Toschi: occorre lavorare subito sui grandi anziani

La fragilità è sociale non solo sanitaria: la popolazione invecchia e bisogna rafforzare/ripensare l’integrazione socio-sanitaria. E per la segreteria Pd è l’ora di una donna: Mazzoni

di Barbara Beghelli, giornalista


Il nonno paterno, signor Fioravante Toschi, sposato con Vittoria, aveva una nota trattoria, subito dentro porta Santo Stefano. Siamo nella prima metà degli anni ’40, un’epoca a dir poco difficile, con il buon cibo di Fioravante particolarmente apprezzato dai soldati tedeschi che occupavano Bologna. “Quando arrivavano, diceva sempre il nonno, il loro passo si riconosceva dai tacchi chiodati”.

Ricordi, questi, tramandati di padre in figlio, fino ai nipoti qual è Roberta Toschi, neo-eletta Pd in Consiglio comunale. L’incubo del lento, inesorabile strusciare degli stivali degli invasori fa parte di “un mondo antico che non dimentico, come quando la nonna cantava piano Bella ciao, la ninna-nanna dei bimbi”. Racconti, ricordi, pensieri. Ieri, oggi, domani. Il 21 aprile del ’45 Bologna fu liberata dagli americani, che al contrario pareva un esercito silenzioso “e sa perché? Avevano i tacchi di gomma, impercettibili”. Tutta un’altra musica.

Questo per dire che “vengo da una famiglia bolognese e che sono stata allevata dalla nonna paterna, insieme con mia sorella. Il mio papà si trasferì poi a Bresso per lavoro che avevo 4 anni, dove sono rimasta fino ai 18. Facevo un liceo di sinistra e mi iscrissi giovanissima alla Fgci: “Sono sempre stata di sinistra, credo in questi valori”.

Quando torna a Bologna, maggiorenne, Roberta finisce il liceo e inizia la scuola di Santa Maria della Vita: “volevo fare l’infermiera” e così fu; oggi è dirigente delle Professioni Sanitarie-Area Infermieristica. Ha due figli, Andrea e Luca, di 30 e 28 anni, uno lavora nel marketing l’altro è un economista.

Quando si è riavvicinata alla politica?

Prima è venuta l’esperienza in Cgil e quando è nato il Pd mi sono riaffacciata anche alla politica sui temi della sanità, ma senza incarichi istituzionali. Oggi auspico sia giunto il tempo di una segretaria Pd donna: la Mazzoni.

Lei è presidente della commissione Sanità-Welfare ma con il Covid ci fa i conti fin dal principio: anzi, è ancora in quarantena…

Si, la pandemia l’ho vissuta dal punto di vista dell’unità di crisi, realtà organizzativa che contava 250 persone, nello specifico mi occupavo degli emo-dializzati, pazienti estremamente fragili che quando diventavano positivi andavano isolati e trasferiti nel reparto organizzato ad hoc al Bellaria”. Io, poi, sono risultata positiva dieci giorni fa, il giorno prima della terza dose, proprio così.

Come è potuto accadere?

“Ho preso un caffè con una persona il cui figlioletto non stava bene; la sera il bimbo aveva la febbre molto alta e noi tutti eravamo contagiati. Erano già passati 6 mesi dalla seconda dose, sia per me che per i genitori del piccolo: noi siamo stati tra i primi ad essere vaccinati, lo scorso inverno. Il richiamo è davvero l’unica soluzione per non ammalarsi gravemente ed uscire dalla pandemia.

Che cosa pensa si dovrebbe poter attuare a Bologna per i più fragili?

La fragilità è sociale non solo sanitaria: la popolazione invecchia e bisogna rafforzare/ripensare l’integrazione socio-sanitaria che impatta sull’ambiente in cui abitano i grandi anziani, soprattutto se sono soli. Novantenni e centenari che aumenteranno sempre più, che magari vivono con solo la pensione sociale e senza parenti e abitano in case vecchissime con barriere architettoniche, senza ascensore. Occorre dare una risposta veloce a questi cittadini prima che sia troppo tardi.

La sua teoria sul Covid. Passerà?

Sono ottimista. Però devo dire che all’inizio è stato un delirio gestirlo poiché regnava la confusione generale a ogni livello, chi come me stava nell’unità di crisi aveva l’impressione di non ricevere tutte le informazioni. Si cercava di usare il buon senso, ma… Noi sanitari non avevamo nemmeno guanti, mascherine, calzari.

E oggi?

Il virus è diverso, si è adattato. È più veloce e cambierà ancora, replicando. In inverno, nei luoghi al chiuso, si insinua rapidamente e l’unico muro per placarlo è il vaccino, anche per i bimbi. Non dimentichiamoci che è stata durissima riportarli in presenza, l’esperienza dovrebbe insegnare a non ripetere gli errori e quindi a vaccinarli.


2 pensieri riguardo “Toschi: occorre lavorare subito sui grandi anziani

  1. Parole sagge e concrete sull’emergenza sanitaria.che ci ricordano i problemi di chi ha più bisogno.

  2. Ricordiamoci per iniziare l’assistenza dmiciliare ,assolutamente indispensabile compreso ovviamente le vaccinazioni per cui i grandi anziani sono in grande difficoltà a uscire di casa

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