Sonia Manaresi (Avis): la solidarietà è dono

Intervista alla presidente provinciale dell’Associazione Volontari Italiani Sangue: «Abbiamo un grande patrimonio di donatori che garantisce l’autosufficienza alla nostra regione, ma la pandemia ha inciso negativamente. Mi rivolgo soprattutto ai giovani e alle donne: donate, c’è tanto bisogno del vostro aiuto: insieme possiamo salvare tante vite umane»

di Barbara Beghelli, giornalista


La solidarietà è dono e Bologna ha un grande cuore. Parola di Sonia Manaresi, neo-presidente provinciale dell’Avis, la prima donna a capo dell’associazione in settant’anni di attività. Una realtà che conta 26.574 soci donatori, 155 soci collaboratori, 652 soci non donatori, per un totale di 27.381 soci iscritti ad Avis Provinciale Bologna che, in tutto, conta 54 sedi.

Come nasce la storia di Sonia Manaresi? Neanche a dirlo, da un banchetto Avis in quel di Imola, sua città natale: lei era poco più che maggiorenne, ovviamente si trovava lì per donare il sangue e in quel frangente ha anche conosciuto il suo futuro marito. Parte integrante dell’associazione da trent’anni, insegnante di scienze naturali al liceo scientifico Alberghetti di Imola, due figli già grandi, spiega l’importanza di questa che potremmo definire senza esagerare una fondamentale “missione civica”.

Lei è donatrice da quando aveva vent’anni: pensa che i giovani d’oggi siano poco attenti all’argomento?

Ma no, sono bravi, sanno che è un’azione importante, è che hanno tante cose da pensare. Trovo che i ragazzi e le ragazze siano molto sensibili ai valori e abbiano un buon rapporto con la partecipazione in Avis.

E le donne?

In realtà donano meno degli uomini: il rapporto è 66% a 33,4%; pertanto le invito a fare di più. Posso dire comunque che per entrambi i generi la fascia d’età più rappresentata è quella che va dai 46 ai 55 anni. Per i soci di sesso maschile, dopo la fascia più rappresentata, si trovano in ordine le fasce d’età 36-45, 56-65, 26-35, 18-25 e infine +65 anni; mentre per i soci di sesso femminile troviamo in ordine le fasce d’età 26-35, 36-45, 18-25, 56-65 e +65 anni. Potremmo quindi dedurre anche che i soci di sesso femminile si interessano prima al tema della donazione, in quanto risulta una platea leggermente più giovane.

Cosa sono i donatori periodici?

Quelli che donano in media due volte l’anno e che di fatto garantiscono l’autosufficienza alla nostra regione, poi ci sono i donatori occasionali, e alla prima donazione dell’anno hanno garantita una serie di esami per mantenere sotto controllo la salute. Per chi non lo sapesse si può anche essere donatori di plasma, che è una componente del sangue e che serve come mezzo di trasporto per il glucosio, i lipidi, gli ormoni, i prodotti del metabolismo e l’ossigeno. Ricordo qui che il potenziale donatore deve rispondere ai criteri di idoneità di qualsiasi donatore di sangue, deve essere un paziente guarito dal Covid-19 almeno da 28 giorni e deve avere più di 18 anni e meno di 65.

Come si colloca l’Emilia-Romagna nel panorama italiano?

Abbiamo un grande patrimonio di donatori che garantisce l’autosufficienza alla nostra regione. Caratteristica che appartiene a diverse regioni de centro-nord.

Avis è anche al passo coi tempi, ci si iscrive e ci si prenota online.

Esatto! E il 14 giugno, la giornata internazionale del donatore, con la sensibilizzazione messa in campo in tutta la città metropolitana, abbiamo avuto migliaia di visite alla pagina del nostro sito e centinaia di iscrizioni online: un trionfo! È stata molto utile, naturalmente abbiamo avuto anche tanti contatti in presenza e coinvolto tantissime persone.

Il biennio pandemico ha portato un calo di attività?

Inutile negarlo, è diminuita del 4,53% e dobbiamo recuperare. L’esposizione al rischio dei contagi non ha aiutato e ha inciso negativamente sul numero delle donazioni.

D’altra parte con l’aumento del fabbisogno di sangue, ad esempio per le operazioni chirurgiche, si rende indispensabile incrementare. Ma in estate il trend è in calo a prescindere, è un dato consolidato.

Dove raccolgono il sangue a Bologna?

Le sacche nella sede della casa dei donatori vicino all’ospedale Maggiore, poi vengono smistate.

Se c’è qualche criticità si distribuisce a chi necessita, azione definita ‘compensazione’. La cultura del dono nacque a Milano e al sud ci sono da sempre realtà molto carenti, perciò in generale il centro-nord elargisce sangue alle regioni del sud.

Il suo appello.

Beh, mi rivolgo soprattutto ai giovani e alle donne: donate, c’è tanto bisogno del vostro aiuto: insieme possiamo salvare tante vite umane.


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