Germano Sartelli, l’artista imolese che cercò la verità su Ustica

L’esperienza di questo pittore-scultore eccentrico, singolare e grande protagonista dell’arte italiana, vista attraverso una mostra alla Galleria de’ Foscherari, in corso dal 29 ottobre. Diverse opere ricordano la storia del Dc9 abbattuto nel 1980 e hanno accompagnato alcune delle più intense commemorazioni. Riguardandole e “assaporandole” oggi, hanno una straordinaria qualità: non sono soltanto messaggio ma anche stimolo e impegno

di Daria Bonfietti, presidente dell’associazione delle Vittime della strage di Ustica


Bologna ricorda l’esperienza di Germano Sartelli (Imola, 31 gennaio 1925 – Imola, 7 settembre 2014), pittore-scultore eccentrico, singolare e grande protagonista dell’arte italiana del dopoguerra. Lo fa attraverso una mostra alla Galleria de’ Foscherari, in corso dal 29 ottobre al 10 dicembre 2022. 

A me oggi viene da ricordare la sua amicizia e il suo attaccamento, generoso, all’impegno per la verità su Ustica. 

Ho conosciuto Sartelli a metà anni novanta, mi accompagnò al suo studio sulle colline imolesi un grande amico, Pasquale Ribuffo, importantissimo gallerista bolognese. Germano mi voleva conoscere, voleva ascoltare anche dalla mia voce la storia di quella vicenda, la storia di Ustica, che sentiva riproposta in quel periodo sui media, sui giornali, nelle sale cinematografiche. Fu un incontro intenso e pieno di grandi emozioni. Era attento, interessato, partecipe.

Mi sono avvicinata alla sua amicizia sentendo che nei suoi segni, così vitali, ma nello stesso tempo così aggrovigliati e informi, poteva trovare “scrittura” l’impegno civile. Poteva essere una mano amica.

Dopo qualche tempo ci volle donare un’opera, una piccola scultura che aveva modellato ripensando al nostro incontro, riflettendo sulla nostra vicenda. Era il 1997. E usammo la sua opera per i nostri Manifesti proprio per il 17mo anniversario della strage.

Seguirono altre opere alla nostra vicenda dedicate. E oggi mi torna in mente soprattutto la grande tela che nel 2002 fece da sfondo, al Parco della Zucca, allo spettacolo che Marco Paolini riportò a Bologna, Canto per Ustica. Sartelli ripeté anche su tela con lo stesso disegno quest’opera immensa, una delle “parti” che sono onorata di conservare. Fu quella un’operazione d’enorme impatto emotivo: si creò uno scenario immenso che abbracciava e accompagnava Marco Paolini. Voglio ricordare che lo spettacolo su Ustica fu rappresentato in Piazza Santo Stefano in occasione di Bologna capitale della cultura, nel 2000, a vent’anni dalla Strage. Ora si rappresentava nel giardino della Zucca, ancora senza il Museo. 

E allora quello scenario, quello sfondo, la grande opera di Santelli, nella sua complessa indeterminatezza, diventava un impegno, un orizzonte da conquistare: ci nascondeva-indicava una opera da realizzare (il Museo) e un obiettivo da conquistare (la verità).

Ancora nel 2005 ci donò un ‘altra sua opera per i Manifesti che annunciavano un Convegno che tenemmo a Roma titolato Ustica: quando la verità è dignità. Era sempre lieve e attento il segno che accompagnava le sue opere, pieno di forza e bellezza.

Photo credits: Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica

Riguardandole e “assaporandole” oggi, le opere di Germano hanno una straordinaria qualità: non sono soltanto messaggio, sono nello stesso tempo messaggio e stimolo ed impegno. Narrazione e adesione: le sue forme arcaiche e naturali penetrano e rafforzano i sentimenti, sono voci che continuano a richiamare all’impegno.

In copertina: L’opera su tela di Sartelli fa da sfondo allo spettacolo Canto per Ustica di Marco Paolini, 2002. Photo credits: Officina Immagine


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