di Matteo Fantuzzi, poeta
Esce dal bosco e viene braccato, oppure
lo portano con una scusa via dal cortile di casa, oppure viene scoperto in un rovo. Una scarica di mitraglietta e sbatte il volto per terra.
Non si muove. Tu sapevi chi era?
Era il medico, era un garzone a bottega, era il nuovo barbiere. Era un giovane che aveva appena finito gli studi: diceva che voleva partire per un punto qualsiasi nella carta geografica.
E lo indicava ogni volta diverso.
Ma Mario, il dottor Capuani, come già suo padre aiutava ogni donna e ogni figlio alle pendici dei monti nella sua Torricella e mal sopportava i fascisti, ed è per questo che Teramo è stata la prima che è insorta nell'intera regione - grazie a lui - tra le colline olivastre di Bosco Martese: strenua e sfrontata provincia, la prima a combattere e l'ultima a tornare libera nel centro Italia.
Tutt'attorno è stata soltanto per mesi una lunghissima lista di assedi e imboscate, di improvvisati episodi, di quattordicenni, e soldati stranieri, e operai, contadini combattivi e indignati, fino all'ultimo giorno della Liberazione il 13 Giugno del '44 dove dal Santuario le Wehrmacht ne trucidarono otto, quasi solo ragazzi.
Siete ragazzi anche voi che attraversate la strada dal parcheggio dove è posata la lapide che spezza lo sguardo tra le infinite colline per arrivare alle scuole, mentre passiamo stanchissimi tra sassi e radure senza nessuno a inseguirci, senza il destino a braccarci.
[[ Nell’ultimo giorno prima della liberazione della città Bruno Chiavone, Antonio Cipro, Antonio Di Bernardo, Mauro D’Intino, Carlo Durante, Luigi Marcozzi, Amedeo Parabella e Aldo Quarchioni furono uccisi dai nazifascisti nei pressi del Santuario della Madonna delle Grazie a Teramo. Buona parte di loro aveva tra i 15 e i 16 anni. Il dottor Mario Capuani fu l’ispiratore della battaglia di Bosco Martese, la prima in campo aperto tra partigiani e soldati tedeschi nel settembre del 1943. ]]