Villa Aldini diventi una Acropoli brulicante di suggestioni

L’edificio è stato per anni ostaggio di assegnazioni provvisorie  e soluzioni parziali, che, nel tempo, ne hanno compromesso la struttura interna. Oggi può ridestare nella città l’orgoglio dei suoi luoghi e quell’anima tutta bolognese fatta di mescolanze e integrazioni

di Antonino Libro, architetto presidente del Comitato Villa Aldini


Era il 1831, per la prima volta in Italia un gruppo di cittadini si organizzava per evitare la demolizione di un luogo simbolo per la città. Eravamo a Bologna, la Villa che il conte Aldini aveva fatto costruire per celebrare la grandezza di Napoleone di passaggio in città, stava per essere distrutta da un imprenditore che ne avrebbe ricavato materiale per l’edilizia.

Ma per i bolognesi del tempo quel luogo aveva diversi significati: non rappresentava esclusivamente l’omaggio architettonico in forma utopica a Napoleone ma anche una testimonianza spirituale cara ai cittadini che per secoli avevano manifestato la loro devozione alla Madonna del Monte ospitata nella famosa Rotonda, edificio romanico con cicli di affreschi ascrivibili al XII secolo.

Questo movimento portò addirittura la allora Pontificia Commissione delle Belle Arti, nel 1833, a vincolare i prospetti esterni della Villa impedendone la demolizione e riconoscendo con quell’atto le valenze architettoniche neoclassiche dell’immobile, compreso il timpano con le sculture del De Maria con il loro contenuto simbolico di carattere prettamente laico. Quell’atto sancì, per la prima volta, che un edificio appartenente al contemporaneo fosse degno di tutela.

Questo momento ha rappresentato l’evento prodromico dal quale poi discenderanno tutti i comitati nati nel XX secolo in Italia; organizzazioni, associazioni e fondazioni che si sono impegnate nel segnalare luoghi, farli conoscere, suggerire per loro progetti di valorizzazione, di rivitalizzazione e rigenerazione.

Oggi, alla luce di quanto accaduto quasi 200 anni fa, un gruppo di cittadini bolognesi ha fondato un nuovo “Comitato per Villa Aldini”. Nato dall’esigenza di farsi portatore di quella storia straordinaria che dal medioevo fino ai giorni nostri ha visto protagonista uno dei luoghi più suggestivi di tutta Bologna.

La necessità quindi di costituire il Comitato è dovuta al fatto che il destino dell’edificio, da quel 1831 a oggi, è ostaggio di assegnazioni provvisorie e soluzioni parziali, che, nel tempo, ne hanno compromesso la struttura interna, senza però minarne lo straordinario impatto simbolico e l’incomparabile dimensione monumentale. Oggi, tuttavia, il ruolo di quinta scenica e di traguardamento ottico urbano non è più sufficiente a garantirne la sopravvivenza; l’identità sfuma e si confonde fino all’accettazione di un inesorabile abbandono che la trasforma lentamente in rovina definitiva.

Il Comitato Villa Aldini intende così riaccendere i riflettori sul complesso nel suo insieme, provando a interloquire con la nuova giovane amministrazione comunale, che sappiamo essersi impegnata a produrre nei prossimi anni azioni volte a restituire dignità ai quei luoghi.

Villa Aldini non dovrà più essere una nostalgica scenografia ma una Acropoli brulicane di suggestioni: architettoniche, artistiche, naturalistiche e storiche, in grado di ridestare nella città l’orgoglio dei suoi luoghi e quell’anima tutta bolognese fatta di mescolanze e integrazioni, un’anima tra le più illuminate del nostro Paese. Noi Comitato Villa Aldini vogliamo esserci, vogliamo intraprendere questo percorso accompagnando così i progetti che si produrranno nei prossimi anni.

Photo credits: Maretta Angelini (CC BY-SA 4.0)


Rispondi