Un portafogli restituito addolcisce il mondo

Nell’era degli sguardi in cagnesco quando non dell’odio diventa una notizia il fatto che qualcuno, senza nemmeno farsi riconoscere, per puro senso civico, raccoglie da terra quell’oggetto che contiene soldi ma soprattutto storie di vita, ferma una “volante” della Polizia e lo consegna agli agenti che lo portano intonso in Questura. È successo a Bologna nel giorno della felicità: sicuramente quella del fortunato cronista passato dal panico alla gioia grazie a un gesto di solidarietà umana

di Giampiero Moscato, direttore cB


La notizia è quella cosa che, per la sua originalità, la curiosità che suscita, l’interesse pubblico che riveste è meritevole di essere pubblicata. Di solito questi criteri sono molto più forti se il fatto è brutto. I giornali sono pieni di brutte notizie, infatti. L’informazione è ansiogena, è l’accusa che viene fatta da molta gente. Premesso che purtroppo è la vita a essere motivo d’ansia, capita a volte di imbattersi in eventi in cui si riaccende la fiducia nell’umanità. Quando l’onestà diventa quell’esempio di pubblico interesse anche il cronista è felice di raccontarlo. È capitato a me il 20 marzo e approfitto di questo spazio in cui lavoro per condividere una bella storia di cittadinanza.

Verso le quattro del pomeriggio mi sono accorto di avere perso il portafogli: un momento di angoscia tremenda, un attacco di panico. All’interno c’erano sessanta euro (sapevo la cifra esatta perché avevo controllato se avessi bisogno di fare un prelievo) ma soprattutto due carte di credito, una carta di debito, il tesserino dell’ordine dei giornalisti, la carta d’identità elettronica, la tessera sanitaria, la patente e un’altra decina di cose importanti per la mia vita, tra cui ricordi di un passato che non tornerà più. Quel portafogli, fra l’altro, era appartenuto al nonno dei miei figli: c’era qualcosa in quell’oggetto che andava oltre la sfera dell’utilità. In un portafogli c’è una parte della vita, ho pensato con tristezza. L’ansia (di cui invecchiando soffro sempre più) è cresciuta a dismisura quando ho pensato a quante azioni avrei dovuto svolgere per ripristinare tutto quello che avevo perduto.

Ho fatto un appello su Facebook (ricevendo tantissima solidarietà e anche qualche simpatico sfottò) sperando in un colpo di fortuna: magari qualcuno lo aveva ritrovato.

Avevo due appuntamenti di lavoro e tra l’uno e l’altro ho bloccato le carte bancarie e percorso a ritroso il tratto di strada in cui potevo aver perso quel ben di Dio. Niente da fare, ovviamente. Ho fatto quello che dovevo fare e, verso sera, sono andato a fare denuncia, per poter essere in regola con la guida senza la patente in tasca, soprattutto. Volevo evitare la Questura, perché so che di solito è molto affollata. Sono andato prima alla Stazione dei carabinieri di Porta Lame, chiusa al pubblico a quell’ora, e al Commissariato San Francesco. Idem. Mi sono allora deciso di andare in via degli Agresti, in Questura. In sala d’aspetto non c’era nessuno. Un agente, con gentilezza, si è avvicinato e, quasi scusandosi, mi ha detto che avrei dovuto attendere un po’, perché stava ricevendo una denuncia di un altro cittadino. 

Dopo una decina di minuti mi ha accolto. Ho spiegato brevemente il fatto, ho detto cosa c’era dentro il portafogli, compresi i sessanta euro. E mentre raccontavo ho chiesto: «Scusi, ma digitalmente lei può verificare se per caso qualcuno ha segnalato il ritrovamento?». «Digitalmente no, purtroppo. Posso vedere se qualcuno lo ha portato qui. Ecco, in effetti oggi pomeriggio un portafogli è stato ritrovato e contiene giusto sessanta euro. Lei è Giampiero Moscato?».

Ecco, immaginate le campane a festa che si sono scatenate nel cervello e nel cuore. La gioia che si prova quando si comprende di avere avuto una botta di lato B sensazionale è già di per sé fantasmagorica. Ma è l’aspetto sociale della vicenda che ha reso felicissima la serata che concludeva il giorno dedicato alla felicità. Una persona, non so di quale sesso, orientamento religioso o politico, cittadinanza o altro (non mi è stato riferito), lo aveva ritrovato dove ero ripartito con lo scooter. Senza nemmeno aprirlo ha visto sopraggiungere una Volante della Polizia, l’ha fermata, ha consegnato il “bentolto” agli agenti, i quali sono andati all’Ufficio denunce per consegnarlo, facendo un processo verbale per documentare quello che vi era all’interno. Vi era tutto. Proprio tutto. Con qualcosa in più: un atto di solidarietà e di servizio che riconciliano con la vita, nell’era degli sguardi in cagnesco, dell’ostilità palese quando non dell’odio verso qualunque cosa si muova.

Una notizia, insomma. Stamattina ho scritto al questore Isabella Fusiello per ringraziare il suo personale e esprimere riconoscenza. E scrivo queste righe per fare sapere a quella persona che le voglio bene.


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