Il settore arriva spesso agli onori delle cronache per i suoi demeriti. Eppure la sua gestione ci ha messo in condizione di superare accettabilmente l’impatto pandemico. Ma esiste un trend latente del settore che fa scattare un campanello d’allarme sull’occupazione: nel 2020 rispetto all’anno precedente i lavoratori di trasporti e logistica in provincia di Bologna sono diminuiti di quasi 3.800 unità
di Maurizio Morini, innovation manager e Ambassador Mise per la trasformazione digitale
Il mondo della logistica in Italia viaggia a elevata velocità, nonostante la situazione che stiamo vivendo. Il Covid-19 è riuscito ad accelerare una crescita che si era innescata già da qualche anno. A fare il resto sono le abitudini dei consumatori, sempre più acquirenti dal divano di casa. Oltre al risultato dell’e-commerce, altri indicatori dimostrano lo stato di salute del settore. Aumentano lo spazio fisico destinato alle strutture logistiche, i volumi consegnati, il numero di consegne.
Ciò nonostante, il lavoro nel settore ha un trend non positivo, ma non tutto è dovuto alla pandemia. Nel 2020 rispetto all’anno precedente i lavoratori di trasporti e logistica in provincia di Bologna sono diminuiti di quasi 3.800 unità (totale Trasporto Logistica e Corriere, fonte Unioncamere ER) per un totale di oltre 47.000 addetti. Uno studio recentemente condotto per la Camera del Lavoro di Bologna mette in evidenza come questo calo, in parte accelerato (ma in parte no) dal contesto socio-sanitario, ha però radici in un profondo cambiamento del ruolo del lavoro in Logistica indipendentemente dalla pandemia stessa.
Nel settore l’automazione dei processi tramite la tecnologia è forse l’effetto più dirompente tra quelli in atto. Infatti l’introduzione di robot a supporto (o in sostituzione) degli operatori per lo svolgimento delle attività di movimentazione interna, stoccaggio e picking sarà uno dei topic trend di tutto il quinquennio 2021-2025. Tutto è oggi reso possibile tecnologicamente dal fatto che i robot di nuova generazione sono più leggeri, più flessibili, possono operare in collaborazione con gli operatori e sono più facili da programmare.
Socialmente, anche per l’interazione possibile, l’accettazione dell’introduzione di robot appare più significativa rispetto al recente passato. Saranno cruciali le figure dei controllori dei robot, tecnici esperti e di alta qualificazione deputati ad assicurare la costanza del loro efficiente funzionamento. Anche per le consegne a breve vedremo un progressivo crescente ricorso a forme di robotica autonoma (droni, piccoli mezzi).
La stima 2021-2025 di sviluppo medio annuale per l’area metropolitana di Bologna è del +3% (con un picco nel 2021 e percentuali inferiori successivamente). L’impatto della logistica potrà veder accresciuto il proprio valore economico lordo.
Bene, si potrebbe dire. Ma con alcuni avvertimenti. Si prevede che nei prossimi cinque anni, circa il 20% degli attuali ruoli «basici» presenti nel settore logistico saranno desueti/annullati o ridotti a funzioni di marginalità:
• Attività operative di movimentazione
• Inserimento dati da clienti ed utenti
• Attività amministrative e di finanza
• Autisti in genere
Si stima che attualmente tali figure rappresentino poco meno del 50% degli operatori di settore, quindi si tratta di una riduzione effettiva (rispetto al teorico) a livello di Città Metropolitana di circa 4.900 lavoratori attivi. Ricordando i ruoli in crescita (Analisi big data, App e web, Cloud Ecommerce analyst, IA e machine learning, Sensoristica, Sicurezza Informatica, Addetti al governo della Robotica, Esperti di implementazione di servizi logistici esterni, Operatori di Ultimo Miglio – ove non operano soluzioni autonome) si prevede che le nuove figure da inserire, in una dinamica di crescita del settore nel suo complesso come ripartizione del valore aggiunto, saranno pari a 0,3 per ogni figura operativa che scompare, essendo il lavoro esecutivo per parte automatizzato e gestito da robot e droni; pertanto si tratterebbe di circa 1.500 figure professionali.
Lo scenario preventivato porta a considerare una diminuzione effettiva del lavoro settoriale stimata in 3.400 persone complessive rispetto a quanto avrebbe linearmente sviluppato una proiezione sullo stato delle cose, pur a fronte di un aumento del rilievo del peso del settore nella distribuzione del Valore Aggiunto Territoriale. Diminuirà meno che proporzionalmente anche il monte salari e stipendi di settore, in quanto le figure inserite avranno compenso medio superiore a chi esce: però resta il tema dell’impatto sociale dell’uscita di alcune migliaia di lavoratori dal processo produttivo.
Pertanto, il tema della “logistica etica” che la politica bolognese ha dichiarato di porsi ha un vero risvolto sociale, e va affrontato seguendo tre direttive cruciali irrinunciabili:
• l’integrazione con i processi industriali e commerciali di riferimento: i lavoratori della logistica non possono più essere considerati a margine del processo, rivestendo ruolo sempre più rilevante nella creazione di valore
• la gestione accorta del processo di sostituzione uomo-macchina, sia per gli aspetti sociali sia per quelli psicologici che comporta
• la definizione di un trattamento equo per il compenso da lavoro: l’obiettivo sostenibile della redistribuzione del reddito può e deve partire da qui.
A monte di tutto questo serve una visione sistemica scevra di personalismi. Questa è la vera sfida che abbiamo davanti, e che va colta senza indugio.
Un pensiero riguardo “La logistica è etica solo se la visione è sistemica”