Gemella Kharkiv, Sorella Ucraina

La città, gemellata con Bologna dal 1966, è diventata il simbolo della violenta aggressione russa in questi primi giorni di guerra. La bomba esplosa in Piazza della Pace rimbomba in tutta Europa mentre la resistenza ha ancora il colore della neve

di Andrea Femia, digital strategist cB


Abbiamo passato gli ultimi anni a chiederci se fosse giusto utilizzare una narrazione bellica per il nostro rapporto con un virus capace di rimettere in discussione tutto ciò che davamo per scontato. Neanche il tempo di vedere la fine di quella vicenda, che quei vocaboli tornano a riempire la nostra quotidianità, senza che il dubbio sul corretto utilizzo possa sfiorare nessuno. Dal 24 febbraio l’Europa è teatro di guerra. 

L’Ucraina è stata invasa dalla Russia ed è corretto mettere subito in chiaro che l’ingresso delle truppe non è arrivato da un momento all’altro. Per mesi, infatti, nell’ambito di un negoziato tra la Russia e le potenze occidentali, più di 100.000 militari russi sono rimasti stanziati al confine con l’Ucraina. 

Più i giorni passavano più quel numero aumentava, più la sensazione di instabilità cresceva. L’occidente, in particolare gli Stati Uniti, ha provato in ogni modo a “spezzare” ogni effetto sorpresa possibile. Già da gennaio, la scelta – una novità importantissima – dell’amministrazione Biden è stata quella di rendere edotto il mondo della possibilità dell’invasione, sulla base delle informazioni dell’intelligence, solitamente riservata alla conoscenza di pochissimi funzionari. La reazione russa è stata, per giorni, quella del sarcasmo.

La data preannunciata per l’attacco era il 16 di febbraio. Quel giorno la tv di Stato derideva (letteralmente) gli statunitensi parlando dell’ennesima fake news; ché nessuno aveva alcuna intenzione di invadere nessuno. Questo per dare il senso del delirante clima che ha anticipato la data effettiva.

Al netto di ogni analisi sulle responsabilità storiche dell’occidente, è giusto mettere in chiaro una cosa che troppo spesso sta passando in secondo piano. Se il tuo modo di trattare è usare centinaia di migliaia di militari per mostrare i muscoli, non ci dovrebbero essere neppure dubbi su chi è che sta sbagliando. 

Per chi ha ancora dubbi dopo l’invasione, mi dispiace dirlo così, ma sfugge a ogni logica di comprensione. 

La narrazione di un occidente che ha sbagliato a portare la Nato (e l’Unione Europea) fino all’estero vicino russo è una narrazione egoriferita, totalmente incapace di fermarsi a ragionare sul perché quegli Stati desiderano svincolarsi dall’egemonia russa. L’idea che siamo noi a sbagliare è un’idea che prevede una nostra superiorità intrinseca tale per cui se l’Ucraina vuole stare con noi, siamo sempre noi a doverle dare il permesso sulla base di cosa ci conviene. 

E se la Russia reagisce male pensiamo alle conseguenze per noi. Abbiamo l’obbligo morale di comprendere che analisi di questo tipo non possono più essere tollerabili nel 2022. 

Che la Realpolitik a tutti i costi è nauseabonda e che dobbiamo guardare con rispetto a uno Stato sovrano che troverebbe più congeniale sposare una visione di Indipendenza reale che non quella di perseguire una sudditanza non gradita nei confronti di un modello di mondo ancorato a dinamiche antiche, come quelle della guerra tra fratelli. E sia ben chiaro, non è un giudizio di valore su cosa è giusto o meno, ma su cosa un popolo vuole, o meno. Nessuno si sognerebbe mai di fare un ragionamento simile sulla Bielorussia, ad esempio. È perfettamente logico che quello Stato miri a una fortissima partnership con la Russia, e ben venga. 

Piazza dell’Indipendenza, a Kharkiv, circa 30 km dal confine russo, con una massiccia presenza di abitanti russofoni, è stata il teatro dell’attacco più spaventoso tra quelli documentati dalle telecamere. 

Un’esplosione violenta, abnorme, che in un istante ha generato un cumulo di macerie inenarrabili. L’obiettivo era il Palazzo del governo regionale. In particolare, secondo plurime fonti, l’uccisione del governatore Oleg Synegubov, responsabile della difesa dell’area.

La Resistenza ucraina, sin dalle prime ore, ha visto proprio nella città gemellata con Bologna – medaglia d’Oro per la Resistenza – uno degli episodi che più di tutti ha contribuito all’idea crescente che resistere è possibile. La foto del corpo esanime di un militare russo, il suo sangue a colorare di rosso la neve, che va e viene. 

Il Presidente Zelensky ha da poco espresso al proprio popolo che la priorità della Nazione è difendere Kiev. Le possibilità che Kharkiv possa continuare a resistere precipitano ogni ora che questo conflitto si protrae nel tempo. La speranza è che le lancette del nefasto si blocchino quanto prima. 

E che Kharkiv resista, ancora.

Photo credits: Afp


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