Non serve parlare di Pace ma agire per la Pace

Il 7 agosto scorso, a Tole’ di Vergato, storico luogo di pacata villeggiatura dei bolognesi, ho assistito alla presentazione del libro “La Resistenza a Tole’ di Vergato. Storia di un paese, di una famiglia, di un uomo” dell’autrice Gabriella Sapori. Il testo ripercorre gli avvenimenti occorsi nella piccola frazione durante la Seconda Guerra mondiale, ponendo particolare attenzione alla interazione tra i combattenti per la Resistenza e coloro che erano fedeli al Regime fascista. Alla presenza del Cardinale Matteo Zuppi, del Sindaco Giuseppe Argentieri e dell’assessore all’istruzione Carlo Monaco,  si è parlato di Guerra, Pace, Riconciliazione e Perdono. Praticamente un concerto di Sting nell’atmosfera raccolta di un borgo che conta poco più di 500 abitanti

di Antonella Peloso, dipendente Asl


Alle 20.30, orario previsto di inizio, le sedie bianche della piccola piazza di Tolé, poste ordinatamente una accanto all’altra, sono quasi tutte occupate.  Un’emozionata organizzatrice si avvicina al microfono e annuncia: «Il Cardinale Matteo Zuppi si scusa per il leggero ritardo, ha trovato un po’ di traffico». Mi rendo conto di aver involontariamente immaginato il Cardinale, vestito con una lunga tunica bianca ricamata e copricapo dorato, materializzarsi nell’angusta piazzetta: sentir dire “ha trovato traffico” è spiazzante.  Alle 20.45 il brusio aumenta sensibilmente, il Cardinale è arrivato, è un po’ trafelato, pantaloni neri e camicia grigio scuro, sorride: «È sempre un piacere venire fra queste colline». 

Cammina fra le sedie, quasi mi sfiora passando, si avvicina al tavolo dei “relatori” e si siede tra l’autrice del libro e l’assessore Monaco. Attacca subito: «Ho aderito volentieri alla proposta di partecipare alla presentazione di questo libro, di cui mi ha colpito l’idea centrale sottesa: l’esigenza di una riconciliazione, il superamento del sentimento di odio nei confronti di chi riteniamo diverso da noi, “nemico”. È possibile raggiungere l’obiettivo della riconciliazione ricorrendo allo  strumento  del perdono. Ci troviamo in un clima di contrapposizione esasperata, nel quale gli interlocutori sono criminalizzati, attaccati, aggrediti verbalmente e spesso non solo». 

Per illustrare il senso del gesto del perdono Zuppi rievoca l’abbraccio tra Agnese Moro e Adriana Faranda, e precisa: «Proporre il superamento dell’odio non implica elusione della verità. Il perdono non corrisponde a  “perdonismo”. Il perdono implica sempre un percorso di verità». Siamo arrivati nel 2022 ad una guerra in Europa, dalla quale nessuno di noi è escluso, nessuno di noi può prendere le distanze, sono due popoli fratelli uno contro l’altro. Ma attenzione: nelle guerre la prima vittima è la verità.  Il perdono è ben lontano dal negazionismo, nasce dalla lucida conoscenza e consapevolezza dei fatti storici e non esclude le responsabilità, ma va oltre, riconoscendo all’altro una possibilità appunto di riconciliazione con se stesso e con l’altro da sé. Il Cardinale, in questa piccola piazzetta lontana dal mondo, propone una sfida enorme. 

Un attimo di silenzio, poi intervengono gli altri. 

Il prof. Monaco richiama il tentativo di ricostruzione dell’identità attraverso la ricerca dei fatti storici, riflette su storia e microstoria, gli avvenimenti occorsi in questa piccola borgata sullo sfondo della grande storia della seconda guerra mondiale. La guerra porta disumanizzazione. La divisione manichea in “buoni” e “cattivi” è uno dei più grandi mali della società. Richiama la complessità della verità. Si concede una piccola nota polemica nei confronti di coloro che parlano di Pace senza agire in modo conseguente: «Non serve parlare di Pace ma agire per la Pace». 

L’autrice, nell’intervento conclusivo della serata, descrive l’urgenza che l’ha indotta alla stesura del libro: la riconciliazione con la figura del padre, uomo vicino al regime fascista, e con i partigiani, per i quali ha a lungo provato rancore. Questa necessità esistenziale l’ha spinta a condurre una ricerca storica sui fatti accaduti nel corso della guerra, nel luogo di origine della sua famiglia, un microcosmo  all’interno del quale si era creata come nel resto del Paese una spaccatura verticale tra coloro che, in modi diversi, avevano preso parte alla lotta di Liberazione e coloro che, invece, erano rimasti dalla parte del Regime di Mussolini. Una spaccatura che aveva diviso persone prima vicine, legate da rapporti di parentela o di amicizia. La ricerca ha portato alla luce episodi di solidarietà intercorsi fra appartenenti alle due diverse fazioni: partigiani che tacendone la presenza hanno evitato la fucilazione di “compaesani” fascisti e viceversa. Episodi che hanno poi portato l’autrice a mettere in discussione l’esistenza di una verità unica, a considerare lo sguardo soggettivo sulla realtà.  

Dopo un abbraccio simbolico con la vedova del partigiano Giovanni De Maria, a lungo intervistato sui fatti di Tolè quando ancora era in vita, la prof. Sapori ha voluto concludere con la lettura di una poesia di Giorgio Caproni che sottolinea con la forza simbolica del linguaggio poetico i temi della serata.

RIVELAZIONE 
Mi sono risolto.
Mi sono voltato indietro.
Ho scorto
Uno per uno negli occhi
I miei assassini.
Hanno
tutti quanti - il mio volto.

2 pensieri riguardo “Non serve parlare di Pace ma agire per la Pace

  1. Complimenti per l’articolo.
    Attualizzando l’analisi mi viene da dire che inorridisco quando l’avversario politico viene addidato come pericoloso nemico da osservare con occhi piu’ o meno di tigre.

  2. Inaspettato e bellissimo questo articolo comparso oggi su Cantiere Bologna. Unico neo: il rancore l’ho provato a lungo per i partigiani. Mio padre l’ho sempre amato, anche se a lungo mi sono vergognata della sua scelta fascista. È da questo amore che è nato il bisogno di trovare la verità su di lui e sulla Resistenza a Tole’ e nei paesi limitrofi nel comune di Vergato, Zocca, Savigno, monte san Pietro e Marzabotto.

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