Qualità della vita, il “gender gap” penalizza Bologna

Ma l’area metropolitana ha tutte le risorse necessarie a riguadagnare il primato, anticipando il futuro della rivoluzione digitale e green e riformando un Welfare inclusivo, in particolare delle donne e dei giovani

di Giovanni De Plato, psichiatra e scrittore


La città metropolitana di Bologna scende dal podio e passa dal primato dello scorso anno al sesto posto nella classifica 2021 sulla “Qualità della vita”, secondo il report del Sole 24 Ore. E al decimo nel gap di genere e generazionale. L’arretramento coinvolge anche le altre città emiliano-romagnole: Modena perde nove posizioni e Ravenna cinque.

Il tema della sicurezza e della legalità costituisce un fattore di malessere che i cittadini percepiscono con allarme visto che nel centro bolognese la criminalità riesce a controllare attività e commerci come ad esempio in via Saffi. Nel complesso, però, bisogna riconoscere che Bologna resta nella classifica delle prime città italiane con alcuni indicatori strategici, che sono determinanti per il suo sviluppo di metropoli della conoscenza, delle tecnologie e delle produzioni. 

Infatti, risulta prima nei settori ‘demografia, società e salute’, ‘livelli d’istruzione’ orientati all’integrazione con il mondo produttivo, e ‘retribuzione dei lavoratori dipendenti’. Delle altre città italiane, Trento si conferma al terzo posto mentre scattano in alto le città di Trieste, primo posto scalando quattro posizioni, e di Milano al secondo posto guadagnando ben dieci punti.

È chiaro che il punteggio medio di ogni città, calcolato con molteplici indicatori riuniti in sei gruppi ritenuti validi a misurare la “qualità di vita”, si presta a molti rilievi critici. Pur ammettendo che la misura adottata non ha un valore assoluto, i gruppi strutturati e i parametri individuati esprimono una rilevazione che di anno in anno si affina nella misura del benessere dei cittadini in relazione a loro territorio. La ricerca di stabilire indicatori sempre più affidabili permette di rilevare l’impatto delle politiche del governo nazionale e locale sullo stato delle persone, famiglie e delle comunità. 

L’emergenza dovuta alla pandemia e le strategie sanitarie, stanno indirettamente incrementando le diseguaglianze, in particolare di genere e di generazioni. L’ampiezza delle stratificazioni sociali se mappata permette di mettere in atto specifiche politiche di riduzione delle ingiustizie sociali e di miglioramento del benessere personale e collettivo.

Il sesto posto della Città metropolitana di Bologna si abbassa di altri quattro punti sulla qualità di vita delle donne, che richiedono un nuovo Welfare. Va rilevato che nella regione Emilia-Romagna il gap di genere colpisce prevalentemente le donne sia per mancanza di accesso al lavoro qualificato sia per dimissione dal lavoro imposto dalle necessità familiari (mancanza di servizi all’infanzia, agli anziani e ai disabili).Treviso, invece, guadagna il primo posto perché nel suo territorio le donne hanno un’alta speranza di vita, un buon tasso di occupazione, un rilevante ruolo nelle amministrazioni e nelle attività produttive.

Per il 2022 Bologna ha tutte le risorse necessarie a riguadagnare il primato di qualità della vita, anticipando il futuro della rivoluzione digitale e green e riformando un Welfare inclusivo, in particolare delle donne e dei giovani.

Photo credits: Ken Anzai


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