Bologna, Lepore e il “mindset” necessario per l’età esponenziale

Il neosindaco Lepore ha condotto una campagna elettorale duplice all’insegna del rinnovamento e della discontinuità. Per raggiungere gli obiettivi indicati, serve un cambio di mentalità nell’amministrazione pubblica, sia in termini politici sia in termini gestionali. Eppure i primi tre mesi di gestione amministrativa sono all’insegna della tradizione e della “vecchia” leadership. E se servono 100 giorni per dare il proprio indirizzo, ormai ci avviciniamo alla scadenza…

di Maurizio Morini, innovation manager e Ambassador Mise per la trasformazione digitale


Un libro che tutti gli amministratori pubblici, soprattutto i politici, dovrebbero leggere obbligatoriamente subito è Exponential di Azeem Azhar. Tratta della società in divenire, dei cambiamenti molto più veloci che in passato, ma con un taglio molto chiaro rispetto alla gestione pubblica. Non la solita logica del “passare oltre”, bensì la chiara indicazione che a fronte di questa corsa scientifica-sociale-economica è fondamentale e prioritario rivitalizzare la governance urbana. Se non faremo ciò in senso evolutivo, non avremo possibilità di successo.

In un mondo che tende a generare iperinformazione, per creare comunità di cittadini evoluti serve coinvolgerli in un nuovo processo di “controllo democratico”, con un approccio di interoperabilità tra funzioni e competenze provenienti da vari contesti, e 4 chiavi prioritarie assolute:

  • Trasparenza 
  • Vicinanza alle Persone
  • Ascolto ed esplosione dei diritti
  • Valorizzazione dei beni comuni.

A dire il vero, questi temi non erano così distanti dalle dichiarazioni d’intento del neosindaco. Ma quanto si verifica nell’attività recente non pare così coerente con tali dichiarazioni. Pensiamo alle questioni legate all’innovazione urbana, al passante Nord, a certe nomine o non nomine, fino alla discussione interna al partito di provenienza del sindaco stesso. 

Metodi antichi e centralistici per le decisioni, una sorta di “gruppo esclusivo” di persone di riferimento, ridotta propensione/considerazione per l’ascolto diffuso: questo è il ritratto “in corsa” di queste settimane, per come appare a cittadini che anche lo hanno sostenuto.

Insomma, ci ritroviamo con una sorta di “balanzone magico”.

Non va bene, ma si può rimediare, purché si adotti un nuovo “set mentale”, capace al contempo di comprendere ed utilizzare la tecnologia e metterla al servizio di una nuova “comunalità”, basata su cooperazione e scambio effettivo, in maniera flessibile, con istituzioni rinnovate in maniera robusta per operare il cambiamento continuo.

Ma non mi limito ad enunciazioni generali. Provo ad indicare alcuni riferimenti “metodologici” sui quali ci si può orientare per progredire verso la transizione evolutiva. Vediamoli:

1. Creare tempi definiti per le risposte dagli uffici pubblici a cittadini ed imprese – con un obiettivo chiaro di riduzione dei tempi medi attuali 

2. Comunicare ai cittadini e alle imprese secondo un piano articolato e multifunzionale (comunicato esso stesso anticipatamente)

3. Creare piazze tematiche digitali, regolate da facilitatori, sui temi di interesse comune, per ascolto attivo e costante (utilizzando le piattaforme disponibili)

4.Creare e gestire piattaforme di conversione ed educazione professionale tra società del territorio, per tutti gli operatori di tutte le età 

5. Sviluppare la completa interazione digitale tra i vari soggetti operanti sul territorio e a livello tematico sovra territoriale (piano di interoperabilità)

6. Diffondere le scuole dell’innovazione locali multietà a livello metropolitano, guidate dai giovani, su varie tematiche da concordare con imprese e organizzazioni

7. Valorizzare il territorio per turismo sostenibile a livello metropolitano con politiche diffuse, valorizzando ExtraBo

8. Sviluppare concrete attività di economia circolare a livello comunale, con percorsi ad hoc per i cittadini 

9. Sostenere la messa a punto di rinnovati Patti Educativi in ambito scolastico-familiare sui territori

10. Sostenere la costruzione delle comunità educanti come risultato del processo di cui ai punti precedenti, anche tramite il trasferimento generazionale delle esperienze

Applicando queste indicazioni metodologiche e perché no aggiungendone altre (purché sostanzialmente esponenziali), e operando nel rispetto del programma di mandato indicato, si potrà contribuire a cambiare davvero il modo di pensare e agire, requisiti fondamentali per fare di Bologna la “città più progressista d’Europa” (e magari non solo).

Photo credits: Mitko Denev (CC BY-NC 2.0)


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