I nostri Dati “Istab” (Istituto Statistico Totalmente Attendibile di Buonsenso) corrispondono a quelli di altre indagini statistiche e la conclusione è unanime: stiamo ancora a discutere?
di Patrizio Roversi, autore e conduttore televisivo
La dolorosa esperienza della Pandemia ci ha insegnato che tutte le soluzioni tecniche, pratiche, filosofiche risiedono nella Scienza, la Somma Saggezza Burionica (Ssb) che si fa tutte le domande e si dà anche tutte le risposte e può orientare tutte le nostre scelte, da quelle minimali e quotidiane (quale è il modello di mutande più adatto a ognuno di noi) a quelle di più alto profilo: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo e… a che velocità andiamo. Il recente dibattito sui limiti di velocità quindi può facilmente essere risolto con un percorso logico-deduttivo che potrà vaccinarci da ogni possibile errore.
Dunque: una Panda in ordine di marcia pesa circa 1.112 chilogrammi. La famosa equivalenza di Einstein implica però che un corpo in moto abbia una massa maggiore di quando è fermo, tenuto conto che la massa di un corpo alla fine è determinata dall’accelerazione che il corpo stesso riceve sotto l’ azione della forza. La relazione tra la massa e la sua velocità si ricava dalla teoria della relatività. La formula è :
Deduciamo che una collisione a 50 km/h corrisponde alla forza d’impatto di una caduta libera da un’altezza di 10 metri. In sintesi: se ti arriva addosso una Panda a 50 km all’ora equivale a circa 10 tonnellate. Ma esiste anche un’altra Prova Scientifica che potrà illuminarci in merito:
S = D + Sf – F [FF + MM + SS + B1] – (Do x SPR)
Laddove S determina le possibilità di Sopravvivenza, calcolate sommando il quoziente D (distrazione dell’automobilista medio) al gradiente Sf (Sfiga), sottratta la dose di F (Fortuna) ma il tutto parametrato a FF (il Teorema di Freak secondo cui la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo) a cui va aggiunto MM (variabile monopattini impazziti), SS (Strada Scivolosa) e B1 (numero medio di buche stradali). Per completare il calcolo bisogna poi sottrarre Do (Dossi anti-velocità) e SPR (Strisce pedonali rialzate).
Ma, alla fine, il problema che dobbiamo risolvere riguarda “QCV.Ok?”, cioè a Quale Cazzo di Velocità è meglio andare?
Possiamo dedurre innanzitutto che con l’aumento della velocità diminuiscono rapidamente le possibilità di sopravvivenza delle vittime di incidente. Senza contare che il tempo per reagire da parte del conducente diminuisce e la distanza per frenare aumenta.
A questo punto, incredibilmente, i nostri Dati “Istab” (Istituto Statistico Totalmente Attendibile di Buonsenso) corrispondono a quelli di altre indagini statistiche, e che la conclusione è unanime: le possibilità di un pedone di sopravvivere a un impatto con un’auto che procede a 50 km/h vanno dal 15% al 50% dei casi, mentre se la velocità scende a 30 km/h le chance di sopravvivenza salgono al 90/95%. E stiamo ancora a discutere?
Photo credits: Victtoria Fernandes
Non fa una piega. Estendendo il ragionamento ai bus e, dove esistono, ai tram, che hanno una massa decisamente superiore alla Panda, dobbiamo dedurre che per questi mezzi la risposta a “QCV.Ok?” è 5/km h. Senza ancora tener conto della massa di un corpo determinata dall’accelerazione che il ciclista riceve schiantandosi di sera contromano e senza luci contro un bus fermo o di un pedone con cuffie nelle orecchie e sguardo sullo smartphone che si stampa contro il palo di un semaforo. Forse, oltre alle giustissime azioni tendenti a disciplinare gli automobilisti, bisognerebbe agire per disciplinare pedoni e ciclisti (non tutti ma tantissimi), così da evitare comportamenti pericolosi per se e (ciclisti e monopattinisti) per gli altri e convincerli che non sono depositari di tutti i diritti e nessun dovere.
Sarebbero allusioni ridicole, ma, siccome c’è di mezzo la vita di nostri concittadini, più che ridicole le trovo offensive.
Quanti pedoni morti scontrandosi contro un semaforo risultano nelle statistiche?
