Come sembrano dimostrare la metropoli tedesca e la capitale svizzera e europea dell’architettura contemporanea, il cambiamento passa attraverso una progettazione e gestione consapevole degli spazi e una condivisione di regole giuste
di Francesca Serrao, cittadina
Che si viva in sella ad una bicicletta o si osservi dal bordo di un marciapiede, lo scenario sulla ciclabile della trafficata via Saragozza di Bologna non lascia adito a scelte interpretative: il cittadino che si muove con il veicolo a due ruote deve conquistare il diritto di percorrere in sicurezza la propria, pur ben definita, corsia ciclabile, contendendola con gli automobilisti che troppo spesso sono tutt’altro che disposti a negoziarne lo spazio.
A meno di 600 km a Nord-Est dalla “dotta” Bologna, nella metropoli di Monaco di Baviera, che conta quasi 1 milione e mezzo di abitanti, il traffico quotidiano conta su un sistema capillare di ciclabili, che premiano l’utilizzo del mezzo ecologico, potendo contare sulla priorità di spostamento culturalmente riconosciuta a ciclisti e pedoni.
Se i percorsi per biciclette sono sempre presenti e riconoscibili, persino in concomitanza di cantieri temporanei attraverso segnaletiche chiare ed inequivocabili, il rispetto teutonico degli spazi del ciclista e del pedone è anche normativamente riscontrabile, grazie ai tempi di attesa ai semafori, premianti per le due citate categorie, chiaramente disincentivanti per mezzi a motore. Per di più gli ecologici semoventi godono di un ruolo preferenziale di regolatori del traffico: ogni attraversamento può infatti essere da loro prenotato ed i tempi di attesa sono ridotti al minimo, a discapito di chi si muove in auto.
Parallele dinamiche si possono osservare a circa 630 km a Nord -ovest della città felsinea. Seguendo con lo sguardo i propri passi, sulla pavimentazione del lungo Reno di Basilea si legge infatti, Velostrasse. Tra le strade del centro storico della città che condivide con il fiabesco la liminaritá delle terre di frontiera e che di internazionale ha non solo i confini, ma l’aver ospitato la cattedra di Erasmo da Rotterdam, di percettibile c’è un surreale profondo silenzio, che rimanda il pensiero agli anni precedenti l’invenzione del motore a combustione. Ciò che nell’immediato suona come un rimbalzo nel passato, si rivela come la realizzazione di un’autentica ecologica utopia concreta.
L’assenza di inquinamento acustico è empiricamente spiegata dall’evidenza che parcheggiare l’auto in centro richiede l’ autorizzazione dalla polizia locale, con pagamento di una somma a tre cifre. In ogni caso non è consentito nelle zone centrali lasciare l’auto in sosta dalle ore 19 fino alle ore 8 del giorno successivo. I parcheggi custoditi sono molteplici, ma dal prezzo disincentivante e non è consentito prenotarne l’utilizzo. Per contro quasi ogni complesso edilizio residenziale è dotato di parcheggio privato per biciclette, corredato di tettoia protettiva dai fenomeni atmosferici. I posti auto sono talvolta rimpiazzati da mobili da esterno per tennis da tavolo.
Quasi scontato prendere atto che il centro di informazione turistica della città si trova nei pressi della stazione dei treni: canale ufficiale di accesso urbano. Del resto Basilea gode di un capillare servizio di collegamento via tram, che vanta una storia di 125 anni. Inoltre se si alloggia in un albergo basiliense, usufruire del servizio di collegamento tranviario è gratuito.
Le vie del turismo ecosostenibile di Basilea si reggono grazie a solide abitudini ambientaliste di vita che hanno estensione oltre i confini della città, del cantone Basilea Città e della Svizzera stessa. È infatti possibile raggiungere la vicina Dornach, ed il celebre Centro Congressi Goetheanum, percorrendo una comoda ciclabile che costeggia il fiume Birs. Nel confinante paese di 6500 abitanti persino l’estetica del parcheggio per biciclette sito nella stazione dei treni strizza l’occhio al design. Parallelamente l’avveniristico Vitra Campus, che ricade in territorio teutonico per un pugno di chilometri, è collegato da una velostrasse che attraversa un bosco.
Città come Monaco di Baviera e Basilea dimostrano che inventare uno stile di vita ecosostenibile non è una favola, ma una sfida che ricade nel terreno del possibile. Come sembrano dimostrare la metropoli tedesca e la capitale svizzera ed europea dell’architettura contemporanea, il cambiamento passa attraverso una progettazione e gestione consapevole degli spazi ed una condivisione di regole giuste, come ad esempio congruenti tempi di attesa al semaforo per l’attraversamento ciclabile e pedonale e la legittimazione di ciclisti e pedoni nel ruolo di contestuali regolatori del traffico.
Le fondamenta di questo ambizioso progetto sono tuttavia disegnate da noi cittadini, che ogni giorno scegliamo se investire le nostre risorse per rendere realizzabile questa utopia concreta.
Photo credits: Sven Masuhr
Un ottimo articolo, che indica con un pacato metodo descrittivo come le amministrazioni pubbliche possono indirizzare le scelte di mobilità della popolazione, usando con intelligenza e lungimiranza le leve degli incentivi e dei disincentivi.
Dovrebbero leggerlo attentamente, e rifletterci, gli amministratori bolognesi che si apprestano a incentivare l’uso dell’automobile approvando il progetto assurdo di allargare un’autostrada in mezzo alla città.
Questo articolo contiene ottimi spunti di riflessione. Non basta tracciare due linee parallele sull’asfalto per convincere gli automobilisti al rispetto di chi preferisce muoversi a due ruote, facendo esercizio fisico, senza inquinare e a costi decisamente bassi. Le amministrazioni devono e possono adottare strategie, come nelle città citate, per piegare la cultura mainstream dell’auto sempre e ovunque, nell’interesse dell’organizzazione delle città, della salute dei cittadini e della salute del pianeta.