Con il progetto RAGU, l’Istituto Storico di via Sant’Isaia intende realizzare un archivio digitale dei saperi culinari: degli alimenti, delle ricette, delle pratiche di cucina. Una piattaforma di una cultura dal basso e aperta a tutti che permetta di curiosare sulla descrizione dei singoli alimenti, la spiegazione della gestualità tipica delle pratiche di cucina, la scoperta degli strumenti utilizzati, la provenienza geografica o sociale di un piatto
di Andrea Zoccheddu, area didattica Istituto Storico Parri
Può una ricetta di famiglia costituire un patrimonio capace di raccontare e valorizzare saperi, rituali, linguaggi, lessici, usi (di strumenti, utensili, ingredienti) quasi del tutto scomparsi? L’Istituto Storico Parri ne è convinto e per questo ha aperto le sue porte a RAGU-Reti e Archivi del Gusto, un progetto ideato nel 2019 dalla ricercatrice Mila Fumini che affonda le sue radici nella cultura immateriale propria della cucina tradizionale storica del Novecento italiano.
Un patrimonio di ricchezza e varietà troppo spesso sottovalutate, se non trascurate, che il Parri vuole contribuire a riportare alla memoria collettiva. Preservare la storia e le memorie locali, infatti, non riguarda solo fatti cronachistici, datazioni o nomi e l’Istituto, che fa della storia novecentesca il suo timone, si impegna così nella valorizzazione di quelle pratiche, consuetudini, espressioni e saperi che la comunità locale e i suoi individui riconoscono come patrimonio culturale. Si tratta di un tesoro intangibile, proprio di quel contesto che gli antropologi definiscono della cultura incorporata, e che viene trasmesso di generazione in generazione, costantemente rimodellato nella sua interazione con l’ambiente e il flusso storico e, forse per questo, maggiormente a rischio di oblio.
Uno dei campi in cui questo fenomeno è più diffuso è proprio quello della cucina familiare e locale, frutto di una stratificazione storica impregnata di consuetudini, scambi e conoscenze che rischia di finire progressivamente perduta nella marea delle tradizioni ‘ricreate’ che innervano l’offerta gastronomica contemporanea. L’interesse per il food costituisce uno tra i fenomeni culturali e di mercato più rilevanti dell’ultimo ventennio. Il come e cosa si mangia è divenuto un indicatore della qualità della vita nella società odierna. L’Italia è un Paese che patrimonializza da molti decenni ormai la propria ricchezza eno-gastronomica. Qui è nato Slow Food che si origina dall’esperienza di Arci Gola negli anni Ottanta del secolo scorso, qui hanno grande successo esposizioni enologiche e gastronomiche come Cheese e Vinitaly, qui è crescente la diffusione di alimenti biologici con Alce Nero o la vendita di prodotti a filiera certificata sotto il marchio Eataly. Se si pensa alla regione Emilia-Romagna sappiamo che è sempre più spesso identificata all’estero come Food Valley. E forse solo nella nostra regione esiste una rete capillare di musei dedicati al cibo e ai prodotti tipici.
Un universo già vastissimo e rodato, che valorizza i prodotti, crea indotto e attenzione commerciale, ma che non sempre riesce a mettere a sistema quelle operazioni di recupero e conservazione utili alla valorizzazione del patrimonio culinario nazionale.
L’Istituto Storico Parri si propone di intervenire proprio su questo punto, raccogliendo libri di casa scritti nel periodo storico di cui da sempre si occupa: i decenni che vanno dal dopoguerra fino alla più recente contemporaneità. Attraverso un’operazione di raccolta con call pubbliche, aperte a tutti e a qualsiasi fascia d’età, il progetto opera per recuperare fonti manoscritte e testimonianze orali delle famiglie che verranno scansionate o registrate per conservarle in formato digitale.
Lo scopo del progetto è quello di realizzare un archivio digitale dei saperi culinari: degli alimenti, delle ricette, delle pratiche di cucina. Una piattaforma di una cultura dal basso e aperta a tutti e che permetterà di curiosare sulla descrizione dei singoli alimenti, la spiegazione della gestualità tipica delle pratiche di cucina, la scoperta degli strumenti utilizzati, la provenienza geografica o sociale di un piatto.
L’Istituto Storico Parri ha ufficialmente mosso il primo passo quando ha dato casa a RAGU lo scorso 11 Dicembre e ha partecipato alla quindicesima edizione della “Giornata Nazionale delle Culture Popolari” organizzata dalla rete Italiana di Cultura Popolare. È solo l’inizio di un progetto destinato a crescere nel tempo ma che ha già un solido terreno sotto i suoi piedi, avendo fino ad ora raccolto un partenariato di assoluto rispetto: Regione-Emilia Romagna, Comune di Bologna, Comune di Castelfranco Emilia, Ministero della Cultura, Future Food Institute, Casa Artusi, Forno Brisa e Rete Italiana di Cultura Popolare.
Il Parri, insieme a Mila Fumini che resta il primo motore del processo, si intesta e scommette sul valore culturale profondo di un progetto così ricco di potenzialità, capace di dare voce ad un universo di cultura in parte dimenticato.