Gli errori (evidenti) dell’Occidente in una calda mattina d’autunno

Piazza Maggiore, piena di stranieri e persone provenienti da ogni parte d’Italia, ha raccolto il grido di chi ritiene ingiusto ciò che accade a Julian Assange. Nelle stesse ore, a pochissimi metri di distanza, la vicesindaca di Bologna ospitava Delsha Osman a Palazzo d’Accursio. Due episodi che, contemporaneamente, ricordano alla nostra civiltà le sue crepe

di Andrea Femia, consulente digitale cB


Ci sono delle mattine in cui la calda ambizione di una città viene allo scoperto in maniera a tratti eccessiva, vogliosa di mezzi tali da incidere sul mondo, pur tenendo conto degli oggettivi limiti del recinto d’influenza.

La piazza, per sua stessa natura, raccoglie le esigenze di chi vive un luogo. Aiuta a esternare preoccupazioni e malumori. Generalmente raccogliersi tra esseri umani vuol dire identificarsi in un qualcosa che tocca direttamente gli interessi dei singoli individui che, uniti, fanno valere la propria prospettiva.

Piazza Maggiore, piena di stranieri e persone provenienti da ogni parte d’Italia, ha raccolto il grido di chi ritiene ingiusto ciò che accade a Julian Assange.

Assange è un giornalista che identifica il senso stesso del termine che descrive la professione. Fate conto che i giornali hanno questo nome perché raccontano, per l’appunto giornalmente, ciò che accade. Descrivono analiticamente i fatti che i singoli individui appartenenti a una comunità (geografica, lavorativa) non possono conoscere se non attraverso la mediazione di chi li ha studiati per loro.

Una delle storie che hanno reso epico il mestiere del giornalista è quella del Watergate, che diede vita a innumerevoli libri e film che presero il nome dall’inchiesta di due giornalisti. Bob Woodward e Carl Bernstein diedero al mondo il senso stesso del mestiere che interpretavano. Portarono a galla quelle verità che riguardavano la guerra in Vietnam, mettendo politicamente in croce il Presidente Nixon e cambiando per sempre la storia della loro professione. E per questo furono considerati eroi, come se l’epica li riguardasse direttamente, come i protagonisti di Omero o di Virgilio.

Assange appartiene alla schiera di chi si è ritrovato a possedere dei documenti molto più importanti di lui. Se sappiamo quello che sappiamo sul modo in cui si sono consumate atrocità che riscrivono i codici comportamentali nelle zone di guerra, lo dobbiamo anche a Wikileaks, che pubblicando quei documenti segreti, hanno reso noto quanto l’Occidente abbia abusato della propria posizione dominante – e invadente – nelle guerre d’Iraq e d’Afghanistan. E non c’è antiatlantismo nel giudizio di ciò che è dato sapere, anzi. Il presupposto è che proprio i documenti venuti fuori da Wikileaks hanno aiutato il popolo occidentale, e i suoi rappresentanti politici, a una maggiore cautela nella gestione dei nuovi conflitti.

Assange rischia l’estradizione che lo costringerebbe alle carceri statunitensi. Per questo in Piazza Maggiore e in altre parti d’Italia, si è parlato della sua condizione, si sono tenuti dei flash mob incentrati su un punto: non esiste la liberta del giornalista se la punizione per una notizia è il carcere.

Nelle stesse ore, Palazzo d’Accursio ospitava Delsha Osman, rivoluzionaria curda del Rojava. È bello vivere in una città nella quale la vicesindaca Emily Clancy fa da oste per l’appuntamento con una causa così rilevante che, purtroppo, l’Occidente ha volutamente scelto di dimenticare, voltandosi dall’altra parte. È bello perché lì dove le persone che impersonificano le istituzioni si schierano dove è oggettivamente giusto, il mondo è migliore.

Delsha Osman rappresenta il tentativo di chi prova a imporre un modello a tutti gli effetti rivoluzionario, che mette al centro il ruolo delle donne, nel nord est siriano. Un luogo che come occidentali abbiamo vissuto con un certo grado di interesse fin tanto che le nostre vicende erano intrecciate con quelle di quel territorio. Sappiamo bene quanto nei recenti sviluppi internazionali l’Occidente abbia completamente abbandonato il popolo curdo, così tanto fondamentale nel resistere all’Isis.

A Bologna, in un caldissimo mattino d’ottobre, il cuore della città raccontava storie che meritano di essere conosciute. Con il supporto delle istituzioni. Con una sensibilità che è quella di chi conosce queste vicende. Con la certezza che sia giusto testimoniarle.

Ed è bello così, anche quando si racconta qualcosa che così bello non è.


2 pensieri riguardo “Gli errori (evidenti) dell’Occidente in una calda mattina d’autunno

  1. E’ vero abbiamo dimenticato il sacrificio di tante donne ed uomini curdi che si sono battuti sul terreno per sconfiggere gli integralisti islamici. Cosa accadrebbe in futuro se dovessimo ritrovarci in Europa un territorio, anche piccolo, nelle mani di una entita’ analoga all’Isis?
    Opporremo uno sterile pacifismo, cosa diversa dall’essere pacifici, oppure chiameremo in soccorso i Curdi?
    Come diceva Oriana Fallaci: Europa sveglia!

  2. Non mi risulta che il comune di Bologna si sia mai espresso a sostegno di J. Assange né dell’iniziativa di ieri.
    Il primo partito di maggioranza (PD), in altre circostanze si è espresso in modo molto ambiguo se non addirittura contro (comune di Torino) il giornalista.

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