Quanti ciclisti morti schiantandosi contro autobus fermi risultano nalle statistiche?
Ecco.
Dai su. Non è possibile che ogni questione seria debba essere ridotta a una baggianata.
Nessun intento offensivo o ridicolizzante da parte mia, tant’e’ che ho espressamente parlato di “giustissime azioni tendenti a disciplinare gli automobilisti”, né di ridurre a baggianata una questione seria come la vita delle persone. Ma non possiamo nemmeno pensare che gli automobilisti siano i colpevoli assoluti e che pedoni e ciclisti siano le vittime in assoluto. Ciclisti in contromano finiti non contro bus fermi, ma contro auto in movimento che andavano per la loro strada e se li sono visti davanti all’improvviso, sono casi reali e molti. Come molti sono i casi di pedoni che “azzardano” coscientemente l’attraversamento col rosso o nel mezzo del traffico quando avrebbero un semaforo o le strisce a 40-50 metri. E purtroppo questi comportamenti portano non di rado a incidenti anche gravissimi. E queste non sono baggianate. Come non sono baggianate le biciclette (e i monopattini) che regolarmente sfrecciano veloci a pochi centimetri da anziani e da bambini nelle aree pedonali (vivo in una di queste) o sotto i portici, causando investimenti e mandando all’ospedale i pedoni con fratture varie (ne conosco almeno due). Per questo, trovo giustissimo porre limiti alle auto e riportare alla disciplina gli automobilisti scorretti, a tutela della vita e dell’incolumità delle parti “deboli” (pedoni e ciclisti).
Ma trovo sia altrettanto giusto e necessario agire per disciplinare anche pedoni, ciclisti e “monopattinisti” che troppo spesso dimenticano anch’essi le regole del codice della strada e del buonsenso forse pensando che per loro non si applichino o lo siano in maniera più “leggera”.
Mi sembra che Paolo abbia centrato il problema. L’obiettivo di ridurre gli incidenti mortali è condiviso. Bisogna però uscire da una posizione manichea e trovare un equilibrio. Partire da “tutta colpa delle auto” è troppo semplice per un problema complesso. Ad esempio come sono state messe giù alcune “piste ciclabili” penso abbia solo alzato il rischio; le piste ciclabili se ci sono devono avere la giusta dignità – sedi opportune intendo – come in alcune città europee (visto che per il 30kmh ci si vuole confrontare con Bruxelles…). Patrizio come sempre ci apre al sorriso, e ci fa riflettere, ma lui abitante del centro centro non credo debba andare ogni giorno al lavoro in qualche punto del nostro hinterland.
Bravo Patrizio, non sapevo che fossi così competente anche in fisica. Certo, a 30 KM/h le chances di sopravvivenza di coloro che non hanno una corazza protettiva (pedoni, ciclisti ecc.) aumenta esponenzialmente. Ma non c’é solo il rischio stradale; al calare della velocità, diminuiscono anche le emissioni inquinanti e climalteranti nonché di quelle acustiche (del rumore non parla nessuna, per quanto produca danni significativi alla salute umana). Tutto ciò é mera fisica e mero buon senso, come dici giustamente. Peccato che tutto – produttori di veicoli, pubblicità, gare di F1 e moto- inciti alla velocità. a questo punto una domanda stupida: se il limite max. di velocità in Italia e in quasi tutta Europa é 130 (anche 110 o 120), perché produciamo veicoli capaci di velocità ampiamente superiori? Ops, che non mi senta Bomaccini, che difende le emissioni delle supercar emiliane, ovvero quelle dei supericchi.
I cretini sono cretini, a piedi, in monopattino, in bici, in auto, in suv…
La differenza è che se un cretino ti investe in bici contromano probabilmente potrai raccontarlo, se è in auto forse no. Non è una differenza da poco.
Poi sarebbe ora di esigere il rispetto delle regole da parte di tutti, ma questa è pura utopia
Pinuccia
Si, lo so bene, ma è proprio per togliere ogni alibi ai cretini in auto e in SUV che vorrei che il rispetto delle regole venisse imposto anche ai cretini a piedi, in bici e in monopattino. Non si possono avere due pesi e due misure. È un’utopia fino a quando non si prova a sanzionare anche loro. La nostra comune amica M.L. con quasi un anno di stampelle, ne è la prova.