domanda di conoscenza? Credo sia un interrogativo che non può più essere rimosso
di Aldo Bacchiocchi, già dirigente politico
È probabile che io esageri nel rammentare, tra i pochissimi,l’astensionismo di massa che ha caratterizzato la tornata elettorale di San Petronio.
È incongruo, a mio avviso, consolarsi pensando alla prima prova elettorale di Stefano Bonaccini. Contesti molto diversi. Ormai il recente passato, quello del ‘ponte’ di San Petronio, è dimenticato. La stessa prossima scadenza pseudo congressuale del Pd si preannuncia come ‘marcia trionfale’ di pochi iscritti sia a Bologna che a livello metropolitano. L’oblio vince sulla memoria.
Ma su un altro piano mi colpisce, in positivo, la vivacità culturale di Bologna. Una vivacità, credo, che si può riscontrare anche nei Comuni dell’area provinciale.
Nella città di Bologna a livello culturale svettano due eccellenze: l’Ambasciatori e la Zanichelli. Sono in qualche modo l’espressione di una ‘egemonia’ culturale del movimento cooperativo che si avvale dell’esperienza ‘mitica’ di Romano Montroni, che è capace di presentare libri ed autori con indubbia capacità seduttiva. Romano ha immesso nell’esperienza culturale delle Coop l’antica lezione appresa da Inge Feltrinelli. Una lezione di rara intelligenza. Ma c’è anche la Feltrinelli alle Due Torri. Sono queste innovative librerie l’espressione di una vivacità a volte impressionante che coinvolge tutte le generazioni.
La nostra città è viva, curiosa, affamata di ‘sapere’. Metto in evidenza queste realtà ma ce ne sono altre, egualmente vivaci. Perso alla libreria Ulisse, ad esempio. E poi ci sono le case editrici che hanno una indubbia originalità. Mi fermo qui: per sottolineare un contrasto grande tra la passività elettorale e la vivacita culturale, che riguarda anche la libreria che è propaggine della Curia Arcivescovile e la rivista Pandora di notevole spessore.
Ma allora perché questa separazione, questo iato tra impegno politico e inesausta domanda di ‘sapere’? Credo sia un interrogativo che non può più essere rimosso.