Una ragazzina appassionata di lettura e bisognosa di un paio di occhiali, alle prese con i disservizi e le lungaggini burocratiche del nostro sistema sanitario. Una piccola storia di periferia che dovrebbe interrogare le nostre coscienze
di Andrea Benetti, operatore volontario del doposcuola parrocchiale di Santa Maria Annunziata
Barby (nome di fantasia) è una ragazzina che oggi frequenta la terza media. Di origini pachistane, è la più grande di quattro fratellini: ha una sorella più piccola che ha iniziato le medie, un fratellino che frequenta le elementari e ancora un’altra creatura in fasce. Il padre è disoccupato e la madre non parla assolutamente la nostra lingua; è sempre in casa, forse provata da tante maternità travagliate e dalle difficoltà del quotidiano.
Barby, che va a scuola in zona Fossolo, è “arrivata” nel doposcuola parrocchiale di Santa Maria Annunziata l’anno scorso: era stata a lungo ricoverata in ospedale e si temeva per una bocciatura. Perdere un anno, non importa per quale ragione, non è mai bello.
Barby però è una ragazzina volenterosa e spigliata: si è messa a lavorare di buona lena sia a scuola sia al doposcuola, dove ha ricevuto aiuto e incoraggiamento. Le piace molto leggere, si appassiona alle avventure e a cercare le soluzioni dei gialli, mentre fa più fatica a destreggiarsi con l’analisi logica. Tra i banchi ci si è accorti che stringeva gli occhi, che aveva bisogno anche per la vista.
É cominciato così un altro percorso tortuoso e dobbiamo ammettere difficile, gestito dal padre, un poco in giro tra patria e parenti alla ricerca di aiuto, con una non completa padronanza della lingua e dei passaggi della nostra burocrazia.
Al Cup gli appuntamenti erano sempre lontani e più di una volta la visita, finalmente conquistata, era inspiegabilmente rinviata. Anche gli operatori del doposcuola sono intervenuti andando a chiedere comprensione e aiuto. Debbo riconoscere che a certo punto, al limite dello scoramento. abbiamo incontrato la disponibilità del Cup presso la farmacia del Fossolo 2. Intanto rimaneva la promessa con la bimba: pagella bella, occhiali belli. Una certa vanità colpisce anche i giovanissimi. Ma il tempo è passato, l’anno scolastico è finito, è arrivata la pagella, bella, ma non sono arrivati gli occhiali. Mezzo anno scolastico senza soluzione!
E qui la grande domanda, soprattutto per la nostra coscienza: aiutare è difficile, ma la responsabilità è anche dei “poveri” che non sanno “orientarsi” o nelle nostre burocrazie che non sanno ascoltare per aiutare?
È cominciato così un altro anno scolastico, con il solito impegno: gli occhiali per Barby. E finalmente è arrivata la ricetta dell’oculista… si è mossa la Caritas parrocchiale, trovando l’ottico, e alla fine venerdì 28 ottobre Barby è arrivata con gli occhiali. E si stimava, penso davvero che fosse contenta. Tutti le dicevano “come stai bene!”. C’era un poco di festa: occhiali dopo quasi un anno! Un po’ anche tutti gli operatori erano contenti: comunque un risultato ottenuto…
Ma sabato 29, proprio nel tragitto verso il doposcuola, sull’autobus 25, a Barby hanno rubato dallo zaino l’astuccio e gli occhiali non ci sono più. Terribile.
Certo, quella di Barby è una piccola storia di periferia, ma quanti interrogativi dovrebbe porre alle nostre coscienze. Come è difficile la vita per i più deboli!
Vorrei essere di aiuto. Come posso contattarvi?