Le tecnologie stanno entrando sempre più in ogni aspetto della nostra vita e questo da un lato rappresenta una grande opportunità e dall’altro è a tutti gli effetti una delle più grandi sfide attuali, che richiede di mettere al centro le persone per non lasciare indietro nessuno
di Antonella Di Pietro, consigliera comunale
È una questione che appartiene alla sfera dei diritti e della piena cittadinanza digitale. L’ambito riguarda tutte le fasce di età e in particolare la popolazione anziana over 65, che in città comprende 98mila persone. Per questo, in stretto raccordo con Roberta Toschi, presidente della commissione consiliare “Salute, welfare, politiche per le famiglie, la comunità e le fragilità”, e gli assessori Bugani e Rizzo Nervo, ho proposto un’udienza conoscitiva sul divario digitale degli anziani.
Grazie innanzitutto alle sollecitazioni di Gianluigi Bovini – che in un articolo uscito sulla stampa locale a novembre scorso sottolineava le difficoltà che hanno gli anziani a utilizzare spid e fascicolo sanitario elettronico, riportando anche i dati dell’indagine Doxa promossa dal Comune di Bologna nel mandato precedente – in collaborazione con l’associazione Parliamone ora e altre realtà della società civile ci siamo subito adoperati per organizzare un approfondimento in merito. Con il fine di portare alla luce i risultati dell’indagine – che rappresenta la prima ricerca realizzata a livello nazionale sulle capacità di utilizzo delle tecnologie digitali degli over 65 – e conoscere le diverse esperienze volte a colmare il divario digitale. Un’importante occasione di confronto che ha visto il coinvolgimento e l’interesse di tantissime realtà dei settori interessati, da quello pubblico a quello sindacale, al Terzo settore. A conferma di quanto la digitalizzazione, che costituisce anche un obiettivo per lo sviluppo dell’Agenda Onu 2030, sia una priorità da perseguire a livello cittadino, metropolitano e nazionale.
L’udienza conoscitiva da cui siamo partiti ha saputo, grazie al contributo di tutti gli intervenuti, coniugare conoscenza e proposte concrete, avviando anche un percorso di lavoro che ha tutte le potenzialità per inserirsi nell’ambito della coprogrammazione e della coprogettazione. Un ambito su cui la nostra amministrazione sta lavorando per dare vita a un nuovo modello di partecipazione, che oggi rappresenta a tutti gli effetti l’approccio più efficace per affrontare le grandi sfide che ci aspettano.
L’indagine, come ha ribadito anche Bovini, ci dice chiaramente che se da un lato metà della popolazione anziana e riuscita a entrare in questo processo, beneficiandone e apprezzandone i vantaggi con dati che variano a seconda del livello di istruzione, dall’altro c’è ancora un 50% della popolazione anziana (circa 125mila persone nella città metropolitana di Bologna) che ha grandi difficoltà a rapportarsi con la transizione digitale. Ci dice inoltre che il 70% interessa la popolazione femminile, mettendo in luce un problema di genere. Ci offre infine, a partire dall’ascolto realizzato su questo target, suggerimenti utili a elaborare strategie adeguate alle reali necessità espresse.
Rispetto alle esperienze, quanto emerso ci conferma che sono diverse le iniziative del mondo pubblico e della società civile che si stanno mettendo in campo per colmare tale divario. Ad oggi però si tratta di esperienze frammentate e la vera sfida sarà quella di lavorare per metterle a sistema, garantendo una formazione e un accompagnamento “sartoriale” che rispondano alle reali esigenze e ai bisogni che esprimono le persone. Sarà determinante dare vita a un sistema di continuità, monitoraggio e valutazione d’impatto e intervenire per garantire in tutte le aree del contesto metropolitano (e in particolare quelle più interne) connessione, servizi digitali e accompagnamenti adeguati per aiutare le persone con difficoltà di approccio.
Uno dei temi emersi si cui dovremo insistere a livello nazionale è quello della delega, per superare il problema della solitudine: ci sono anziani che possono contare sull’aiuto dei familiari e ci sono anziani soli che non possono contare sull’aiuto degli altri. Per questo la proposta avanzata da Bovini di istituire «persone delegate o amministratori di sostegno digitali garantiti dal pubblico» va assolutamente perseguita. Ma per far sì che si possa realizzare, vanno snellite e semplificate le procedure di delega a livello nazionale.
Dobbiamo anche insistere per creare strumenti più semplici che consentano di accedere e operare con maggiore facilità. Allo stesso tempo il tema dei quartieri e più in generale delle aree a livello cittadino e metropolitano in cui sono più diffuse le fragilità (una particolare attenzione durante il confronto è stata data ai contesti collegati all’edilizia pubblica), insieme ai temi della prossimità, delle infrastrutture presenti – come le Case di Quartiere – e delle risorse da investire saranno gli elementi fondamentali da cui partire per affrontare in maniera adeguata la sfida digitale.
L’idea, proposta dall’assessore Bugani, di un tavolo permanente aperto agli attori interessati, consentirà di creare un punto di connessione tra le esperienze che si mettono in campo e aiuterà a impostare con i settori e la società civile un modello utile a raggiungere gli obiettivi. In questo processo andrà coinvolto anche il settore istruzione, perché se la fascia più interessata è con ogni probabilità quella degli anziani, ci sono ancora tantissimi bambini, ragazzi e famiglie straniere su cui dobbiamo intervenire per garantire loro una piena cittadinanza digitale.