Nel derby emiliano tra Bonaccini e Schlein, Gianni Cuperlo non si schiera. Eppure le questioni poste dalla sua mozione congressuale restano sul tavolo, e lo faranno anche dopo le Primarie. Chiunque vinca, non potrà non tenerne conto
di Aldo Bacchiocchi, già dirigente politico
Per gli emiliano-romagnoli e per i bolognesi si può dire che domenica 26 febbraio si giocherà in casa. Perciò si potrebbe pensare che problemi non ce ne sono, chiunque vinca. Ma non è così. Lo dice con forza Gianni Cuperlo, che non è in lizza ma ha “diritto di tribuna” sulla base del regolamento congressuale.
Cuperlo non dà indicazioni di voto. Si ritira sull’Aventino? Assolutamente no. Si tratta invece di gettare la mente e il cuore oltre l’ostacolo per segnalare che le Primarie, strumento discutibile per selezionare le classi dirigenti, rischiano di essere una conta sui nomi e, da noi, possono facilitare una chiusura “emiliano-romagnola” nella considerazione di un partito, il Pd, che dovrebbe essere un partito nazionale. Evitando perciò di appiattirsi sui nomi Cuperlo, partendo con realismo dal rischio di irrilevanza dell’attuale Pd, pone la questione di misurarsi a livello di cultura politica e di proposta per il Paese con le questioni enormi che fino ad ora questo Pd non ha saputo affrontare. Tant’è che Giorgia Meloni, pur tra tante contraddizioni, ha assunto un ruolo dominante che a breve non dovrebbe incrinarsi.
C’è un grande lavoro da compiere, in modo corale, per ridare alla politica quella dimensione alta che si è smarrita. C’è da “rieducare” al confronto ideale e alla analisi della realtà i circoli del Pd, di un partito che è diventato comitato elettorale e che è del tutto subalterno alle istituzioni.Chi non è nelle istituzioni non esiste. Questa è la cruda verità.
Si tratta perciò, dopo queste Primarie, di riuscire a prendere atto che questo Pd, che pur è fondamentale per una credibile alternativa alla destra ora dominante, va rianimato andando oltre le catene di un correntismo privo di idealità.
Ci attende una stagione – pur nei cambiamenti profondi che segnano, anche in positivo, la realtà odierna – che per analogia dovrebbe essere come quella stagione di fervore intellettuale che percorse il dopoguerra antifascista del nostro Paese, uscito distrutto da una guerra perduta. Oggi incombe la guerra e il rischio della deriva “nucleare” è presente. È necessario alzare lo sguardo e rilanciare, tra l’altro, come priorità la lotta per la pace e per una nuova coesistenza pacifica. Non dando indicazioni di voto la mozione di Gianni Cuperlo guarda e invita a guardare al dopo; e ci sarà con slancio, per contribuire a far sì che questo Pd esca dal guado e sappia risalire la china. Ce lo chiede il tempo terribile nel quale ci è dato vivere.
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“C’è da “rieducare” al confronto ideale…” questa frase di Aldo Bacchiocchi che copio dal suo articolo è quanto mai attuale. Confronto di idee. E, ampliandone il perimetro, va estesa all’intero mondo politico, da destra a sinistra passando per il centro, perché da troppi anni ormai si ha la sensazione che i politici anziché confrontarsi sulle idee da mettere in campo nell’interesse dei Cittadini, si confrontino, sia tra di loro che al loro stesso interno, solo per denigrarsi reciprocamente, con ben poco costrutto.
La fase costituente non c’è mai stata (si legga Floridia oggi sul manifesto). Il partito doveva discutere di una linea, cioè darsi un’identità, valori, obiettivi, a quali classi sociali si rivolge. Non c’è stato niente di tutto questo. Si è parlato di politiche, non di politica. Non c’è stata una elaborazione profonda, come doveva esserci. Un congresso doveva essere questo. Tra l’altro, se vince Schlein, avrà la maggioranza del partito che ha votato per l’altro. Con il corpo di funzionari e amministratori forgiato nella logica del precedente Pd che dalla fondazione non ha mai vinto un elezione e ha solo perso elettori. Un’occasione persa, anche per il paese.
Allora ‘ che fare:?