di Beppe Giulietti, giornalista, sindacalista
Sono cresciuto ascoltando prima, dalla voce di mio padre, e leggendo poi le vostre lettere. Mi hanno sempre colpito per l’assenza di retorica, per la fiducia nel futuro, per l’orgoglio di morire per liberare la Patria, in questo caso davvero con la maiuscola, dai nazifascisti.
Se oggi possiamo ancora riunirci liberamente, dissentire, scendere in piazza, festeggiare il 25 aprile, lo dobbiamo a voi e a chi ha sacrificato la vita per cacciare i traditori e per conquistare una Costituzione antifascista, antirazzista, solidale.
Valori che, ora più che mai, non sono affatto scontati.
Sarebbe il caso di chiedervi scusa, perché non manca chi finge di non vedere, di non sentire, di non sapere, esattamente come molti italiani finsero di non vedere, di non sapere, di non sentire, prima e durante gli anni della dittatura, dell’assassinio di Giacomo Matteotti, delle morti violente, tra gli altri, dei fratelli Rosselli, di Antonio Gramsci, di don Minzoni, di Piero Gobetti, di Giovanni Amendola. Per non parlare di quelle odiose leggi razziali volute personalmente da Benito Mussolini
Ci auguriamo che tutte e tutti voi siate davvero in un luogo “santo” e protetto dalle molestie terrene, in modo tale che vi siano risparmiati gli oltraggi di questi mesi.
Sulla terra italiana non manca un presidente del Senato che ostenta i busti del Duce, il medesimo ha voluto spiegare che a via Rasella i partigiani avrebbero colpito anziani suonatori in gita a Roma. Per carità, non riferitelo ai martiri delle Fosse Ardeatine e a chi non è più tornato dai campi di concentramento.
La Presidente del Consiglio indica tra i suoi maestri quel Giorgio Almirante che ha firmato le leggi razziali e i bandi per il rastrellamento e la fucilazione di partigiane di partigiani. Un sottosegretario ama travestirsi, per il Carnevale dice lui, da ufficiale nazista. Sì, avete capito bene: da ufficiale nazista, esattamente come quel Kesselring, al quale Piero Calamandrei voleva dedicare un monumento costruito dagli italiani, ma con le pietre scelte da chi lo aveva cacciato.
Nel frattempo siamo diventati l’unico Paese europeo nel quale una donna di 92 anni che porta ancora i segni della reclusione in un lager nazista, Liliana Segre, è costretta ad una “vita sotto scorta” perché minacciata e insultata dai fascisti di oggi, eredi dei vostri assassini.
Come se non bastasse siamo anche l’unico Paese europeo nel quale un cronista, Paolo Berizzi, vive, anche lui, “sotto scorta” perché gli squadristi lo odiano per il suo infaticabile e rigoroso lavoro di documentazione e di denuncia.
Eppure la Costituzione vieta in modo esplicito la ricostituzione di formazioni di ispirazione fascista.
Forse a distanza di tanti anni dal vostro sacrificio sarà il caso di “onorarvi” applicando davvero la Costituzione e mettendo definitivamente al bando chi, ancora oggi, oltraggia la vostra memoria e vorrebbe spiantare la matrice antifascista. Sarà sempre troppo tardi e, anche per questo, vi diciamo grazie per averci restituito la libertà di parola e di pensiero. E vi chiediamo scusa per non averla saputa difendere con la necessaria durezza e intransigenza.