Il Pd e quel bisogno di “svoltare”

La segretaria provinciale Mazzoni è impegnata in un’impresa difficile, che a prima vista sembra quasi impossibile. Ma che riesca a portarla a compimento è interesse di tutto il campo progressista

di Giovanni De Plato, psichiatra e scrittore


Federica Mazzoni, la giovane e coraggiosa segretaria provinciale del maggiore partito del centro-sinistra bolognese, chiama a raccolta tutti gli iscritti e i dirigenti del Pd, auspicando uno sforzo comune delle correnti interne perché lo stato del partito è «grave».

Il tesseramento non dà segni di ripresa, continua ad attestarsi su meno di settemila iscritti, nonostante alcune centinaia di nuove adesioni. Il bilancio della federazione è in rosso e la stessa festa dell’Unità di questa estate non è scontata, pesa ancora il disavanzo di 500mila euro della festa in Fiera del 2018. I costi degli affitti della sede e dei locali dei circoli da versare mensilmente alla Fondazione Duemila, sono ritenuti insostenibili. Di qui la necessità di traslocare entro l’estate in una nuova sede della federazione e di riorganizzare i locali dei circoli.

La stessa campagna elettorale per le amministrative a Budrio viene fatta in economia e senza quello slancio necessario. Non si può perdere per la seconda volta nel difficile tentativo di ritornare al governo di un polo territoriale importante. La seconda recente sconfitta a San Giovanni in Persiceto, l’altro polo della pianura, brucia ancora. Una candidata credibile del centro-sinistra purtroppo non ha avuto l’appoggio politico del Pd locale, se non la deludente passerella dei soliti amministratori o consiglieri regionali che sostenevano incautamente che il vero riferimento metropolitano non è la Città di Bologna ma la Regione Emilia-Romagna.

Ci fermiamo a questo elenco dei problemi per dire che la segretaria Mazzoni è impegnata in un’impresa difficile, che a prima vista sembra quasi impossibile. In questo senso è comprensibile la decisione della segretaria di affidare a dei professionisti esterni una valutazione dello stato del partito, una individuazione delle cause e l’indicazione dei possibili rimedi, con una fotografia il più possibile veritiera e chiara in modo che non ci siano alibi di disimpegno o di critica deresponsabilizzante da parte degli inossidabili dirigenti delle incancrenite correnti, che mirano a bloccare l’esistente e a imporre le proprie bulimiche pretese.

Se il Pd vuole sopravvivere e ritornare a essere un riferimento politico, deve scacciare dal tempio i mercanti delle tessere che da presunti dignitari sono sempre meno riconosciuti come esponenti dignitosi, meritevoli di seguito. Il Pd bolognese può tornare ad attrarre e mobilitare le tante persone dell’area riformista, progressista e democratica bolognese, se Mazzoni saprà tener ferma la barra del rinnovamento. A voler incoraggiare la segretaria nel suo giusto programma di un partito che deve “svoltare”, ci permettiamo di dire che la questione vera da affrontare con decisione e senza compromessi, è quella liberarsi di vecchi e nuovi capi correnti che avvelenano la politica del Pd e del centro-sinistra, compromettendone le possibilità di essere vincenti nelle elezioni politiche e amministrative.

Una riprova saranno le votazioni del 12 giugno nei ventuno comuni della regione, di cui solo quattro superano la soglia dei 15mila abitanti (Piacenza, Parma, Budrio e Riccione) con un eventuale ballottaggio dopo due settimane. Nel capoluogo di Parma il Pd è da alcuni decenni all’opposizione e attualmente sostiene un centro-sinistra largo, dove il candidato è Michele Guerra, delfino del sindaco uscente Pizzarotti ex M5S. Nel capoluogo di Piacenza il Pd sostiene un centro-sinistra, invece, stretto (senza Si,Verdi e M5S) sapendo che sarà difficile strappare la rielezione al sindaco del centrodestra Patrizia Barbieri.

La geometria variabile delle alleanze in regione pone una questione di coerenza e affidabilità che non può essere giocata di volta in volta secondo le convenienze localistiche. Tocca alla segretaria Mazzoni fornire prova di determinazione nella svolta del Pd bolognese, di definire politicamente credibili alleanze di coalizione e di delineare i confini di un campo largo del centro-sinistra, con quel trattino di unione che andrebbe ridotto o superato.


3 pensieri riguardo “Il Pd e quel bisogno di “svoltare”

  1. Critelli e’ molto onorevole Minniti si occupa di armi Maccagnani e’ a Invitalia e via andare

  2. Analisi lucida e condivisibile, con una postilla. E se anche per il Pd fosse oggi valido ciò che nel 1981 Berlinguer disse per il comunismo dell’Est (“E’ la fine della spinta propulsiva”)? In tal caso, più che campi larghi e geometrie variabili, servirebbero (a Bologna più che mai) idee nuove, nuovi obiettivi in grado di ricollegare il Pd a una società che sempre più chiede fatti e non formule. Un piccolo episodio indicativo: pochi giorni fa, a una riunione delle associazioni ambientaliste bolognesi un giovane è intervenuto per dire “il nostro nemico è il Pd”. Il fatto che nessun altro abbia replicato a questo slogan d’antan, è un campanello d’allarme. La sconnessione tra il Pd e la società civile avanza.

  3. Ero presente quando i “regionali” sostenevano il candidato all’elezione di sindaco di San Giovanni in Persiceto dicendo che Bologna non aveva il peso di città metropolitana; solo Milano avrebbe meritato quel ruolo. Quindi, fatte le tare, solo l’intera regione Emilia e Romagna ne avrebbe avuto il titolo. Qualche sera prima, nella stessa campagna elettorale, era venuto il presidente Bonaccini, più o meno con la stessa opinione sulla città metro: venne concionò gli imprenditori e dimenticò di presentare e sostenere la candidata, la sua candidata. Una personalità molto nota a Modena, diciamo in breve “muratoriana” ma il governatore se ne andò nel buio della notte con una dimenticanza metropolitana.
    Come vecchio scarpone del PD di campagna, colgo idee e un fare politico e amministrativo nuovo nel sindaco Lepore; che sicuramente ha colto un nuovo modo di muoversi nell’area vasta che ricalca, da subito, il vescovo Zuppi.
    Come Gianni De Plato, auguro la svolta che può imprimere Federica Mazzoni.
    All’antica, Avanti!

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