Lepore fa partire il Tram, finalmente la strada giusta

«Le parole del sindaco dovrebbero tranquillizzarci ma abbiamo perso 25 anni, per responsabilità di Giunte di centrodestra e di centrosinistra e la contrarietà delle varie aziende di trasporto. Non è stata una bella storia. Vitali ottenne un voto trasversale ma fu lasciato solo: il progetto si arenò. Arrivarono il Civis di Guazzaloca e l’Emilio di Merola. Si sbloccò tutto con la Priolo, ma incomprensibilmente l’assessora lasciò il Comune e andò in Regione con altra delega…»

di Angelo Rambaldi, “Bologna al Centro – L’Officina delle Idee”


Matteo Lepore ha annunciato il percorso già in atto per il progetto tramviario bolognese. Non sono, almeno allo stato attuale, un laudator acti del sindaco, ma nel caso del tram la sua determinazione va molto apprezzata. Anche perché, dopo oltre un quarto di secolo di errori e misteri, con Lepore sembrerebbe finalmente essere giunti sulla strada giusta.

Nella metà degli anni ’90 Walter Vitali, l’allora sindaco da rivalutare non solo per il suo tentativo tramviario, commissionò a un progettista svizzero di livello internazionale un progetto tramviario, che passò dal Consiglio comunale (sedevo all’opposizione ma votai sì) con voto trasversale (i media scrissero “Tramsversale”) ai gruppi di maggioranza e opposizione. Si scatenò una violentissima polemica, basata su affermazioni a mio avviso false e ingegneristicamente inesatte. 

Vitali in quel difficile frangente fu lasciato solo anche dal suo partito. Intervenne poi la Sovrintendenza, bocciando parte del progetto con affermazioni che avrebbero fatto arrossire uno studente di ingegneria dei trasporti al primo anno. Il rischio per fondo stradale, antichi palazzi e chiese del centro, come invece sostenne la Sovrintendenza, non era e non è il passaggio del tram. Certo è più pesante di bus e filobus (anche se più stretto), ma il tram scarica il peso sulla rotaia che a sua volta è isolata dal piano stradale e fa sì che un tram provochi meno vibrazioni o sommovimenti di un’utilitaria. La bocciatura diede l’alibi alla nuova Giunta Guazzaloca di buttare nel cestino il progetto Vitali e passare al filobus Civis. Riuscendo a girarvi anche i finanziamenti, che prevedevano pure una mini metropolitana sotterranea dalla stazione all’ex Staveco. Chiariamo subito: per un’area come quella bolognese una metropolitana sotterranea   sarebbe enormemente sovradimensionata ed economicamente insostenibile.

Poi arrivò Sergio Cofferati, che ci mise del suo: si tenne il Civis e riadattò il tram con un percorso misto di superficie e sotterraneo, sempre sotto il centro storico. Dopo anni dall’inizio della tram story bolognese arriva il colpo di scena. La commissione ministeriale di controllo per i collaudi sentenzia in modo inappellabile che il Civis non è idoneo a circolare, insomma è bocciato al collaudo. Traduzione: l’industria produttrice, francese, gruppo Fiat, aveva venduto a Bologna un “bidone” che aveva fatto perdere anni.

A chi la responsabilità? Vi furono inchieste giudiziarie. Il buon Guazzaloca fu assolto perché i magistrati sentenziarono che non spettava al Sindaco verificare se il Civis era o non era abilitato alla circolazione. Furono indagati pure alcuni alti funzionari-tecnici dell’allora Atc (l’Azienda pubblica dei trasporti locali) che erano andati in Francia a verificare come a Lione funzionava il Civis. Pure loro furono assolti, E qui il mistero si infittisce: un grande gruppo industriale rifila a Bologna un “bidone” ma nessuno è colpevole. C’era pure un contenzioso economico, che fu risolto con il ritiro dei Civis (a lungo abbandonati in un grande parcheggio) e, in cambio, con l’arrivo di nuovi filobus, gli “Emilio”, in questo caso efficienti e pure belli: non come il Civis che pareva un burdigone.

Con Virginio Merola lentamente riappare l’ipotesi tramviaria, anche se il sindaco in un primo tempo la rifiuta. La musica cambia con l’arrivo in quella giunta comunale, con la delega ai trasporti, di Irene Priolo. Che rilancia con competenza e coraggio il progetto tramviario: arrivano pure i finanziamenti per la linea 1. Ma poi l’assessore Priolo, che con coraggio ha così bene operato, per ragioni imperscrutabili a un semplice mortale come il sottoscritto (da tempo fuori dai “Palazzi”, ma qualche sospetto ce l’ho), dopo le ultime elezioni regionali lascia il Comune ed entra con diversa delega in Regione nella nuova Giunta Bonaccini.

Oggi le parole del nuovo sindaco dovrebbero tranquillizzarci, ma abbiamo perso un quarto di secolo, per responsabilità di Giunte sia di centro destra sia di centro sinistra. Non è stata una bella storia. Mi corre però l’obbligo di esprimere una mia convinta opinione, un giudizio politico: sin dalla scelta della gomma e dall’abbandono del tram nel 1963, le varie Aziende dei trasporti che si sono succedute – Atm, Atc, Tper, tutte con forte ascendente sulle varie Giunte e sui sindaci – sono sempre state ostili a un recupero del tram.


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