Enrico Biscaglia: «Il rilancio della città passa dal Terzo Settore»

Il presidente dell’associazione “Bologna Bene Comune”, ex Dg del Comune nel mandato di Giorgio Guazzaloca, guarda al futuro: «Serve un nuovo modello di relazioni tra istituzioni e società civile». A gettare le basi sarà il convegno di sabato 2 aprile, organizzato in occasione della presentazione del libro “Una società di persone?”, opera collettiva coordinata da Tiziano Treu, Franco Bassanini e Giorgio Vittadini. In dialogo con Stefano Bonaccini e Mariastella Gelmini. E con i corpi intermedi

di Lorenzo Benassi Roversi, ufficio stampa Confcooperative


La nozione di bene comune è antica, ma riesce ancora ad aprire orizzonti sul futuro. A che altro può tendere infatti il dialogo tra le forme aggregate che animano la società – istituzioni, sindacati, cooperative, imprese ed enti di terzo settore – se non alla realizzazione di quel compromesso virtuoso che per Tommaso d’Aquino era essenza stessa della legge e condizione per la vita sociale? Enrico Biscaglia, presidente di “Bologna Bene Comune”, risponde a Confcooperative che gli ha chiesto di parlare della città del futuro.

Presidente, cosa si aspetta per la Bologna dei prossimi anni?

È una stagione favorevole quella che si trova a vivere: le risorse in arrivo possono lasciare un’impronta significativa. Siamo dentro a grandi cambiamenti, c’è la necessità di individuare nuove modalità di risposta, nuovi approcci per affrontare i bisogni emergenti. La città è ricca non solo in fatto di Pil, ma soprattutto nelle risorse sociali. Per rilanciarsi è necessario coinvolgerle e maturare una visione condivisa di bene comune.

Cooperative e imprese sociali, organizzazioni di volontariato, enti filantropici, associazioni di promozione sociale: il terzo settore rappresenta bene la ricchezza di risorse della società bolognese. Quanto conterà per il rilancio della città? 

Gli enti di terzo settore intercettano per primi le nuove domande, connesse all’invecchiamento della popolazione, alla denatalità, alla perdita di centralità della famiglia. Si tratta di fronti di intervento prioritari per i prossimi anni. Le soluzioni non potranno che passare attraverso la collaborazione tra istituzioni e organizzazioni della società civile. Chi amministra deve comprendere che solo stimolando e accompagnando il terzo settore si potrà affrontare la complessità dei problemi che abbiamo davanti. 

Da più parti proviene la richiesta di rendere realtà il paradigma di coprogrammazione e coprogettazione individuato dal Codice del Terzo Settore. È auspicabile?

 Si tratta di una nuova modalità, tutta da sperimentare, per innovare la relazione tra istituzioni ed enti di terzo settore. Abbiamo bisogno di condivisione per far funzionare le cose. Non ci si può limitare a rapporti strumentali, tesi allo svolgimento di compiti concreti, il terzo settore deve essere coinvolto anche in termini progettuali. C’è bisogno di una relazione dove si sia tutti protagonisti, nel riconoscimento reciproco dei ruoli e delle responsabilità, in vista di uno scopo.

Bologna Bene Comune promuove l’evento di presentazione del libro “Una società di persone?”, edito da Il Mulino, che tratta di questi temi. Ce ne parli.

È un’opera collettiva, coordinata da Tiziano Treu (Cnel), Franco Bassanini (Astrid), Giorgio Vittadini (Fondazione per la Sussidiarietà). Siamo rimasti colpiti dalla lucidità di analisi dei tanti interventi che compongono l’opera: una riflessione a più voci che si collega al tema del rilancio della vita democratica nel Paese. Il volume comprende un’indagine Ipsos che dà evidenza di una sfiducia preoccupante verso la democrazia da parte del 56% degli italiani. Da questo punto di vista Bologna non sembra diversa dalle altre città, pur avendo alle spalle una storia robusta di partecipazione. In questa prospettiva, politica e corpi intermedi hanno molto da lavorare.

Come si strutturerà l’evento? 

Si terrà sabato 2 aprile dalle 9,30 all’Auditorium di Camplus Bononia in via Sante Vincenzi 49. Nel primo panel prevede la partecipazione di Stefano Bonaccini, presidente di Regione Emilia-Romagna, e di Mariastella Gelmini, ministra per gli affari regionali, in dialogo con Treu e Vittadini. Seguirà il panel dedicato ai rappresentanti dei corpi intermedi. Faremo così incontrare il loro punto di vista con quello dei rappresentanti istituzionali. 

In Emilia-Romagna i rapporti tra istituzioni e corpi intermedi pare funzionare, pensiamo al Patto per il lavoro e per il clima. Si può migliorare?

È un buon punto di partenza. Ora si tratta però di mettere a terra quanto previsto nel patto con le parti sociali, in una situazione non facile, come quella attuale, segnata da due anni di pandemia e dagli effetti del tutto inattesi del conflitto russo-ucraino. C’è bisogno di un impegno eccezionale per fronteggiare le sfide del presente e mettere a terra interventi che rispondano agli obiettivi indicati nel Patto. La collaborazione tra politica e società civile sarà centrale.


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